[RECENSIONE] I RIBELLI DI GIUGNO - CHRISTIAN ANTONINI - GIUNTI



Buongiorno Sognalettori,
in questa calda e assolata giornata di fine Giugno, vi parlo di un libro che ho avuto l’onore ed il piacere di leggere per desiderio dell’autore stesso. Ne sono stata davvero stupita e colpita, come rifiutarsi? Quindi non posso che ringraziare pubblicamente Christian Antonini per avermi scelta come lettrice del suo nuovo, vivo ed intrepido libro.

Dopo aver letto il coinvolgente e brioso "Una lettera coi codini" di Christian Antonini, pubblicato dalla casa editrice Giunti, nella collana Colibrì (di cui trovate la mia recensione qui), non mi resta che parlarvi un po’ dell’autore e del suo nuovo libro:
 “I Ribelli di Giugno”.

Il libro ̬ uscito il 20 Marzo 2019 in tutte le librerie fisiche e digitali, e fa parte della Collana Biblioteca Junior, ma ho preferito parlarvene proprio in questo mese, Giugno, perch̩ appunto Рcome dice il titolo Рla storia narrata si svolge nel mese di Giugno 1940.

Christian Antonini è nato a Milano. Giornalista, traduttore e inventore di giochi, si occupa di comunicazione e social media. Dal 2007 vive e lavora a Introbio, in provincia di Lecco, con la sua famiglia, cinque gatti, un cane e il piccolo esercito di personaggi dei suoi romanzi. Appassionato di fumetti e giochi, si dedica professionalmente alla scrittura, che coltiva tra i boschi e le montagne della Valvassina. Nel 2015 ha pubblicato il suo primo romanzo per ragazzi "Fuorigioco a Berlino" (sempre pubblicato con la Giunti), che gli è valso il Premio Selezione Bancarellino e il Premio Nazionale Il Gigante delle Langhe.
Sempre con la casa editrice Giunti l’anno scorso ha pubblicato “Una lettera coi codini”.
La copertina di questo libro è di Francesca D’Ottavi.
E la versione cartacea è in formato cartonato con sovraccoperta.


IL ROMANZO


Titolo: I Ribelli di Giugno
Autore: Christian Antonini
Data di uscita: 20 Marzo 2019
Genere: Narrativa | Ragazzi
Pagine: 208



Bordeaux, giugno 1940.
Marian è un ragazzino ribelle che diventa amico del Console portoghese Aristides Sousa Mendes, un uomo integerrimo dilaniato da un dubbio: seguire le regole e condannare migliaia di ebrei al giogo nazista oppure violarle e salvare migliaia di sconosciuti rischiando la propria carriera?
I due si conoscono durante una partita a scacchi e mentre Aristide scopre l’importanza della disubbidienza, il ragazzo arriva a rischiare in prima persona per fare la cosa giusta: salvare il prossimo. Grazie a Marian il Console firmerà visti per 30.000 persone.

Questo libro è ispirato alla vera storia del console portoghese Aristides de Sousa Mendes, che salvò 30.000 persone usando la burocrazia come scudo per i deboli.

Il mondo è impazzito e chi può viene a Bordeaux in cerca di salvezza.
Bordeaux 1940.
In una calda mattina assolata di Giugno, il giovane 13enne Marian Weiss sta attraversando a perdifiato la città, ma lo fa in un modo decisamente alternativo e più veloce: corre con destrezza e sprezzante del pericolo saltando da un tetto all’altro, evitando panni stesi, muri e finestre, balzando da un terrazzo ad un comignolo, e passando attraverso scorciatoie che solo lui conosce. Lo fa perché ha grande fretta di consegnare una lettera e di portare a termine una commissione molto importante che gli è stata affidata. Lo fa sia perché si annoia ora che è estate e la scuola è finita (e chissà se e quando ricomincerà, vista la guerra in corso), ma soprattutto perché ama rendersi utile. In particolare, questa missione ha un compito speciale per lui, qualcosa che gli spunta dal cuore ed ha a che fare col il vecchio signor Kaspar col quale ama giocare a scacchi al parco.
E proprio durante una stimolante partita con lui, Marian nota una ragazzina bionda dagli occhi azzurri la quale, assieme al fratellino, viene bloccata ed importunata da una gang di ragazzini terribili, la banda di Rue Constantin. Marian conosce quei ragazzini da sempre, sa quanto siano strafottenti e quanto guadagnino sulla loro illecita “tassa del parco”, tuttavia quel che gli scatta dentro è un improvviso impeto di coraggio e di necessità di proteggere quella ragazzina, non tanto per la sua bellezza, ma per il modo in cui si impone alle angherie della banda, capitanata da Chiodo.
Ed è così che, senza pensarci due volte, Marian parte a soccorrere la bella biondina ed il fratellino, nonostante sia da solo e gli altri in cinque. Il suo gesto improvviso riesce a bloccare la banda quel tanto da liberare la fanciulla ed il bambino, ma non da ritenersi vittorioso… fortuna che passi di là proprio Dadò, il suo migliore ed unico amico di quasi 16 anni, dai baffetti neri come gli attori americani.
Grazie all’intervento provvidenziale di Dadò, Marian riesce a scampare alla rivolta della banda, e poco dopo per un altro colpo di fortuna, riesce ad incontrare nuovamente quegli occhi che hanno rapito il suo cuore fin dal primo sguardo: fa così la conoscenza della giovane Arielle Van Ebrennach e del suo fratellino Victor di neanche 5 anni.
Anche Arielle è felice di rivederlo e assai riconoscente per l’aiuto che lui ha dato loro, e tra una parola e l’altra, Marian viene a sapere da Arielle che lei è di Rotterdam, ma che è scappata con la sua famiglia perché è ebrea e cerca disperatamente di raggiungere il consolato portoghese per poter ottenere dei visti e poter scappare in Portogallo con la sua famiglia.
La galanteria di Marian e lo sguardo pieno di gratitudine di Arielle, lo spingono non solo ad accompagnarla fino al consolato, ma ad interessarsi in modo davvero concreto per darle una mano, a tutti i costi.
Anche Marian è ebreo, la sua famiglia viene da Bratislava ma lui è cresciuto lì a Bordeaux, dove il padre ha aperto un timbrificio con lo zio César e la madre ha iniziato subito a lavorare come infermiera.

L’incontro con Arielle rimane così impresso nel cuore e nella mente di Marian da convincerlo a tentare veramente in ogni modo a rendersi utile, tanto da far visita più volte lui stesso al consolato portoghese… cosa che gli permetterà di fare la graditissima e sconvolgente conoscenza del console generale del Portogallo Aristides de Sousa Mendes e di sua moglie Angelina, nonché di alcuni dei loro 12 figli. Il console ha il ventre pieno che tende il panciotto, un viso simpatico e rotondo, i capelli brizzolati che gli danno un’aria distinta ed è un uomo solido ed elegante, con modi raffinati non solo nell’aspetto, ma anche nel carattere e nelle azioni.
Il feeling iniziale è reciproco, perché ben presto il console avrà modo di apprezzare e dimostrare la sua simpatia per il piccolo e volenteroso Marian, e la loro nuova amicizia risulterà ben presto di stimolo e di supporto per entrambi… grazie pure alla comune passione per gli scacchi e le partite originali.

«Sai, io credo davvero che si debba aiutare il prossimo, anche se prega in modo diverso, anche se vive in modo differente da noi. Mi hanno insegnato così». […] «E io penso che i governi dovrebbero fare di tutto per aiutare le persone. Per permettere loro di vivere al meglio. E questo significa dare un futuro alle loro speranze.»

L’avanzata dei tedeschi però incombe imperterrita anche sul suolo francese, molto più forte ed insidiosa di quanto un ragazzino si possa mai immaginare: Marian dovrà affrontare perciò non solo il suo presente, ma lottare coi denti per il futuro suo e di tutti coloro che cercano una vita migliore lontano dalla guerra.

Il male non è più qualcosa di lontano e remoto, che accade per motivi misteriosi: il male ha il viso e gli occhi di un ragazzo come me, con lo sguardo di che ha fatto una scelta ben precisa. E con una rabbia bruciante che mi sale in petto, capisco che ora è il mio momento di scegliere, devo fare la mia mossa, proprio come in una partita a scacchi.

Questo libro ha come protagonista un ragazzino giovane ma pieno di spirito di iniziativa, di voglia di fare e di mettersi in gioco, di una spericolata grinta e tanta astuzia – derivata anche dalla sua passione per gli scacchi. La descrizione che l’autore fa di Marian è quella di un ragazzino che è talmente pieno di energie e di voglia di rendersi utile da realizzare qualcosa di molto temerario e molto più grande della sua età.
L’avventura che Marian Weiss vivrà sarà un’avventura che stravolgerà la sua vita ma anche quella di tutti coloro che “toccherà”… Non posso svelare in che modo (per non fare spoiler), ma vi assicuro che la prontezza di spirito e l’ingegno di Maran, assieme alla grande bontà e all’altruismo del console portoghese Sousa Mendes, saranno necessari e fondamentali per la vicenda.
Vicenda che, ci tengo a ricordare, è ispirata alla vera storia del console portoghese in carne ed ossa Aristides de Sousa Mendes, che salvò 30.000 persone usando la burocrazia come scudo per i deboli. Ci tengo a sottolinearlo perché la fantasia dell’autore Christian Antonini è molto fervida e brillante, ma in questo caso è stata ispirata anche da un fatto vero, da un pezzo di storia che, come in altri casi, è stato in grado di cambiare le sorti di moltissime persone innocenti ingiustamente perseguitate, in un periodo storico purtroppo ancora troppo “recente” e allo stesso tempo troppo doloroso da poter dimenticare.
Nonostante l’argomento trattato non sia felice (perché tutto ciò che riguarda la Seconda Guerra Mondiale non lo è), l’autore è riuscito nell’intento di amalgamarlo alla storia rendendo importante sì il contesto storico, ma soprattutto dando rilevanza e spessore alla storia positiva del protagonista e del console, di quello che hanno fatto e di come siano riusciti a salvare e cambiare la vita di moltissime persone grazie al loro coraggio e allo sprezzo del pericolo.

La scrittura di Christian Antonini riesce a coinvolgere il lettore al punto tale da trasportarlo immediatamente nella narrazione, rendendoti simpatici fin dal primo istante i protagonisti per la loro energia, la loro positività e la bontà che traspare dalle loro azioni.
Eh già, perché nonostante Marian sia un tredicenne che vuole essere un po’ sopra le righe aggirando il sistema per rendersi utile, la sua indole è decisamente buona, virtuosa, genuina ed altruista… un po’ come lo è anche la mia amata Johanna, protagonista del libro “Una lettera coi codini”.
Fin’ora ho potuto leggere solo questi due libri di questo autore, ma quel che ho percepito in entrambi i casi è una sensazione decisamente piacevole, uno spirito buono e positivo dell’autore sia nella narrazione, che nella scelta dei personaggi protagonisti e nella scelta della vicenda, la quale in entrambi i casi ha sia uno scopo avventuroso di intrattenimento per i giovani lettori, ma contiene al contempo un messaggio importante di insegnamento.
In particolare in questo libro mi ha colpito molto questa frase per la sua intensità e semplicità, qualità a parer mio proprie della scrittura stessa dell’autore.

«Però se tutto va a rotoli è bello avere qualcuno con te» dico quasi sovrappensiero. Le parole escono da sole. «E anche le cose peggiori danno meno paura». […] «Non importa» rispondo tirando su le spalle. «So di avere ragione. A tutti noi serve qualcosa a cui tornare, o qualcuno da cui andare. E sono le persone a farci sentire a casa, non i posti. E credo che lui lo sappia bene, no?»
Dalla penna delicata ma efficace, semplice ma diretta, Christian Antonini è senza dubbio un autore portatore sano di gentilezza e di messaggi positivi.
Non posso che ringraziare veramente l’autore per avermi nuovamente concesso fiducia affidandomi la lettura di “I Ribelli di Giugno” e per avermi fatto riflettere su quanto non conti l’età di un giocatore di scacchi, bensì la sua abilità. 😉

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