[RECENSIONE] L'ISOLA DI ALTROVE - KAREN KÖHLER - GUANDA


Buongiorno Sognalettori,
oggi vi parlo di "L'isola di Altrove" di Karen Köhler, pubblicato da Guanda.

Karen Köhler ha studiato recitazione e ha lavorato in teatro per dodici anni. Oggi vive ad Amburgo e si dedica alla scrittura di testi teatrali e di narrativa.
Nel 2014 ha pubblicato una raccolta di racconti. L’Isola di Altrove è il suo primo romanzo.


IL ROMANZO


Titolo: L'isola di Altrove
Autore: Karen Köhler
Data di uscita: 15 Ottobre 2020
Genere: Narrativa straniera contemporanea
Pagine: 468


La ragazza non sa nulla di sé, non ha nemmeno un nome. Orfana dalla nascita, vive da reietta nel Bel Villaggio, unico centro abitato di un’isola bruciata dal sole. Una volta al mese sull’isola attracca una nave carica di merci che viene da lontano, da un Altrove che nessuno ha mai visto, dove è possibile forse condurre una vita diversa, più spregiudicata e libera. Perché il villaggio, nella sua abbacinante bellezza, è arcaico, spietato, dominato dagli uomini e dalle loro leggi, che impongono alle donne ignoranza, solitudine, sottomissione. Da sempre. Ma non per sempre, forse, non per tutte: perché il calore dell’amicizia, la sete di conoscenza, le ore passate in segreto a imparare a leggere e a nuotare, il dono inatteso dell’amore accendono nella ragazza sogni e speranze che non è più possibile reprimere, costi quello che costi. Alina – così l’ha chiamata il suo amato – si accinge allora alla fuga, intonando per sé e per la creatura che portai n grembo «un canto di vita meravigliosa», la sua.

Un romanzo d’esordio distopico ma anche terribilmente realistico, che lancia uno struggente grido di libertà; una fiaba senza tempo, cupa, crudele, eppure, a tratti, gioiosa e piena di speranza, sostenuta da una scrittura potente, evocativa, che del canto conserva il ritmo e la dolcezza.


L’Isola di Altrove è un libro che mi ha trasportato in un altro mondo, mi ci sono sentita catapultare dentro attraverso il racconto della protagonista, che ci parla del modo di vivere del suo villaggio, di cui non sappiamo il nome, ma che viene chiamato il Bel Villaggio (gestito dal Consiglio degli Anziani e composto da soli uomini) dove le donne non hanno potere decisionale su niente, lavorano gli orti e i campi e non possono imparare né a leggere né a scrivere.

La nostra protagonista è stata trovata in una scatola di cartone da colui che sarà per lei il Trovatore, il Priore del Tempio che la terrà con lui e lei lo aiuterà nella gestione dei segnali dell’ora e nel lavoro sui campi.
Il Trovatore la trovò in una scatola rivestita di giornali risalenti all’estate precedente, giornali provenienti dall’Altrove, che parlavano di un campionato mondiale di calcio e di una guerra...

 Lei vivrà al Tempio, emarginata dal resto del villaggio, che la reputa una porta sfortuna e lei, che viene dall’Altrove, non ha diritto ad avere un nome e non può possedere alcuna cosa.
Il Priore del Tempio e due donne a cui si sente tanto legata saranno le uniche persone a cui si potrà rivolgere e con cui potrà interagire ed essere presa in considerazione come persona.
Al villaggio è il Priore del Tempio che sceglie i nomi da dare ai neonati, in base al giorno e all’ora della nascita, ma purtroppo la sua data di nascita non si conosce.

Io però non posso avere un nome, perché nessuno sa quando sono nata. Il Priore del Tempio voleva fare un’eccezione, ma gli Anziani hanno votato contro, temendo che una simile eccezione potesse sovvertire tutte le altre leggi.

E che io venga dall’Altrove è più che evidente, di lì, da che mondo è mondo, viene solo il male. E fanno quel gesto con la mano, quello che fanno sempre quando si lamentano. Una come me, dicono, una così l’avrebbero eliminata. E io mi auto-elimino, mi auto-elimino ogni giorno.

Si parla poco dell’Altrove, ma è dall’Altrove che arrivano tutte le novità, che periodicamente vengono proposte al Villaggio, prevalentemente attraverso il baratto, e sporadicamente con l’uso dei soldi. Tutto ciò che viene proposto deve essere valutato dal Consiglio degli Anziani, che decide se tenere o rimandare indietro la merce.
La proposta del televisore venne accettata, per avere le notizie e vedere delle immagini, ma non avendo corrente e antenna non lo poterono mai usare, infatti alla proposta di avere la corrente si opposero tutti, tranne le donne che furono entusiaste al pensiero di avere una macchina che lavasse il bucato al posto loro. Purtroppo non avevano voce in capitolo e la corrente non arrivò.

La nostra protagonista, nonostante le fosse proibito, conoscerà l’amore e sarà il suo amato a darle un nome, e solo per lui, lei sarà Alina.
La storia di Alina è un urlo contro il mondo del maschilismo, dove gli uomini hanno potere decisionale su tutto, addirittura sulle merci che si possono lasciare sull’isola, privando le donne addirittura di prodotti indispensabili per la loro igiene.
E’ un urlo contro la privazione della libertà e dell’identità, che la porterà a combattere una sua lotta personale dove, pur correndo il rischio di essere messa alla gogna e lapidata, imparerà a scrivere e leggere, scoprendo così un mondo ancora più malvagio di quanto pensasse.

L’alfabeto è uno strumento con cui si separa la parola dalla cosa e la si avvolge in un segno. E’ come ascoltare, ma con gli occhi. Quindi potresti stare in una stanza e leggere solo parole tutto il giorno, e sapere comunque di che si tratta, anche senza mondo intorno.

Ho amato tantissimo questo libro e la sua protagonista, una giovane donna ricca di coraggio, che affronta una realtà che ad un certo punto non le dà scelta, ma che fino alla fine dimostrerà quanto vale affrontando tanti pericoli pur di avere la sua rivalsa.
La scrittura è molto fluida e poetica, è un libro che si legge tutto d’un fiato, ci si immerge nelle descrizioni di questo villaggio e dei suoi abitanti, ognuno con il suo compito, il suo ruolo e il suo cuore.

La lettura di questo libro mi ha pervaso di diversi stati d’animo, dalla tenerezza per la protagonista e altre giovani donne che le stanno vicino, un forte senso di complicità femminile, unite a tanta rabbia per tutte le ingiustizie che a loro venivano riservate.
Una buona dose di sentimenti ed emozioni che si uniscono ad un grande senso di smarrimento e di profonda riflessione, su quell’Altrove che ci appare così familiare, tanto ricco di novità e comodità ma comunque da conquistare con fatica, un Altrove che sembra un futuro che ai nostri oggi sembra quasi già diventato passato.



Nessun commento