[Recensione] LA CASA DELLE FARFALLE - Silvia Montemurro - Rizzoli



Buongiorno sognalettori!! Oggi posso finalmente parlarvi del nuovo romanzo di Silvia Montemurro, che come voi saprete io ho sempre amato la sua scrittura. Posso dirvi che sono ufficialmente dipendente dalle sue parole e lo sarò sempre. Vi ho già anticipato qualcosa nella prima tappa sulle farfalle del blog tour del 28 maggio (link in fondo), ora invece ve ne parlerò ampiamente!! #siamofattipervolare

IL ROMANZO

Titolo: La casa delle farfalle
Autrice: Silvia Montemurro
Editore: Rizzoli
Data di uscita: 29 maggio 2018
Genere: Narrativa contemporanea
Prezzo cartaceo: 18,50€
Prezzo ebook: 9,99€


Si torna sempre dove i ricordi più belli somigliano al volo di mille farfalle bianche. Anita ha trent'anni e insegna biologia all'Università di Colonia. Non ama gli aerei e soffre di vertigini, ma non saprebbe spiegarne il motivo. Quando la sua vita viene sconvolta da un tragico evento, in crisi lascia Hans, il suo compagno, per tornare nei luoghi dov'è cresciuta – in treno naturalmente. Lì, sul lago di Como, è decisa a ritrovare se stessa. Mentre passeggia cullata dallo sciabordio delle onde, incontra una bambina dai tratti giapponesi e dalla voce meravigliosa. Si chiama Yoko e, proprio come lei, è segnata da una ferita difficile da rimarginare. Presto Anita, leggendo il diario della nonna Lucrezia, scoprirà di essere legata a Yoko da una storia rimasta sepolta per anni, che unisce le loro famiglie. Tutto ha origine nel 1943, quando la casa di Lucrezia, la villa delle Farfalle, viene occupata da alcuni ufficiali tedeschi. Tra lei e Will, uno degli ufficiali, nasce un sentimento dirompente, ma la guerra sembra ostacolarli.in questo romanzo ricco di grazia e femminilità si intrecciano due storie mozzafiato, dal passato ai giorni nostri. Perché la forza dell'amore, quello vero, non si dissolve con il trascorrere degli anni ma perdura nel tempo.



Mi hanno sempre detto che le farfalle hanno una polverina sulle ali che se le tocchi la perdono, non possono più volare e muoiono. Una polverina magica come le fate? Bé, io è con quest’idea che ho sfogliato le pagine di questo romanzo, come se fossero cosparse di polverina magica, ma invece di sgretolarsi e svanire sono diventate più forti e incalzanti. Alla fine ho assorbito tutta la storia ed è andata a finire sempre lì, dove ho raccolto tutti i romanzi di Silvia, nel mio cuore.
“La casa delle farfalle” è la storia di generazioni di donne e di farfalle, di segreti, passato e presente in grado di far viaggiare il lettore dalla prima all’ultima pagina, un viaggio ricco di emozioni di ogni tipo.
Ciò che ho sempre ammirato di Silvia è il suo voler restare a casa sua, raccontare della sua terra, dei luoghi da favola che la circondano e che lei stessa ha vissuto totalmente. Stavolta siamo ad Ossuccio, Lago di Como. Anita, la protagonista, torna a casa, lascia la sua vita a Colonia e torna sui suoi passi, quelle impronte che ha lasciato quando era una bimba, quando ancora la sua adorata nonna Lucrezia era in vita. Torna alla Villa delle Farfalle, dove tutto ebbe inizio. Prima di fare i conti con la vita che ha lasciato in Germania, c'è qualcos'altro che non può attendere e se ne rende conto quando troppe coincidenze cominciano ad insospettirla. 
Anita cerca sua nonna, lì dove l'ha lasciata l'ultima volta. E' nella stanza delle farfalle che la ritrova, nei ricordi di quelle lunghe ore passate a guardarla mentre catalogava le farfalle e dava loro un nome. Poi una scatola, la famosa scatola rossa che Lucrezia le ha sempre impedito di aprire perché al suo interno farfalle ribelli attendevano il loro destino. Ma Anita è ormai cresciuta per credere ancora a quelle parole, così quando se la ritrova davanti agli occhi, decide di aprirla una volta per tutte. Una foto. Quella scatola rossa conteneva il segreto della Villa delle Farfalle, una storia che ha origini molto lontane, quando una bambina dagli occhi a mandorla e i capelli lunghi e nerissimi spuntava da un armadio. Assomiglia alla stessa bambina che Anita aveva incontrato al lago il primo giorno del suo arrivo ad Ossuccio.
Silvia ci riporta nel passato facendoci rivivere un capitolo importante della storia, ci riporta ai tempi della seconda guerra mondiale e delle partigiane... quando la Villa di sua nonna Lucrezia era nelle mani dei tedeschi, e lo fa con un diario segreto, con le parole della ragazza delle farfalle, un'italiana che si innamora del nemico, di quello che sarà l'amore della sua vita.
“La vita di una farfalla è breve. Il suo battito d’ali si consuma in pochi giorni. Ma quegli attimi d’amore rimangono impressi come piccoli istanti di felicità, nel cuore di chi resta.”

Avete mai creduto al destino? Io sì. Sono convinta che tutto ciò che ci capita nella vita sia già scritto, spesso è lo stesso a spingerci verso qualcosa o qualcuno, ma saranno le nostre scelte a condizionarlo?
Anita farà in tutti i modi per scoprire tutti i segreti della sua famiglia. Di cosa sono state spettatrici le pareti di quella possente villa? E quelle farfalle disegnate nelle porte di ogni stanza? A quante domande troverà una risposta? Segue il sentiero che sua nonna ha solcato per lei quando era fin troppo piccola per capire.
Quando entra nel farfallario, in quella serra ormai distrutta e invecchiata sente il respiro di Lucrezia e rivede con gli occhi del cuore quelle farfalle che quella donna forte con una storia di grandi sofferenze e passione, aveva fatto nascere davanti a lei, quando le insegnava a piantare le giuste piante o i giusti fiori che avrebbero nutrito le sue creature. La Cedronella per esempio, ancora stampata sul suo cuore. 
Sarà lei a ricostruirla, è sua nonna a chiederlo, e lei avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei. Le mancava molto. Ma presto l'avrebbe conosciuta quando ancora lei non era nemmeno nei pensieri dei suoi genitori.
Questo romanzo è il grande salto di Silvia verso un pubblico adulto. Si comprende fin dall'inizio.
Con uno stile delicato come ali di farfalla ci racconta una storia potente, in grado di disarmare qualsiasi cuore apparentemente forte. Mette a nudo ogni sua potenzialità di narratrice, lo fa così, utilizzando tutte le sue carte vincenti che l'hanno sempre contraddistinta.
Quasi quattrocento pagine di dettagli che ti fanno credere che sia sua questa storia, della sua famiglia.
Questo è il suo potere di scrittrice, farci immedesimare completamente, farci piangere, disperare, urlare, soffrire e sentire le mani gelate dalla neve e il cuore caldo dopo un bacio. Perché è pura poesia, è violino e carillon allo stesso tempo, è danza di lettere su fogli sottili e inchiostro che sa dosare come nessun altro.
Io più di una volta l'ho definito un capolavoro e lo riconfermo. Da tempo non leggevo un romanzo così completo, così ricco.
Sono davvero tanti i temi trattati. Ma la famiglia è in cima alla piramide. Legami di sangue e non che influenzeranno generazioni di donne, scelte di vita, amori che sbocciano o che muoiono troppo presto.
Leggende orientali che aprono e chiudono questa meraviglia. Farfalle bianche come anime dei nostri cari volati in cielo, oppure l'acero rosso. Simbolo del Giappone. Uno dei racconti che più mi hanno commosso.
“La foglia di questo albero è il simbolo del tempo che passa. Non dobbiamo scordarci che siamo su questa terra per poco tempo. Dobbiamo usarlo bene. Osserva l’albero. Guarda in quanti rami si divide. Guarda le sue braccia che si allungano verso il cielo. E’ il nostro collegamento con quello che non riusciamo a vedere. Con le cose sopra di noi.”

Silvia in questo libro ci parla d'amore in tanti modi, quello tra madre, figlia nipote, conoscenti e così via.
Ma l'amore, quello che ci ha fatto vivere intensamente in tutti i suoi precedenti romanzi, c'è ancora, da subito ci accorgiamo che si tratta di un amore maturo. Un amore nato da quel falso caso chiamato destino. Un filo conduttore che lega due persone nel profondo da sempre.
Ho apprezzato molto l'estrema delicatezza con cui Silvia ha deciso di descriverlo. Un amore pulito, nato giorno dopo giorno, arricchito da momenti passati insieme in mezzo alla natura, in quel contorno meraviglioso che è Ossuccio e l'isola Comacina, che vediamo anche noi con i nostri occhi e ne percepiamo le sensazioni e gli odori.
“Ci sono amori che sono come piante bellissime: crescono in mezzo al fango, inizialmente non visti. Ma poi sbocciano e tutti si rendono conto della meraviglia che si sono persi. E ne diventano quasi gelosi. Allora possono decidere: proteggere la bellezza o distruggerla.”

E poi un altro amore. Nato in condizioni ben più gravi, in un periodo difficile dove la paura regnava sovrana e dove nascondersi era l'unica alternativa alla morte.
Un amore proibito che nonostante gli ostacoli, si ribella a tutto e nasce nel silenzio di due occhi e due cuori che si desiderano cascasse il mondo. Un amore difeso con ogni mezzo, atteso anche una vita, un amore destinato a rimanere sempre vivo in una vita che fa quello che vuole senza chiedere il permesso, senza chiedere perdono o senza indugi. Un amore epistolare che si affida al volo di farfalle per tornare a casa.
“Non era una donna forte, era solo una ragazza innamorata. C’era una bella differenza. Una donna forte può sopportare tutto. Una ragazza innamorata è come una farfalla esposta al gelo dell’inverno. Le sue ali rinsecchiscono e lei muore.”

Posso dirlo, ho ritrovato la Silvia che avevo conosciuto, ma l'ho ritrovata più forte che mai, con una penna più preziosa, con un polso più fermo, convinto, possente. Una donna e scrittrice matura che senza paura ha creato un “mostro” nel più bel senso della parola.
“KOI NO YOKAN: è la sensazione che provi quando incontri qualcuno per la prima volta e sai che è scritto nel tuo destino. Sai che comunque andranno le cose, avrà una parte importante nella tua vita, perché ti farà innamorare.”
Ed è con questo termine bellissimo che voglio concludere. Perché “La casa delle farfalle” sarà per tutti un colpo di fulmine destinato a restare vivo in noi per sempre.















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