[Recensione] IL DESTINO HA ALI DI CARTA - Tor Udall - Garzanti


Buongiorno Sognalettori!
Il libro di cui vi parlo oggi è un libro con un titolo ed una cover davvero affascinanti: si tratta di “Il destino ha ali di carta”, un’opera della scrittrice britannica Tor Udall, pubblicato in Italia dalla casa editrice Garzanti.
L’autrice, dopo aver concluso i suoi studi in teatro e cinema, ha fondato una compagnia di teatro-danza ed ha lavorato come regista, sceneggiatrice e performer. Questo è il suo romanzo d’esordio, un libro che ha riscosso parecchia attenzione alla Fiera di Francoforte e conteso tra editori di tutto il mondo.


IL ROMANZO


Titolo: Il destino ha ali di carta
Autrice: Tor Udall
Editore: Garzanti
Data di uscita: 13 settembre 2018
Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 314


Come ogni giorno, la giovane Chloe è seduta in riva al lago circondata da alberi secolari. Qui, al sicuro nel silenzio dei Kew Gardens, il più grande giardino botanico di Londra, Chloe si dedica all'arte degli origami con cui cerca di dare voce a quello che non riesce a dire. Fare origami è l'unico modo per sentirsi protetta da una colpa segreta che non riesce a lasciar andare. Come lei, anche Jonah ha scelto i Kew Gardens per allontanarsi dal caos e rimettere insieme i pezzi di un'esistenza su cui sente di non avere più il controllo. I due ragazzi sembrano non avere nulla in comune, se non di essere anime solitarie e alla deriva. Eppure l'anziano Harry Barclay, il custode dei giardini che li osserva ogni giorno, sa che non è così. Sono mesi che la sua vita scorre secondo un antico rituale: assistere al mutare delle stagioni, preservare le piante più deboli, rispondere alle domande strambe della piccola Milly, la bambina appassionata di fiori rari che gli fa compagnia. Ma soprattutto sono mesi che Harry aspetta. Aspetta che quella promessa che il giardino custodisce possa finalmente essere realizzata. Sa che Chloe e Jonah sono quelli giusti per svelare un segreto lontano. Per raccontare di un amore che supera i confini del tempo. Solo allora loro quattro saranno liberi. Solo allora, proprio come gli origami di Chloe, potranno dare nuova forma alle loro ali fragili e volare in alto per riconquistarsi il loro posto nel mondo.


Dopo aver letto “Il destino ha ali di carta” mi risulta un po’ complicato cercare di descrivere adeguatamente l’esatta tipologia di cui fa parte questo libro, come complicato è il libro di cui vi sto per parlare: narrativa straniera moderna, ma al contempo è introspettivo e riflessivo, uno di quei testi dove non solo i personaggi e la trama vagano nel flusso di ricordi e di esperienze di vita, ma anche l’autrice assieme a loro.

Mi spiego meglio.
Ci troviamo nei “Royal Botanic Gardens”, più noti come “Kew Gardens” (un esteso complesso di giardini collocati tra Richmond upon Thames e Kew): si tratta del giardino botanico più grande di Londra, e comprende una vasta superficie di circa 130 ettari.
La varietà di flora e fauna curata con enorme attenzione all'interno di questi giardini è estremamente vasta e rinomata, e in alcuni casi anche in via di estinzione, ed è molto importante anche per i protagonisti di questo libro… Per tale motivo la maggior parte della storia si svolge fra i sentieri e le panchine commemorative, lungo le sponde del lago e tra i colori, i profumi e la variegata gamma di piante e fiori qui contenuti.

Ho letto questo libro su suggerimento di Sara (la nostra Sara fondatrice del blog) e ammetto di essere stata subito attirata dal titolo e dalla copertina, proprio perché ho sempre trovato interessante e speciale la minuziosa attenzione che viene riservata all'arte di piegare la carta, chiamata origami.
L’arte degli origami si può considerare anche come una sorta di meditazione: nel piegare accuratamente la carta, la mente si ferma, si rilassa e si astrae attraverso la ripetizione dei movimenti. Akira Yoshizawa, il più grande maestro dell’origami moderno, insisteva che i suoi studenti piegassero i loro origami nell'aria, senza una superficie come supporto, basandosi solo sulla bravura delle loro mani, proprio perché l’arte dell’origami richiede enorme pazienza e precisione.
«Ogni pagina misura venti centimetri quadri ed è decorata con elaborati motivi giapponesi. Ne sceglie una con alcuni fiori dal profilo d'oro su uno sfondo color pesca e smeraldo, e poi torna a guardare verso l'airone in posa tra i giunchi. Ne calcola le proporzioni in modo che l'uccello ripiegato possa stare in piedi e riesca a sostenere il peso delle proprie ali.»
Nonostante il titolo però, leggendo questo tomo ho scoperto che gli origami non sono i principali protagonisti della storia. Ci sono invece Jonah Wilson (sulla quarantina d’anni) uomo alto con spalle larghe, attualmente insegnante di musica e sua moglie Audrey (36 anni) capelli rossi, una fessura tra gli incisivi, abile con le lingue straniere. C’è Harry Barclay (ha all'incirca una cinquantina d’anni) che è il giardiniere ai Kew Gardens ed ha una enorme passione per tutta la flora che cura, c’è la giovane Chloe Adams (sulla trentina) dal passato misterioso e una grande propensione per l’arte, in particolare per il disegno e soprattutto per l’origami, e la piccola Milly (una bimba molto curiosa di soli 8 anni) che ha sempre molta voglia di imparare tutto quel che Harry le può insegnare, e non esita a sporcarsi di fango mentre pianta qualche seme, né le dispiace raccogliere la spazzatura lasciata in giro dagli innumerevoli visitatori dei giardini.
«Quando Milly si nasconde dietro l'abete del Canada, riesce a vederli chiaramente: sono uccellini di carta. Hanno il collo fiero, la punta delle ali delicatamente inarcata. »
Tutti questi personaggi sono soli in maniera differente e strettamente legati ai Kew Gardens perché è lì che trascorrono molto del loro tempo, è lì che notano il mutare delle sfumature e delle stagioni, ma soprattutto un po’ per caso o per destino si vedono e si incrociano giorno dopo giorno, conoscendosi un po’ alla volta e intrecciando i loro trascorsi. Ciascuno di loro ha alle spalle una storia complicata che comprende momenti molto difficili e dolorosi, angosce, rimpianti e tante lacrime. Pur con personalità e comportamenti così diversi, le loro vite ruotano attorno ai giardini e si intrecciano e talvolta si amalgamano, seppur con complicazioni e alcune difficoltà.
«Tutti sono stanchi, malgrado cerchino di sorridere; eppure non stanno realmente sorridendo. Si tratta più di un leggero incresparsi degli angoli della bocca. A Harry ricorda il dolore invisibile di un taglio con la carta; quel giorno la gente indossa sorrisi tagliati con la carta.»
Non sono sicura di aver compreso interamente il messaggio che voleva trasmettere l’autrice ai suoi lettori perché, a mio modestissimo parere, ha utilizzato uno stile alquanto insolito per narrare il suo libro: da un lato ha variato molto nelle descrizioni del paesaggio faunistico e floreale in maniera così particolareggiata da farmi immaginare i paesaggi come se li vedessi dipinti, sentissi i “rumori della quiete della natura” e potessi osservare i colori cangianti delle foglie, dei fiori e degli uccelli che compaiono tra una scena e l’altra, quasi fossero parte integrante di meravigliosi quadri impressionisti o fotografie di tipica natura inglese.
D’altro canto la narrazione dei personaggi e delle loro storie non è altrettanto particolareggiata: i personaggi si delineano in modo molto meno chiaro, quasi offuscati dal flusso continuo e un po’ caotico di pensieri e ricordi, sia di ogni singolo personaggio che mischiati tra loro. In taluni punti ho faticato a capire a chi appartenesse una determinata frase e sono stata costretta a rileggere alcuni passaggi, dove più personaggi assieme erano partecipi della scena, ma allo stesso tempo esclusi dalla narrazione in flashback di uno singolo.
Sicuramente trapela in maniera evidente e quasi viscerale la connessione che avviene tra i protagonisti: forse si identificano l’uno nel dolore dell’altro, sopravvissuti in un mondo sgualcito e sciupato, dove spiccano e si alternano in un turbinio vorticoso scene piccanti, tristi, inquiete, tormentate, condite da sequenze di chiari e scuri, di luci e ombre, di alcuni istanti semi-confortanti ed altri in balia dell’amaro “accontentarsi”.


La narrazione che mi coinvolge e mi cattura completamente tra le pagine di un libro è quella che mi fa perdere la cognizione del tempo reale, mi fa sognare ad occhi aperti e mi fa divorare capitolo dopo capitolo… ma, nel caso di questo libro, ahimè non è stato così. Le scene descrittive dell’ambientazione mi hanno incuriosita, quelle delle vicende dei personaggi invece mi hanno talvolta confusa e altre volte leggermente annoiata, protraendosi forse troppo a lungo con vari giri di parole e troppi flashback non apertamente dichiarati come tali.
Senza dubbio ci sarà chi ha un parere differente dal mio dopo aver letto questo libro, tuttavia “Il destino ha ali di carta” non è stato in grado di soddisfare le mie aspettative (magari troppo alte causate dalla bellissima copertina e dal titolo accattivante) che però non si sono rivelate come mi ero aspettata leggendo la sinossi del libro.
Può darsi che sia io a non essere avvezza a siffatto tipo di scrittura, o magari non mi ci sono immersa con l’adeguato spirito ad ampie vedute, ciononostante mi è dispiaciuto un po’ non essermi gustata appieno una storia sulla quale puntavo, storia che, secondo me, si è rivelata totalmente differente da come me l’ero immaginata.

Mi auguro comunque che voi lettori abbiate voglia di parlarmi di cosa ne pensate voi dopo la lettura del libro della Udall e che vogliate lasciare un commento qui sotto al post, grazie. Sono pronta a qualsiasi confronto, purché sia costruttivo. 😉


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