[RECENSIONE] CIRCE - MADELINE MILLER - SONZOGNO


Buongiorno Sognalettori!
Oggi vi parlo di "CIRCE" di Madeline Miller, un romanzo molto discusso e famoso, tradotto e pubblicato in Italia da Sonzogno, ma poi ristampato anche in altre versioni ad esempio Marsilio, Economica Feltrinelli...

Madeline Miller è nata a Boston, ha un dottorato in lettere classiche alla Brown University e ha insegnato drammaturgia e adattamento teatrale dei testi antichi a Yale. Attualmente vive a Narberth, Pennsylvania, con il marito e due figli. Il suo primo romanzo, La canzone di Achille (Sonzogno 2013), è stato un successo internazionale, ha vinto l’Orange Prize ed è stato tradotto in venticinque lingue. Pubblicato negli Stati Uniti e nel Regno Unito nel 2018, Circe ha scalato le classifiche dei libri più venduti del New York Times e del Sunday Times ed è stato “libro dell’anno” per le principali riviste letterarie americane.


IL ROMANZO


Titolo: Circe
Autore: Madeline Miller
Data di uscita: 14 Febbraio 2019
Genere: Narrativa Straniera Contemporanea | Miti, Saghe e Leggende
Pagine: 411

Ci sembra di sapere tutto della storia di Circe, la maga raccontata da Omero, che ama Odisseo e trasforma i suoi compagni in maiali. Eppure esistono un prima e un dopo nella vita di questa figura, che ne fanno uno dei personaggi femminili più fascinosi e complessi della tradizione classica. Circe è figlia di Elios, dio del sole, e della ninfa Perseide, ma è tanto diversa dai genitori e dai fratelli divini: ha un aspetto fosco, un carattere difficile, un temperamento indipendente; è perfino sensibile al dolore del mondo e preferisce la compagnia dei mortali a quella degli dei. Quando, a causa di queste sue eccentricità, finisce esiliata sull’isola di Eea, non si perde d’animo, studia le virtù delle piante, impara ad addomesticare le bestie selvatiche, affina le arti magiche. Ma Circe è soprattutto una donna di passioni: amore, amicizia, rivalità, paura, rabbia, nostalgia accompagnano gli incontri che le riserva il destino – con l’ingegnoso Dedalo, con il mostruoso Minotauro, con la feroce Scilla, con la tragica Medea, con l’astuto Odisseo, naturalmente, e infine con la misteriosa Penelope. Finché – non più solo maga, ma anche amante e madre – dovrà armarsi contro le ostilità dell’Olimpo e scegliere, una volta per tutte, se appartenere al mondo degli dei, dov’è nata, o a quello dei mortali, che ha imparato ad amare.


Di Circe normalmente non si sa molto, infatti la maggior parte della gente la conosce come la maga dell’isola di Eea che ha trasformato in porci i compagni di Odisseo, per poi innamorarsi di quest’ultimo ed essere abbandonata alla fine.
Circe è sempre presentata come una maga e una donna spietata, come una delle tante amanti che Odisseo ha incontrato lungo il suo viaggio di ritorno a Itaca.
L’autrice racconta, come mai nessuno prima, aspetti della vita di Circe e della sua personalità da sempre trascurati. Il romanzo di Madeline Miller mi ha proprio sorpresa e coinvolta.

“Nacqui quando ancora non esisteva nome per ciò che ero. Mi chiamarono ninfa, presumendo che sarei stata come mia madre, le zie e le migliaia di cugine. Ultime fra le dee minori, i nostri poteri erano così modesti da garantirci a malapena l'immortalità. Parlavamo ai pesci e coltivavamo fiori, distillavamo la pioggia dalle nubi e il sale dalle onde. Quella parola, ninfa, misurava l'estensione e l'ampiezza del nostro futuro. Nella nostra lingua significa non solo dea, ma sposa. Mia madre era una di loro, una naiade, guardiana di fiumi e sorgenti. Aveva catturato lo sguardo di mio padre quando lui era in visita al palazzo di Oceano, il padre di lei. In quei giorni Elios e Oceano condividevano spesso il desco. Erano cugini, e di pari età, sebbene non lo sembrassero. Mio padre risplendeva luminoso come bronzo appena forgiato, mentre Oceano era nato con occhi rugiadosi e una barba bianca lunga fino alla cintola. Eppure erano titani entrambi, e preferivano la compagnia reciproca a quella degli dii nuovi di zecca in cima all'Olimpo, che alla creazione del mondo non avevano assistito.”

Circe è il racconto di una vita travagliata e unica, ma soprattutto è il racconto della vita di una donna forte, intelligente, audace.
La scrittrice ci presenta al rallentatore, l’intera vita della maga, partendo proprio dalla nascita e dalla fanciullezza, dandoci così la possibilità di conoscere la vera Circe, di scoprire come è nata la grande maga che tutti conosciamo. Grazie proprio all’approfondimento di questa autrice ho avuto modo di scoprire cose che ignoravo.

Siamo nell’Antica Grecia, in una società patriarcale dominata da una cultura fortemente maschilista, in cui le donne hanno valore pari a zero e più volte nel corso della storia la scrittrice si concentra proprio su questo aspetto, mettendo in evidenza come Circe sia stata ripudiata dal suo stesso padre, maltrattata e confinata in un piccolo angolo di mondo.

“La gelida punta di una lancia mi stava rigirando nel ventre. Ma cosa mi ero messa in testa? Il mio passato non era un gioco, né una storia d’avventura. Era un informe relitto sbattuto sulla spiaggia dalle burrasche e lasciato lì a marcire. Orribile quanto quello di Odisseo.”

Nonostante tutte le difficoltà che ha dovuto affrontare, Circe si è sempre rialzata e ha sempre tirato fuori un coraggio da leonessa anche nei momenti più ardui e contro gli avversari più temibili. La figlia di Helios è stata denigrata, abbandonata, chiamata sciocca e inutile, violentata nel corpo e nell’animo, eppure non si mai lasciata andare. È una titana, figlia del Sole, ma prima di tutto è una donna che ha combattuto per la sua sopravvivenza e quella dei suoi cari, che si è fatta da sola, che ha avuto la pazienza di lavorare fino allo sfinimento per imparare cose che non avrebbe mai pensato di poter apprendere.
E così, già dopo qualche capitolo, Circe smette di essere la maga cattiva, come è sempre stata ai nostri occhi, e diventa una donna che non ha avuto bisogno di essere accompagnata da un uomo per farsi rispettare, ma che ha trovato da sola la forza e il modo per farlo.

“Ecco il pensiero: tutta la mia vita non era stata che tenebre e abissi, ma io non ero parte di quelle acque scure. Ero soltanto una delle creature che le abitavano.”

Circe è la figlia del dio Helios, il sole, e della ninfa Perseide. Fin da piccola è molto diversa dai suoi fratelli, dalle sue sorelle e dai genitori. Ha un carattere difficile, un aspetto fosco e un temperamento molto indipendente. Questi suoi atteggiamenti le attirano addosso le battute e lo scherno dei suoi fratelli, che si divertono a prenderla in giro e a farle i dispetti. A differenza di loro e dei suoi genitori, Circe è molto emotiva e sensibile alla sofferenza, soprattutto a quella dei mortali. Per gli dei questi ultimi sono giocattoli nelle loro mani, con i quali divertirsi e dei quali non curarsi. Per Circe invece la loro sofferenza è qualcosa di angosciante. Quando si rende conto che i suoi comportamenti ingenui e quelli del padre potrebbero causare sofferenza ai mortali, ne è profondamente turbata.
In un primo momento non capisce cosa sia quella sensazione che gli altri dei non provano:

"Avvertii qualcosa torcersi nel petto, come quando si strizza un panno”.

È la vicenda di Prometeo a farle acquisire una nuova consapevolezza. Prometeo, titano amico dell'umanità e amante del progresso, ruba il fuoco agli dei per donarlo ai mortali. Colto in flagrante dagli dei viene incatenato ad una rupe e costretto a subire torture da lì all'eternità.
Mentre nessuno sembra essere turbato dalla punizione, Circe ne è scioccata e decide di aiutare Prometeo a dissetarsi. Questo suo piccolo gesto, che non avrà grandi conseguenze sul povero titano, viene però caricato di grande potenza: è il primo gesto ribelle di Circe, è un gesto rivoluzionario, è il primo passo verso l'emancipazione della dea.

Circe successivamente si innamora di un mortale: Glauco. In un primo momento le cose sembrano andare bene tra i due. Lui però è destinato ad invecchiare e infine morire e Circe non lo sopporta. Cercando di porre rimedio alla finitezza dell'amato, Circe si cimenta nella preparazione dei suoi primi pharmaka, le pozioni magiche.
La dea ricava da alcuni fiori un liquido capace di fare miracoli: questo riesce a rendere Glauco un dio immortale, ma ne fa emergere anche la vera natura, quella di una persona tracotante, insensibile e incline agli eccessi tipici delle altre divinità. Finirà con l'innamorarsi di Scilla, una ninfa alla corte di Helios, e le chiederà di sposarlo. Circe rimane profondamente ferita dal gesto e la travolgente gelosia nei confronti di Scilla la porta ad odiarla a tal punto dal volerla punire, trasformandola nel famigerato mostro. Ed ecco che scopriamo dunque anche la genesi dell'essere che poi dovranno fronteggiare i compagni di viaggio di Ulisse nell'Odissea.

“Ascolto il suo respiro, tiepido sull’aria notturna, e in qualche modo mi conforta. Lui non intende dire che non siamo spaventati. Solo questo: che siamo qui. È questo che vuol dire nuotare nella corrente, camminare sulla terra e sentirne il tocco sotto i piedi. È questo che significa essere vivi.”

Zeus però è preoccupato dei poteri e dal temperamento di Circe e per questo, d'accordo con Helios e le altre divinità, la costringe a vivere segregata e in completa solitudine sull'isola di Eea. È da questo punto in poi che ha veramente inizio la rivoluzione interiore della dea.
Assistiamo infatti ad una lenta e progressiva crescita e presa di coscienza. Da ragazzina bistrattata a donna consapevole delle proprie capacità. Circe inizia a acquisire tutte le competenze di cui ha bisogno e che desidera padroneggiare, e i risultati che ottiene contribuiscono ad aumentare la sua autostima e il suo senso di auto-efficacia.
Impara a distinguere tutte le piante dell'isola e le loro proprietà, impara a sfruttarle, si rende conto di saper addomesticare le bestie feroci e di poter parlare con loro. E mentre si consolida questa sua nuova personalità, l'isola che prima considerava alla stregua di una prigione, diventa per lei un regno.

È sempre attraverso gli occhi della dea che conosciamo Ermes e veniamo aggiornati sulla loro relazione.
In seguito facciamo la conoscenza di Dedalo, grande scultore, architetto e inventore che abbiamo incontrato anche nell'Eneide. Assistiamo alla sua morte, insieme al figlio Icaro, per aver volato con le ali di cera troppo vicino al sole.
Riviviamo il mito di Arianna e del Minotauro, del labirinto di Cnosso, tutto dal punto di vista di Circe. Circe infatti è la sorella della madre del Minotauro e viene chiamata a fare da ostetrica per la nascita del mostro.

Il fil rouge che lega tutti gli avvenimenti della vita di Circe è però la sofferenza per i mortali ai quali lei tiene tanto.
Icaro, Dedalo, Arianna, le vittime del Minotauro, le vittime di Scilla: sono tutti morti che non lasciano indifferente la coscienza della dea. Soprattutto le vittime di Scilla pesano come macigni sulla coscienza di Circe, poiché il mostro è una sua creazione e lei non se lo perdona.
Tornata all'isola di Eea, Circe continua ad imbattersi in marinai, tra cui Giasone, che sbarcano sulla sua isola. Avendo a cuore i mortali ne sottovaluta la malvagità e, colta alla sprovvista ed esterrefatta dal loro comportamento brutale, viene violentata.

In seguito al trauma, il carattere della dea si inasprisce. Diventa diffidente e ostile ed è per questo che comincia a trasformare in porci tutti gli umani ingrati che, sbarcando sull'isola e chiedendo asilo, finiscono per tentare di violentare Circe e le ninfe.
Tra i viaggiatori, come sappiamo, arriva anche Ulisse. È lui che con le sue attenzioni e il suo affetto farà ricredere la dea sui mortali. Ulisse le racconta del suo viaggio, di Penelope, di Telemaco e del suo regno.
La dea ama profondamente Ulisse e i due hanno una storia d'amore appassionata. Ulisse però ha ancora molte avventure da vivere e Circe lo sa e per questo lo lascerà andare via, senza dirgli di avere il loro figlio in grembo, Telegono.
Circe è una madre troppo apprensiva che dedica attenzioni spasmodiche a suo figlio, anche per colpa di una profezia nefasta che la costringe a prendersene cura in maniera soffocante. Inevitabilmente Telegono, ormai adolescente, si ribella a lei e al suo amore opprimente e parte alla ricerca del padre, finendo tuttavia per ucciderlo così come era stato profetizzato. Telegono torna quindi a Eea, accompagnato da Penelope e dal fratellastro Telemaco, i quali, avendo la vita distrutta a causa della morte di Ulisse, chiedono aiuto a Circe.

Il finale è un bellissimo colpo di scena, molto potente e carico di significato.

“Entrai in quel bosco e la mia vita ebbe inizio.”

Sarà impossibile, durante la lettura, non innamorarsi di Circe che, pagina dopo pagina, grazie all'ammaliante scrittura di Madeline Miller, ci apparirà sempre più fragile ed umana.
La sua storia, il suo profondo amore per Odisseo, la sua fragilità di madre quando terrà tra le braccia il piccolo Telegono, nato mortale, reclamato da Atena, esposto ad ogni pericolo, renderanno Circe la più umana tra i titani.
La Miller crea un romanzo in cui divinità, magia e realtà si fondono in un unico essere; un romanzo che ha le asperità delle scogliere che cingono l'isola dei Eea, il bagliore delle stelle che trapuntano il suo cielo, ma anche il tanfo dei corpi masticati da Scilla.
È un romanzo in cui buio e luce si alternano in una perfetta danza, come il sole e la luna che scandiscono le solitarie giornate di Circe.
Ho apprezzato lo sguardo multiplo dei personaggi e della stessa Circe che cambia e acquista nuova consapevolezza con cui guardare agli eventi e alle persone.

Consiglio questo libro perché è un libro sul potere e le sue forme: un libro pieno di errori; un libro sulla compagnia che ci capita e quella che scegliamo; un libro sulla solitudine come spazio per ascoltarsi senza il rumore degli occhi degli altri.

“... la mia solitudine, l'avvertivo sospesa ovunque, aggrappata come tela di ragno, inevitabile.”

Questa storia parla di divinità, ninfe, maghe ed eroi navigando al largo della perfezione.
La voce di Circe è fioca, tuona, balla e traballa fino a che trova se stessa: ascoltarla è stata un privilegio irrinunciabile. Sono i vincitori a scrivere la storia e nessuno ha mai chiesto il parere di Circe, perciò leggendo questo romanzo pare di essere davanti a una storia completamente nuova, a un personaggio completamente nuovo.
Il cambio di punto di vista è spiazzante, quasi sconvolgente. Stupefacente. Ed è proprio questa novità la carta vincente del libro di Madeline Miller.

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