[RECENSIONE] IL GATTO - GEORGES SIMENON - ADELPHI


Buongiorno Sognalettori,
oggi il libro di cui vi parlo è "IL GATTO" di Georges Simenon, pubblicato dalla casa editrice Adelphi.

Georges Joseph Christian Simenon (Liegi, 13 febbraio 1903 РLosanna, 4 settembre 1989) ̬ stato uno scrittore belga di lingua francese, autore di numerosi romanzi.
Tra i più prolifici scrittori del XX secolo, Simenon era in grado di produrre fino a ottanta pagine al giorno. A lui si devono centinaia di romanzi e racconti, molti dei quali pubblicati sotto diversi pseudonimi. La tiratura complessiva delle sue opere, tradotte in oltre cinquanta lingue e pubblicate in più di quaranta Paesi, supera i settecento milioni di copie. Secondo l'Index Translationum, un database dell'UNESCO che raccoglie tutti i titoli tradotti nei Paesi membri, Georges Simenon è il diciassettesimo autore più tradotto di sempre e il terzo di lingua francese dopo Jules Verne e Alexandre Dumas (padre).
Nonostante la sua opera abbia intrecciato diversi generi e sottogeneri letterari, dal romanzo popolare al romanzo d'appendice passando dal noir e dal romanzo psicologico, Simenon è noto soprattutto per essere l'ideatore del commissario Maigret, protagonista di racconti e romanzi polizieschi.


IL ROMANZO


Titolo: Il gatto
Autore: Georges Simenon
Data di uscita: 12 Ottobre 2011
Genere: Narrativa Contemporanea Straniera
Pagine: 165

Da anni, ormai, Émile e Marguerite non si rivolgono più la parola, e comunicano solo attraverso laconici, ma non per questo meno crudeli, bigliettini. Del resto, niente li predisponeva a formare una coppia armoniosa: lei è magra, pallida e impettita; lui tarchiato e sanguigno; lei ha alle spalle gli splendori di una famiglia dell'alta borghesia caduta in rovina e il ricordo di un primo marito musicista; lui viene dalla banlieue operaia, e nel suo passato ci sono le balere in riva alla Senna e una moglie allegra e polposa morta troppo presto. Lei detesta l'odore del sigaro toscano e i modi rozzi dell'uomo; lui trova irritanti le leziosità della donna. L'odio ha preso corpo in un momento preciso, quando Émile si è convinto che sia stata Marguerite a uccidergli l'amatissimo gatto – e si è vendicato sul pappagallo da lei prediletto. Un odio che da allora li lega indissolubilmente ed è diventato, come ha scritto Benoît Denis, «un sentimento puro, senza ombre e senza contaminazioni», del quale non possono fare a meno, perché è per entrambi l'unica barriera contro la morte.


Spesso l’essere umano trascorre la propria esistenza in modo infelice e poco spontaneo, perdendosi il bello della vita, per un puro moto di orgoglio.

Il gatto è un breve romanzo nato dalla prestigiosa penna di George Simenon che, come pochi, è in grado di delineare e mostrare le più grandi debolezze e stupidità dell’essere umano.

Attraverso la storia del matrimonio tra Marguerite Doise ed Émile Bouin, assistiamo a un quotidiano logorio personale dei due protagonisti, che in seguito ad un evento, con presunta colpa da parte di uno dei due, li porta a non rivolgersi più la parola e a comunicare attraverso dei bigliettini.

Ci era abituata, certo, ma non poteva mai sapere quali parole avrebbe scritto suo marito, e lui di proposito rimaneva immobile a lungo, con la matita in mano, come per riflettere.
Non aveva niente di speciale da comunicarle. Voleva soltanto infastidirla, tenerla sulle spine, proprio nel momento in cui lei provava sollievo perché era cessato il baccano del cantiere.

La particolarità di questo romanzo è che i due protagonisti non sono due giovani sposi, ma due persone già avanti con gli anni e in seguito alla vedovanza, si impegnano in un secondo matrimonio, pur di sfuggire alla solitudine.
Purtroppo la solitudine è una costante presenza nella vita dei due coniugi in quanto la mancanza di dialogo e spontaneità mette in evidenza il rispettivo disagio e sofferenza in una casa che diventerà stretta come una prigione, dove non possono fluire neanche i pensieri, tanta è la tensione che si percepisce.

Quando abitava in quai de Charenton, Bouin non aveva gatti. Negli ultimi due anni di vita della moglie, dopo che l’incidente d’autobus l’aveva resa invalida, non aveva più avuto tempo di passeggiare. Si occupava delle faccende, metteva a posto la casa, lavava, lucidava, preparava la colazione per Angèle.

Assistiamo ad un continuo dialogo interiore del protagonista maschile che, attraverso i ricordi della sua vita con la prima moglie, trasmette al lettore il ritratto di un uomo che vive le sue giornate con malinconia, rimpianti e continue ripicche.
La protagonista femminile appare invece distaccata e indifferente, ma non perde occasione per informarsi e scoprire i movimenti e i pensieri del marito.
Una coppia che si ignora ma allo stesso tempo si segue e si spia durante le rispettive giornate, e che forse, non riesce a stare realmente al suo posto.

Émile e Marguerite hanno scelto di vivere il resto della loro vita con astio e risentimento, quando avrebbero potuto godere della reciproca compagnia o semplicemente ridere assieme ad altre persone. Questa è purtroppo la scelta che spesso viene fatta, e forse a volte diventa più facile dare la colpa a qualcuno per il proprio malessere anziché affrontarlo e guardarlo negli occhi.

Durante la lettura del libro, a parer mio, oltre alla nota della malinconia dei bei tempi andati, in tutti i sensi, il sentimento che prevale è quello dell’odio, che non viene mai messo da parte, per fare spazio alla riconciliazione e alla pace che verrà inseguita fino alla fine del ciclo della vita.

Ho amato tanto questo libro, nonostante trasmetta molta tristezza e malinconia, è una storia che mi ha permesso di riflettere su quanto sia facile spesso perdere il bello della vita, che scorre inesorabile, e veloce nonostante tutto, e che solo noi possiamo scegliere come trascorrere le nostre giornate e vivere le nostre emozioni.


Nessun commento