[RECENSIONE] LA PIETRA OSCURA - MARCO BALIANI - BOMPIANI


Buongiorno Sognalettori,
il libro di cui vi parlerò oggi è qualcosa di decisamente diverso dal solito, sia dal punto di vista narrativo (per come son abituata io), sia per la tipologia di storia...
Mi riferisco a “LA PIETRA OSCURA” di Marco Baliani, pubblicato dalla casa editrice Bompiani, che ringrazio moltissimo per la copia digitale del libro! 📖 🙂

Marco Baliani è attore, autore e regista. Con lo spettacolo Kohlhaas del 1989 dà vita al teatro di narrazione. Ha creato spettacoli-evento per molti attori, tra cui Antigone delle città, Come gocce di una fiumana e Pinocchio Nero con i ragazzi di strada di Nairobi o ancora dirigendo progetti come I Porti del Mediterraneo con attori da tutta l’area mediterranea. Tra gli ultimi lavori teatrali, Sette contro Tebe andato in scena al Teatro Greco di Siracusa e per Marche Teatro Una notte sbagliata. Per il cinema è stato diretto da Francesca Archibugi, Roberto Andò, Saverio Costanzo, Cristina Comencini, Daniele Vicari e Mario Martone. Come scrittore ha pubblicato, tra gli altri, Nel regno di Acilia, L’occasione, Corpo di Stato e Ogni volta che si racconta una storia.



IL ROMANZO


Titolo: La pietra oscura
Autore: Marco Baliani
Data di uscita: Giugno 2021
Genere: Narrativa Contemporanea Italiana
Pagine: 368

Sono cinque e sono inseparabili: c’è Ulisse che viene dal Senegal, Inco grande, grosso e trasognato, Ago il minuscolo, Gemma, magra magra e con una memoria invidiabile, e Giorgio, detto Stampa per via delle stampelle: insieme in terza media, in questa fine di primavera che è l’ultima da passare come una banda. Poi le loro strade si divideranno, è inevitabile, e fa un po’ male. Intanto condividono tempo e passioni: i giochi di ruolo nel negozio di fumetti di Sebastiano, e anche i fumetti, certo, i silenzi e le chiacchiere. E poi un gioco che li prende tantissimo, un gioco inventato da loro, in cui invece di trasformarsi in eroi potranno restare quello che sono. Un lago che custodisce oscure leggende, una cavità nella roccia, dentro il bosco: una grotta, un rifugio, forse il varco per un altro mondo. E lì, nella grotta, una pietra che si stacca dalle altre, scotta, lampeggia. In città salta la luce, gli allarmi delle auto partono. Poi buio e silenzio. E un manipolo di militari decisi a scoprire da dove irradia la straordinaria energia di cui è intrisa la grotta e a setacciare le scuole alla ricerca dei ragazzini che hanno lasciato tracce ovunque. Comincia così questa storia di fughe e inseguimenti, misteri e ipotesi, in cui è chiaro che “le cose impossibili sono collegate fra di loro” e che l’anima del mondo, la forza che tiene vivi i vivi, è in pericolo. Una moria di pesci, antiche maledizioni, storie ancora più antiche, universi lontani e comunicanti, statue sacre, adulti ostili e adulti complici per un’avventura che ha la concretezza dell’amicizia vera e il brillio di un’equazione che lega i mondi.


Come reagireste se vi dicessero che il libro che avete tra le mani parla di una storia di fantasia che viaggia a metà tra il verosimile e il fantastico, ma che non è propriamente un fantasy né un racconto di vita quotidiana? Probabilmente sbattereste le palpebre, accigliati, non sapreste bene cosa aspettarvi, e allo stesso tempo sareste assai curiosi di scoprirlo!
Ecco, è esattamente quello che è capitato a me con la lettura di “La pietra oscura”.
La particolarità (anzi, una serie di particolarità) che caratterizza questo libro, ha suscitato in me la voglia di parlarvene in una maniera diversa dal mio solito, proprio perché questo libro è decisamente originale – per i miei modestissimi gusti.

La trama la trovate nel box trama poco sopra, quindi leggendola potrete immaginare cosa mi abbia attirata a leggerlo, visto che ci sono molti elementi accattivanti e che suscitano curiosità… ma mai mi sarei aspettata di avere tra le mani un libro particolare a tal punto!
Proprio per questo ho pensato di non parlare in modo approfondito della trama in questa mia recensione – proprio per lasciare a voi lettori la totale sorpresa esattamente come è capitato a me pagina dopo pagina – però non vi preoccupate: vi farò un piccolo riassunto dei protagonisti e delle tematiche chiave! 😉

Innanzitutto ci troviamo in un paesino italiano, collocato a poca distanza da un grande lago, dai boschi e da tanta natura. È quasi la fine dell’anno scolastico, mancano un paio di mesi, quando cinque studenti di seconda media stanno decidendo quale sia il modo migliore per impegnarsi al massimo a non perdere l’anno. E se ce l’hanno fatta l’anno precedente, possono sicuramente ripetere l’ardua impresa!
Proprio così veniamo a conoscenza di cinque ragazzini così diversi l’uno dall’altro e dai loro coetanei (che per questo li prendono in giro e li tengono a distanza), ma che hanno trovato nella vicinanza tra loro sostegno morale e la nascita di una bella amicizia.

Ulisse, Inco, Gemma, Stampa e Ago sono tutti nella stessa classe e non potrebbero essere più diversi (sia fisicamente che caratterialmente), ma assieme formano una sensazionale banda di amici! Certo, se non fosse per le carenze scolastiche, non si sarebbero mai avvicinati, ma, da quando è iniziata la seconda media, hanno capito subito quanto le loro differenze potessero essere un plus.

Ulisse è originario del Senegal (anche se è nato in Italia e tutto quello che sa della sua terra d’origine sono solo alcuni vaghi racconti dei suoi genitori) e, sebbene venga preso in giro per il colore scuro della sua pelle, crescendo ha acquisito delle doti che lo valorizzano moltissimo: grande agilità, una parlantina sciolta che affascina chi lo ascolta, molta fantasia e adora passare il suo tempo tra giochi di ruolo, graphic novels e fumetti nel negozio di Sebastiano, tanto che a casa sua non c’è quasi mai… ma meglio così, visto che i suoi genitori sono praticamente sempre al lavoro. Forse è per questo che Ulisse adora rifugiarsi nei mondi fantastici che legge, visto che la sua quotidianità è purtroppo costellata di prese in giro e occhiatacce costanti, anche quando non ha fatto nulla di male.

Sente di essere fuori squadra, la stessa sensazione che prova quando cammina per strada e avverte su di sé gli sguardi degli altri. Ormai lui parla il dialetto del lago come tutti, ma quando cammina per le strade lo sente di essere diverso, quelli che incontra non possono fare a meno di scoccargli un’occhiata, e quegli sguardi, anche se appena accennati, gli ricordano che lui è pur sempre uno straniero. Quando chiede qualcosa sui parenti, o sul paese dove sono nati i suoi genitori, un paese che lui ha visto solo su Google Maps sul computer a scuola, suo padre risponde a monosillabi, con poche frasi senza gusto, così lui finisce sempre per lasciar perdere. Non sa se il padre fa così perché per lui il Senegal è un posto da dimenticare o se invece è perché lo prende un magone di lontananza. A sua madre invece piace parlarne. Ancora adesso che è grande qualche volta gli racconta storie africane, ma suo padre non vuole che lei gli metta in testa quei racconti, e così il Senegal resta un posto lontano e indistinto, col sole sempre a picco, pieno di mosche.
Inco è arrivato da poco in classe, è ungherese e non parla moltissimo l’italiano… in realtà parla poco in generale, ma adora ascoltare gli altri con attenzione… a parte quando si perde nel suo mondo con lo sguardo a metà tra l’incantato e l’incosciente. Inco è decisamente più alto, grande e grosso di tutti i suoi compagni di classe, ma nonostante la stazza che potrebbe incutere timore, ha un cuore buono e non ci pensa due volte a difendere i più deboli.

Gemma è l’unica ragazza del gruppo, ma non ama molto dimostrarlo: preferisce i vestiti comodi, e la si vede praticamente sempre indossare una sorta di tuta da meccanico più anfibi neri. E ovviamente indovinate? Viene presa in giro perché è una ragazza che non assomiglia ad una ragazza!
Magrissima e minuta, non teme però di tirare un cazzotto qualora provino a dire qualcosa di storto sui suoi amici. La caratteristica principale di Gemma però, oltre al suo coraggio, è la sua incomparabile e smisurata memoria: lei è in grado di ricordare e raccontare fino ai più piccoli particolari di tutto quello che le succede, anche a distanza di mesi, e per questo i suoi amici la considerano la loro “conferma ufficiale”: se l’ha detto Gemma, allora sarà sicuramente così!

Stampa (ovviamente il suo è un soprannome, anche se scoprirete che in realtà quasi tutti quelli del gruppo preferiscono essere chiamati con un soprannome) è una sorta di piccolo genio. Come mai fa parte di questo gruppo di recupero scolastico? Per le moltissime assenze continue. 😅
Stampa è uno spilungone con gli occhiali e, oltre ad avere due genitori decisamente benestanti e che lo riempiono fin troppo di attenzioni, ha una caratteristica insolita per i ragazzini della sua età: deve camminare con le stampelle, sempre. Essere preso di mira all’inizio della scuola gli ha dato la possibilità di conoscere gli altri del gruppo, coi quali si trova così bene da offrire al gruppo un luogo di ritrovo dopo la scuola: la rimessa nel suo giardino, dove non solo possiede ogni sorta di aggeggio tecnologico, ma anche una stampante sempre pronta a stampare qualsiasi cosa di cui lui e i suoi amici abbiano bisogno… ovviamente anche compiti di scuola!

A chiudere il gruppo c’è Ago. Ago è un piccoletto secco secco ma assai sveglio, che ha imparato fin da piccolo a tenere gli occhi aperti e a destreggiarsi nelle situazioni trovando sempre una soluzione… forse anche grazie al lavoro dei suoi genitori, da sempre immersi nel mondo cinematografico. Per questo motivo a casa di Ago si può trovare qualsiasi sorta di oggetto, travestimento, trucco e parrucco che derivi dai set cinematografici nei quali lavorino i suoi genitori, e lui ha imparato con gran piacere a destreggiarsi con quello che gli capita per le mani in casa. Questa sua dote sarà molto apprezzata nel corso del libro.

Loro così diversi, loro così uniti, non si sono mai dati un nome di gruppo, ma sicuramente sono uno dei gruppi più strani e al contempo più uniti che ci siano.

Erano da subito diventati un gruppo a parte, se ne stavano seduti agli ultimi banchi a fare tutto tranne che seguire le lezioni, a volte a scuola manco ci andavano, preferivano scendere al lago a fare quello che Stampa chiamava lezioni in presa diretta. Funzionava così: bisognava guardare tutti intenti un pezzo di lago all’orizzonte oppure vicinissimo sotto di loro, all’imbarcadero, poi ognuno doveva dire tutto quello che aveva visto e sentito. […] gli altri della classe li guardavano un po’ come animali strani, sentivano a pelle la loro diversità e questo li rendeva sospettosi, diffidenti, a volte anche aggressivi. Ma appena uno di loro cinque veniva messo sotto arrivavano gli altri quattro a fare muraglia, e agli aggressori passava la voglia di riprovarci. A Ulisse sembrava che stavano insieme da chissà quanto tempo, invece no, in prima neanche si erano incrociati, solo in seconda avevano cominciato ad annusarsi.

Un giorno, per caso, durante un’escursione, Inco e Ulisse scoprono una grotta speciale. A prima vista sembra che l’averla trovata sia stato frutto di totale casualità… eppure sentono subito che c’è qualcosa di straordinario nella loro scoperta!
Appena erano entrati nella grotta avevano capito che quello che aveva raccontato Ulisse era tutto vero, era il posto giusto per loro. Sarebbe stata la nuova base. Guardavano stupiti le pareti incurvate, così lisce, appena increspate da una peluria di muschio e muffe, una grotta ampia, con dei lastroni di roccia che partivano dal basso e sporgevano, sembravano già dei sedili per le loro riunioni.

Infatti quando decidono di portare anche il resto del gruppo nel luogo appena scoperto, accade qualcosa di imprevisto: all’improvviso si stacca un pezzo di roccia fin troppo liscia al tatto, ma soprattutto quando la roccia viene stretta in mano, viene sprigionata un’esplosione di luce energica che li abbaglia e li catapulta in una serie concatenante di avvenimenti che cambieranno per sempre la loro esistenza.

Di colpo il pezzo di roccia viene via, quasi gli scivola in mano, Inco lo afferra tra il pollice e l’indice, è una pietra che sembra più scura del resto della grotta, sta per mostrarla agli altri quando un lampo improvviso di luce si sprigiona dalla pietra. Ulisse grida, gli altri sono schizzati in piedi con gli occhi sbarrati, la luce lampeggia sfarfallando intorno alla mano di Inco, non si riesce a guardarla tanto è potente, Inco è irrigidito, continua a tenere tra le dita la pietra lampeggiante, la luce si espande, sta riempiendo la grotta, come se si gonfiasse, è una massa densa, un’ondata di luce che sbatte contro i corpi di Ulisse e di Ago…

Dopo l’esplosione di luce potente alla quale hanno assistito tutti e cinque, iniziano a susseguirsi manifestazioni sempre più strane ed inspiegabili, alle quali nessuno sa resistere: tanti curiosi, i militari, dei loschi figuri armati… E soprattutto i cinque amici, che diventeranno ancora più uniti mettendosi decisamente alla prova, e che scopriranno quanto il mondo reale possa racchiudere cose incredibili!

Una delle cose che mi è piaciuta molto di questo libro, oltre ad essere – come anticipavo all’inizio della mia recensione – un libro assai insolito, è che sia stato in grado di stupirmi in positivo su vari aspetti per le sue sfaccettature: non troppo esagerate, eppure speciali nella loro semplicità.
Primo tra tutti il gruppo di amici, il P.O.V. narrativo, l’incalzare degli avvenimenti che rendono il libro scorrevolissimo ed interessante, la grande presenza della Natura come elemento trainante e potente, la semplicità degli Elementi che appaiono nella storia e che allo stesso tempo danno spessore ai protagonisti e a coloro che li aiuteranno (non posso svelarvi i nomi, non faccio spoiler, ma fidatevi che riusciranno a tirare fuori il meglio da loro stessi e dai cinque ragazzini!).
Ho apprezzato inoltre l’evoluzione dei personaggi e quanto questo “gruppo strampalato” riesca ad andare avanti solo tirando fuori il meglio da ciascuno, senza prevaricare l’uno sull’altro, ma fidandosi della saggezza dei più grandi che li accompagneranno e contando sulla presenza di tutti assieme, con le loro qualità diverse ma uniche.

È ancora una volta spiazzata, non aveva mai davvero considerato quei cinque se non dei perdigiorno e invece scopre che ognuno di loro è speciale. Non bisogna dare niente per scontato, lo sta imparando da loro e ne deve far tesoro per il futuro, anche se quella parola, futuro, ora non ha molto senso. Si è ficcata dentro una storia che la sta capovolgendo dalla testa ai piedi, ecco, ora l’unica cosa che conta è dove mettere i piedi, deve stare lei alla guida e farli sentire sicuri di potercela fare.

Mi piace scoprire libri nuovi, mi piace quando questi libri ti lasciano con un senso di ottimismo, e mi piace essere stupita in positivo dalle letture che mi possono anche portare fuori dalla mia confort zone e che al contempo mi facciano sentire a mio agio tra le righe.

Per concludere, aggiungo che “La pietra oscura” sia una lettura davvero scorrevole, interessante e con un bel messaggio al suo interno, un libro che non ha età (non ho mai sentito il “peso” dell’età così giovane dei cinque protagonisti) e che consiglio a chiunque abbia voglia di svagarsi un po’ restando però coi piedi per terra in un’avventura molto verosimile… con quel giusto pizzico di fantasia che non guasta.

Buona lettura!

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