[Recensione] SE MI GUARDO DA FUORI - Teresa Righetti - DeA Planeta


Buongiorno sognalettori, oggi vi parlo di un romanzo da uno stile diverso, nuovo, che vi farà riflettere. Venite a scoprirlo.


IL ROMANZO

Titolo: Se mi guardo da fuori
Autrice: Teresa Righetti
Editore: DeA Planeta
Data di uscita: 4 settembre 2018
Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 220
Prezzo cartaceo: 15,00€
Prezzo ebook: 7,99€  


A Serena non manca niente per essere felice: ha venticinque anni, una laurea in arrivo, una famiglia che le vuole bene, una casa che era del nonno paterno e dove presto potrà abitare. Nella sua vita tutto può succedere, e invece non succede. Forse perché non sa ancora cosa vuole, qual è il sogno da inseguire, che tipo di donna essere. O forse perché si sente ovunque fuori luogo e inappropriata. E così, mentre resta in questo limbo e aspetta l'illuminazione, lavora come cameriera al Chiosco, dove ogni sera si radunano tutte le categorie umane di Milano, che bevono e ridono e si divertono come se non facessero altro da sempre. Ma in mezzo a loro, la paura di essere invisibile, o semplicemente "poco interessante", diventa ancora più grande. Fino a quando l'incontro con Leo, un cliente del Chiosco, le porterà una dura conferma - a volte è dietro i sorrisi che si nasconde il dolore - e al tempo stesso la consapevolezza che non serve guardare lontano per trovare persone disposte a prenderci come siamo, anche quando non siamo ancora niente. E così Serena smetterà di osservare, e inizierà a scegliere.

Per scrivere questa recensione ho deciso di mettermi le cuffie e lasciare che Spotify mi faccia scrivere ciò che sento, senza soffermarmi troppo sulla trama di questo romanzo, perché io penso che vada vissuto così. Fatelo tutti quando inizierete a leggerlo.
Lei è Serena, ci parla della sua vita. Ma potrebbe essere anche Cinzia, Maria o Dalila. Sì, io. Mi sono ritrovata in alcune sue frasi e punti di vista. Quanti di voi almeno una volta nella vita si sono sentiti invisibili? Quanti hanno avuto la sensazione che la vita gli scorresse davanti senza che nulla succedesse per davvero, qualcosa di grande o di forte che muovesse qualcosa dentro?

Serena ha una vita normale, sta per laurearsi, ha una buona famiglia e presto andrà a vivere da sola nella casa lasciata dal nonno. Nel frattempo lavora al Chiosco ed è proprio lì che si svolge la storia.
Se avessi letto questo libro come un film, l'avrei visto dal punto di vista di una telecamera a spalla, quella di Serena, dove la protagonista non si sarebbe mai vista nemmeno in faccia, l'avremmo conosciuta solo se fosse capitata di fronte ad uno specchio, in bagno, dopo una notte d'amore, o dopo una lunga giornata di lavoro.

Il nostro compito nella vita, non è forse quella di diventare qualcuno? Parlo di personaggio, non di affermazione nel campo lavorativo. Nessuno di noi vorrebbe essere solo un oggetto, un soprammobile senza voce che tutti guardano ma nessuno tocca o rivolge la parola.
Serena è questo che tenta di fare, trovare un proprio posto, una propria identità, essere qualcuno agli occhi degli altri, ma lei si sente diversa. Ha sempre vissuto la sua vita da universitaria senza condividerla con il mondo intero, senza interessarsi troppo ai risultati o alle domande del test degli altri colleghi, una cosa invece normalissima per tutti gli altri.
Al Chiosco per esempio ognuno ha un proprio ruolo e tutti si conoscono. Sono i ragazzi milanesi. Serena li studia, cerca di conoscerli e ci parla di loro, per come li immagina quando non sono al bar, per quello che raccontano o per quello che vorrebbe accadesse loro. A volte sembra quasi maniacale nelle descrizioni, chiede loro attenzione semplicemente rimanendo ad osservare, oppure facendo quello che le viene chiesto come cameriera. Forse in questo modo sarebbe entrata nel gruppo.

“La mia tela sarebbe bianca, se fossi come vorrei, e non avrei un solo pensiero al mondo. Non mi preoccuperei di sembrare interessata ai discorsi sugli esami e sulle storie che non funzionano e sui fidanzati che non amano le mie amiche come loro pretendono di essere amate. Ascolterei solo le cose belle. E tutto quello che ho dentro e mi fa così male non sarebbe un mostro: piuttosto una pianta che nutrirei giorno per giorno per farla crescere tanto da tenermi compagnia.”
Ragazze sbandate, innamorate di ragazzi troppo sul filo, pezzi grossi di Milano, abituati alla bella vita, a quella notturna, dove le feste sono la regola non l'eccezione.

Serena si lascia trascinare. Conosce un ragazzo, Leo. Qualcuno l'ha notata. Eppure nel descriverci ciò che prova rimane distante, anche lei si guarda da fuori, non da dentro. Vede Serena e ciò che trasmette da fuori quando è circondata da sconosciuti diventati conoscenti e poi amici o fidanzati.

Ed è quei che il titolo di questo libro giustifica l'intera storia. Un linguaggio all'inizio molto travolgente, particolare, non comune. Ribadisco, non è una scrittura comune. E' il linguaggio non facile da comprendere se non ci si concentra sul punto di vista. Profondità, nudità. Sì, Serena si mette a nudo, non ha paura di scrivere la sua vita da venticinquenne senza vestiti addosso, senza scrupoli racconta la vita così com'è senza chiedersi se è giusto o sbagliato. Si sfoga e nel frattempo tutto quello che le succede le cade addosso e le domande sono tante.
Si impegna molto nel farci conoscere chi vede, gli sguardi che incrocia e dare a tutti una propria storia, ad ognuno cuce addosso un proprio vestito, ciò che serve per identificarsi o per identificare. Perché il suo scopo non è restare in disparte completamente, ma esserci senza che nessuno se ne accorga, o quasi. E quando qualcuno le rivolge la parola, sono i suoi sentimenti che faticano a contenersi e a volte esplodono anche se in realtà ciò che fanno è implodere. Come un abbraccio che avrebbe voluto dare a quell'amica debole, o un bacio a quel ragazzo silenzioso che la fissa.

Lei non sta vivendo la sua vera vita, non sta facendo la vita che vorrebbe, questa è la sua credenza, e ogni giorno cerca di convincersene o di rimediare, chiedendo un aiuto silenzioso a chi per pure caso vuole entrare nella sua vita. Vive nel suo corpo ma dov'è la sua mente? Eppure cerca di essere presente. Di ascoltare tutto ciò che le si propone, prova ad interessarsi e a sembrare interessante.
Lei vorrebbe quella vita così normale di tutti che invece non ha, cose semplici, cose che però a lei non capitano, e succede, succede perché lei è diversa.

“... vorrei che mi offrissero qualcosa che non ho mai bevuto, che ne so, un sidro di mele; che qualcuno mi abbracciasse finché non riesco più a respirare; svegliarmi una mattina e non aver paura di niente; che mi tenessero per mano e mi accompagnassero in un punto alto in cui si veda tutta Milano, […] poter guardare nelle finestre delle case le vite degli altri che non siamo noi e vederci qualcosa che ci somiglia; vorrei poter urlare finché non esce fuori qualcosa di vero, e poi tenerlo stretto finché non mi entra sotto la pelle...”

E' tutto così maledettamente realistico. La vita dei ragazzi e delle ragazze, gli amori che funzionano per un breve periodo e poi gli scandali, i tradimenti, le droghe, le sbornie notturne, il dolore della vita che non sa che strada prendere che tu sia ricco o meno, che tu abiti dietro al Duomo oppure in periferia. Il voler avere discorsi, avere una vita talmente completa, piena da poterla raccontare. 

A volte sono le cose più semplici che cerchiamo, ma nessuno ce le dà, a volte non c'è nessuno che ci mostri la parte più bella della vita, dell'amore, del vivere sentendosi parte di qualcosa, o meglio di qualcuno.

“Ho l'impressione di essere invisibile. Che tutti stiano giocando nel loro ruolo in un modo impeccabile mentre io sto in panchina”
Ma se tutto dipendesse invece da una scelta? La nostra scelta? Quale sarà quella di Serena?

“Poi dico che non faccio niente e non vado da nessuna parte, che resto ferma in questo limbo in cui può succedere tutto ma non succede; e invece dovrei scegliere qualcosa.”



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