[RECENSIONE] L'EDERA - GRAZIA DELEDDA - EDIZIONI IL MAESTRALE


Buongiorno Sognalettori,
il libro di cui ho scelto di parlarvi oggi è "L'edera" di Grazia Deledda, pubblicato dalla casa editrice Edizioni Il Maestrale

Grazia Deledda, premio Nobel per la letteratura, studiò da autodidatta ed esordi come giornalista su riviste di moda. Incrociando influssi veristi e dannunziani, scrisse romanzi e racconti dalla vena etica in cui è descritta la dura vita quotidiana dei compaesani sardi (Canne al vento, Elias Portolu, Marianna Sirca).


IL ROMANZO


Titolo: L'edera
Autore: Grazia Deledda
Data di uscita: 5 Marzo 2008
Genere: Narrativa Italiana
Pagine: 305

Era un sabato sera, la vigilia della festa di San Basilio, patrono del paese di Barunèi. In lontananza risonavano confusi rumori; qualche scoppio di razzo, un rullo di tamburo, grida di fanciulli; ma nella straducola in pendio, selciata di grossi ciottoli, ancora illuminata dal crepuscolo roseo, s'udiva solo la voce nasale di don Simone Decherchi. -Intanto il fanciullo è scomparso - diceva il vecchio nobile, che stava seduto davanti alla porta della sua casa e discuteva con un altro vecchio, ziu Cosimu Damianu...


Il 27 settembre 2021 ricorreva il centocinquantesimo anno della nascita di Grazia Deledda, prima donna italiana a ricevere il premio Nobel per la letteratura nel 1926.
Non so se sia stata una coincidenza, ma io solo quest’anno, pur essendo sarda, ho avuto il piacere di conoscere le meraviglie dei romanzi di questa grande scrittrice.

Ho scelto di leggere L’Edera per partecipare ad una serata dedicata alla grande scrittrice, organizzata assieme ad un gruppo di lettura di cui faccio parte.

Il romanzo narra le vicende della famiglia Decherchi e in modo particolare risalta la figura di Annesa e del suo grande amore per Paulu, senza il quale pensa di non poter vivere e non avere niente di importante al mondo, priva della sua famiglia di origine in quanto adottata proprio dalla famiglia Decherchi.
Questa è una famiglia aristocratica, sempre impegnata anche nell’organizzazione dei pranzi per i poveri, e che continua a farlo nonostante il grave momento di declino economico che sta vivendo: tutti i loro averi sono stati lentamente dilapidati dai vari membri della famiglia.

Paulu Decherchi è colui che viene indicato come il principale responsabile dell’incosciente consumo dei beni ma, come lui, anche altri componenti della famiglia si sono impegnati nello sperperio, ragion per cui rischia di vedere la propria casa all’asta. Nel paese Paulu viene visto come quello che sempre procura i guai alla famiglia, un’etichetta che purtroppo gli sta addosso anche quando non è così.

La ricerca del denaro è il fulcro di tutto il romanzo, che vede Paulu alla ricerca di qualcuno che gli faccia un prestito ma avendo purtroppo già altri debiti con tanti usurai, il compito sarà ancora più difficile.
Un aiuto per le loro imminenti catastrofi finanziarie potrebbe arrivare dallo zio Zua, un parente infermo che vive presso la loro famiglia... purtroppo si tratta di un vecchio malato, tirchio e pure irriconoscente che tratta male tutta la famiglia e soprattutto Annesa che è colei che lo accudisce, e tutti pensano che i problemi si risolverebbero se solo lui morisse…

Mi ha affascinato anche la scelta del titolo di quest’opera, in quanto Annesa viene paragonata all’edera, una pianta che si appoggia all’albero dal quale dipende, che viene appunto simboleggiato da Paulu, alla quale lei si attacca e per il quale è disposta a fare di tutto, e lo dimostrerà fino alla fine del romanzo.

Grazia Deledda riesce ancora una volta in quest’opera a dimostrare la sua maestria nel raccontare e sviscerare gli stati d’animo dei suoi protagonisti e in tante situazioni è in grado di descrivere uno stato d’animo attraverso una similitudine con l’ambiente esterno, ad esempio nel descrivere un temporale in contemporanea ad una tempesta emotiva interiore di un protagonista.

Il temporale infuriò fino a sera inoltrata; poi d'un tratto il cielo si rasserenò; le ultime nuvole, come squarciate dall'ultimo tuono, s'aprirono, si lacerarono, scesero giù dietro la montagna. La luna grande e triste apparve sopra il bosco nel silenzio improvviso e nella melanconia della notte umida.
Donna Rachele, la bimba, i vecchi nonni, che erano rimasti in chiesa finché non aveva cominciato a spiovere, rientrarono, andarono a letto subito dopo cena.

E’ durante una terribile tormenta che Annesa vive una delle notti più angosciose della sua vita, dove la tempesta esterna è lieve in confronto al subbuglio della sua anima e dei suoi sentimenti in quello stesso istante.

Qualche cosa entro di lei si consumava così. La coscienza e la ragione l'abbandonavano: un velo scendeva intorno a lei, la separava dalla realtà, la circondava d'ombra e di terrore. Ella non ricordò mai quanto tempo stette così, piegata su se stessa, in uno stato di incoscienza. Sognava e lottava per svegliarsi, ma l'incubo era più forte di lei. Ci fu un momento in cui ella si alzò e s'avvicinò all'uscio della camera: il vecchio dormiva; intorno alla tavola sedevano ancora i sei poveri, e non mangiavano, non parlavano ma la fissavano con occhi melanconici.

Avrete capito che ho amato tanto questo romanzo e il mio proposito è quello di leggere tutto ciò che questa straordinaria autrice ha scritto.

Consiglio vivamente la lettura di questo libro a chi vuole immergersi nelle meravigliose ambientazioni naturali che la scrittrice riesce ad evocare durante la lettura e a chi vuole leggere, attraverso un romanzo, intense storie dove l’animo umano è continuamente diviso tra il bene e il male, pervaso da sensi di colpa, tentazioni e pentimenti.

La Deledda prende per mano i suoi personaggi e ce li fa conoscere nella loro totalità, attraverso i loro punti forti così come nei loro punti deboli, regalandoci delle analisi dettagliate della loro personalità.


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