[RECENSIONE] LA SUPPLENTE - CRISTINA FRASCÀ - GARZANTI


Buongiorno Sognalettori!
Oggi vi parlo di un libro molto speciale “LA SUPPLENTE" di Cristina Frascà, pubblicato dalla casa editrice Garzanti, che ringrazio moltissimo per la copia digitale. 😉 📖

Cristina Frascà è nata a Torino nel 1976, città dove vive e lavora. Laureata in lettere moderne, è un’insegnante e assicura di imparare molto dai suoi studenti. Appassionata lettrice, adora viaggiare, osservare le persone e trascorrere del tempo insieme a suo marito, alle due figlie e agli amici.


IL ROMANZO


Titolo: La supplente
Autore: Cristina Frascà
Data di uscita: 9 Settembre 2021
Genere: Narrativa Italiana Contemporanea
Pagine: 352

Anna ha trent’anni e non ne fa una giusta. Sarà per questo che non ha ancora realizzato il sogno di insegnare; o forse perché la strada per ottenere un posto di ruolo– si sa – è lunga e tortuosa. Così, quando scopre di aver ottenuto una supplenza per un intero anno non può credere alle sue orecchie, e poco le importa che in quell’istituto professionale le sue amate materie umanistiche non siano le più importanti. Anna è armata di buone intenzioni e nessuno le impedirà di essere il perfetto insegnante in stile Attimo fuggente. Quando però si trova davanti Rimmel, Bruzzo, Mito, il Principe e Panik le sue certezze vacillano: i nomignoli dei nuovi alunni sono anche simpatici, ma loro non lo sembrano affatto, e non hanno alcuna intenzione di ascoltarla. Ma Anna ha una strategia segreta per provare a coinvolgerli: niente libro di testo, niente cattedra. La poesia è un linguaggio che arriva al cuore di tutti e persino il dizionario Treccani, se usato alla ricerca dei neologismi più strani, non è poi così difficile da consultare. Giorno dopo giorno, si avvicina sempre di più ai suoi studenti, scoprendo che, sotto una solida corazza, nascondono le paure di tutti gli adolescenti. Per loro, l’amicizia e l’amore hanno ancora il gusto pericoloso ma unico dell’ingenuità, e, più che di un voto, hanno bisogno di essere ascoltati. Quello che non avrebbe mai immaginato è che sarebbero stati loro a cambiare la sua vita. A insegnarle che le sue fragilità sono una risorsa e che l’incontro inaspettato con Sasha e la sua passione per gli scacchi è più speciale di quanto credesse. Anna ha finalmente capito qual è il segreto dell’insegnamento: non smettere mai di imparare. Cristina Frascà è un’insegnante che ha deciso di porre al centro del suo esordio fresco e sincero il mondo della scuola. Un romanzo in cui la protagonista è in cerca di sé stessa e non avrebbe mai pensato di capire chi è veramente grazie ai suoi alunni.


Già dalle prime pagine, con la protagonista Anna, ho ritrovato in questo romanzo l’ansia che mi coglieva da supplente in attesa della tanto agognata chiamata. La trentenne entra in scena nell’appartamentino torinese dei nonni, dove si mantiene grazie a qualche ripetizione di pianoforte e ai risparmi di incarichi sporadici. Ricordo le mattine in cui mettevo la sveglia invano e quasi dormivo già vestita per non arrivare tardi; ricordo le corse nel traffico per poi non trovare parcheggio; ricordo le ore davanti ad un telefono muto.

La chiamata per una supplenza annuale all’istituto alberghiero rompe invece, l’attesa di Anna: dovrà fare i conti con un ambiente che non conosce, con le ore di potenziamento e una classe terza considerata ingestibile. Il docente di ruolo che Anna sostituisce definisce i ragazzi di quella classe un caso irrimediabile, ma la nostra provetta supplente, spera di trovare una fiamma accesa in quegli studenti.

Soprannominata “la Tosa”, la docente non riesce a non farsi coinvolgere emotivamente, così le sarà possibile stabilire un legame autentico con i ragazzi e interessarli alle sue materie di insegnamento. Si materializzano davanti a noi durante la lettura: Multicolor, Rimmel, Bruzzo, Magreb, Spino e gli altri, vivace classe che non dimenticheremo facilmente.

Accanto alla vita scolastica, che viene scandita con tutti i suoi, troppi ahimè, impegni burocratici, Cristina Frascà ci racconta anche quel che accade ad Anna nel privato: inevitabilmente la vita scorre a prescindere dal lavoro intrapreso.

Anna deve fare i conti con la sua frustrazione da precaria cronica, ma anche con qualche chilo in più, che non riesce proprio a perdere. Il cibo è il suo rifugio dove affoga le delusioni e la frustrazione; la droga con cui seda il dolore, silenzia la solitudine, attutisce gli urti. Inizia un percorso difficile di dieta da una specialista, con la speranza di imparare a volersi più bene.

Anna incontrerà un dottore di origine russa, Sacha, che vive nel suo stesso palazzo. L’uomo, che l’ha colpita fin dal principio, inizia a frequentare la casa di Anna per delle lezioni di italiano. In cambio, le insegnerà l’arte degli scacchi. Qualche difficoltà linguistica e una distanza culturale che di tanto in tanto affiora non impediscono ai due di scoprire tanto l’uno dell’altra. Gli scacchi come metafora della vita, dopo poche lezioni Anna pensa che le mosse dei pezzi sulla scacchiera non siano solo frutto di strategia, ma anche di studio, dedizione, coraggio. Quel coraggio che lei non ha mai avuto, se non a scuola.

A collegare le diverse tematiche è lo spirito di Anna che, leggero e ironico, riesce a divertire e convincere. La supplente aperta al cambiamento, tenace e pronta a imparare dai suoi alunni, mi ha ricordato tante difficoltà e regalato tante emozioni. Ogni insegnante svolge un mestiere ricco di opportunità, ma molto delicato, dove non ci si cambia d’abito o si timbra un cartellino. Insegnare è lasciare un segno, sporcarsi e inchinarsi, riflettersi negli occhi di un alunno, mettersi in gioco.


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