[RECENSIONE] UOMINI NUDI - ALICIA GIMÉNEZ-BARTLETT - SELLERIO


Buongiorno Sognalettori,
oggi vi parlo di "UOMINI NUDI" di Alicia Giménez-Bartlett, pubblicato dalla casa editrice Sellerio.

Alicia Giménez-Bartlett (Almansa, 1951) è la creatrice dei polizieschi con Petra Delicado. I romanzi della serie sono stati tutti pubblicati nella collana «La memoria» e alcuni poi riuniti nella collana «Galleria». Ha anche scritto numerose opere di narrativa non di genere, tra cui: Una stanza tutta per gli altri (2003, 2009, Premio Ostia Mare Roma 2004), Vita sentimentale di un camionista (2004, 2010), Segreta Penelope (2006), Giorni d’amore e inganno (2008, 2011), Dove nessuno ti troverà (2011, 2014), Exit (2012, 2019) e Uomini nudi (2016, Premio Planeta 2015). Nel 2006 ha vinto il Premio Piemonte Grinzane Noir e il Premio La Baccante nato nell’ambito del Women’s Fiction Festival di Matera. Nel 2008 il Raymond Chandler Award del Courmayeur Noir in Festival.


IL ROMANZO


Titolo: Uomini nudi
Autore: Alicia Giménez-Bartlett
Data di uscita: 31 Marzo 2016
Genere: Narrativa Contemporanea Italiana
Pagine: 448

Irene è una quarantenne, proprietaria di un’impresa ereditata dal padre che dirige con impegno e soddisfazione. Improvvisamente lasciata dal marito, l’unica sua reazione è quella di licenziarlo dall’azienda di famiglia, consapevole che il loro legame era stato sin dall’inizio non d’amore ma di convenienza. Lei per adeguarsi alle convenzioni di fronte all’élite sociale che frequenta, lui per avere un lavoro.
Javier è un professore di letteratura con poche ore di lezione in una scuola di suore. Licenziato per i tagli dovuti alla crisi, perde il piccolo stipendio che gli permetteva di vivere una vita normale, con l’aiuto della compagna Sandra che lavora a tempo pieno. Per Javier la disoccupazione comporta un cambiamento perentorio: dopo l’iniziale ricerca di un nuovo impiego, l’uomo sembra cadere in depressione, mettendo in difficoltà il suo rapporto sentimentale.
Accanto a Irene e Javier ci sono Iván, nome da Zar, sensibilità da bassifondi e humour brutale, e Genoveva, cinquantenne principessa della diversione, «donna senza legami». A poco a poco le vite dei personaggi, la moglie abbandonata e il professore destituito, la single anticonformista e il duro di periferia, entrano in contatto e in progressiva, irresistibile collisione. A far da tramite c’è il mondo degli strip-tease al maschile, messa in scena appariscente e provocante per un pubblico di sole donne, e la possibilità di un lavoro, di una strana professione, mai considerata prima. I destini dei quattro si intrecciano e nascono relazioni sorprendenti, tra affetto e necessità, convenienza e dominio, denaro e sesso. Rapporti crudeli, paradossali, tragici e struggenti.
I protagonisti di questa storia, come le persone reali, sono attraversati e mossi dalla violenza e dalle contraddizioni dello spirito del tempo. Alicia Giménez-Bartlett, nel ritmo magistrale dei dialoghi e dei monologhi, racconta senza eguali la crisi economica contemporanea, l’avvento di comportamenti radicalmente nuovi, e rappresenta una classe emergente di donne che sembra aver superato i pregiudizi sull’identità femminile, la necessità del matrimonio e dei figli. Tratteggia uomini e donne al tempo stesso consapevoli e smarriti, sognatori e indifferenti, vincenti e sconfitti: i suoi uomini nudi.


Quante volte ci fermiamo a riflettere su come la nostra vita potrebbe essere sconvolta da un momento all’altro, a quanto possa essere facile perdere le nostre certezze, perdere quell’immagine che ci siamo costruiti e che pensiamo non sia possibile cambiare?
Abbiamo mai pensato a come potremmo reagire se questo succedesse?

Non tutti gli esseri umani sono dotati di un carattere così plasmabile e adattabile, poche persone riescono ad affrontare un cambiamento con serenità, perché spesso questo può richiedere anche di assumere un atteggiamento che non potremo mai vederci cucito addosso.

Uomini nudi è un libro dove i protagonisti sono quattro, e a turno sono i narratori di tutta la storia.

Javier è un insegnante che ha appena perso il lavoro, e si ritrova così ad essere disoccupato e non riuscire a farsene una ragione, in quanto abituato alla sua quotidianità e sicurezza economica fino ad allora ottenuta grazie alla sua professione e ai suoi studi e accentuata dal non voler essere mantenuto dalla fidanzata Sandra.

Irene lavora nella sua azienda di famiglia, avuta in eredità alla morte del padre. È una donna ricca, ed è appena stata lasciata dal marito che se n’è andato con una ragazza più giovane.

Javier ad un funerale incontra Ivan, col quale instaura una buona amicizia. Ivan è un ragazzo che proviene da una famiglia disagiata, il padre morto di eroina e la madre rinchiusa in un manicomio criminale.
Ivan si offre immediatamente di aiutare Javier in questo difficile momento e gli offre un lavoro. In seguito lo ospiterà in casa sua in quanto Javier non avrà più una casa perché verrà lasciato da Sandra.

Genoveva è una ricca cinquantenne che ha lasciato il marito per andare col suo personal trainer. È una donna benestante, che ha deciso di godersi la vita che l’ha messa a dura prova in diverse circostanze.

I due ragazzi si ritroveranno ad essere colleghi di lavoro come spogliarellisti in un locale notturno e le due donne dopo essersi perse di vista per diversi anni, inizieranno a frequentarsi.
Questo porterà i quattro a entrare in contatto e a conoscersi, arrivando così a trascorrere del tempo insieme dove ognuno di loro si metterà completamente a nudo, spesso nel vero senso della parola, ma soprattutto nella propria interiorità.

I quattro personaggi vengono caratterizzati in una maniera magistrale e fino alla fine è difficile parteggiare per uno o per l’altro.
Sembra di conoscerli personalmente attraverso il loro linguaggio e i loro pensieri che vengono continuamente messi a disposizione del lettore.

Uomini nudi è una storia amara, che ci parla di disagio, sofferenza dovuta ad una profonda solitudine. La solitudine viene enfatizzata dal contesto sociale, in una Barcellona particolarmente colpita dalla crisi economica, dove ognuno, a modo proprio cerca di crearsi, o ricrearsi una situazione di stabilità.

Il libro offre davvero tanti spunti di riflessione, sono tanti gli argomenti di discussione che può suscitare, perché comunque in un modo o nell’altro, con piacere o una punta di fastidio, è un libro che non lascia indifferenti.

Lo stile narrativo è molto particolare, sono riuscita ad apprezzarlo soltanto verso la fine. La narrazione avviene sempre in prima persona, a turno, dai quattro protagonisti, senza che venga mai specificato chi stia parlando, ma il lettore impara presto a riconoscere il narratore dal suo linguaggio e dai suoi pensieri.

L’autrice riesce in maniera strepitosa a scavare nell’animo umano attraverso questi quattro personaggi.

Viviamo in una giungla dove bisogna lottare senza tregua se non si vuole essere divorati. Negli ultimi anni ho creduto di essere felice, ma quello che facevo aveva ben poca attinenza con la realtà. Mi prendevo in giro da solo.

Ciò che mi ha maggiormente colpito durante la lettura di questo romanzo è il complessivo quadro psicologico di quattro persone completamente diverse tra loro.
È una constatazione che non ci può lasciare indifferenti, perché spesso ci vengono attribuite, delle etichette o semplicemente ci classifichiamo da soli, per via della famiglia di provenienza, o in riferimento al nostro mestiere o ai nostri studi.
La vita spesso sconvolge i nostri piani, e non si sa mai quale possa essere la nostra reazione.

La gestione del mio tempo libero è la cosa che mi crea più problemi. Se fossi stata emotivamente devastata avrei cercato di correre subito ai ripari: psicologi, attività fisica, un viaggio all’estero, ma non sto così male. Non riesco a sentirmi una fallita. L’unica cosa che trovo difficile sopportare è il vuoto che mi vedo davanti, ma non è drammatico, è una specie di capogiro, niente di più.

La nostra personalità e il nostro vissuto possono nascondere dei lati a noi sconosciuti, e porci di fronte a delle scelte che mai avremmo pensato di poter fare, per rabbia o semplice per istinto di sopravvivenza.

Consiglio questo libro a chi ama le storie di vita vissuta e non si scandalizza nel leggere racconti dove spesso aleggia la volgarità e lo squallore, ma che fanno purtroppo parte della nostra società, soprattutto quella moderna, ma che sono sempre utili per riflettere sul fatto che attorno a noi, non tutto è come sembra e che le persone, hanno sempre una storia da raccontare e delle sofferenze da affrontare.

Il finale è stata la parte che mi ha spiazzato maggiormente, e mi ha fatto apprezzare il libro, perché davvero non me l’aspettavo...



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