[RECENSIONE] RITORNO ALL'ISOLA DELLE DONNE - MOLLY AITKEN - GARZANTI


Buongiorno Sognalettori,
oggi vi parlo di "RITORNO ALL'ISOLA DELLE DONNE" di Molly Aitken, pubblicato da Garzanti, che ringrazio moltissimo per la copia cartacea in anteprima. 📖😊

Classe 1991, Molly Aitken è stata definita dalla critica una delle voci contemporanee più interessanti, originali e incisive per l’abilità e la precisione con cui tratteggia personaggi, luoghi e situazioni. Ritorno all’isola delle donne è un esordio potente e di indubbia eleganza, che esplora i chiaroscuri della maternità. E illumina il tortuoso sentiero che noi tutti percorriamo per cercare la nostra identità schivando i colpi del destino.


IL ROMANZO


Titolo: Ritorno all'isola della donne
Autore: Molly Aitken
Data di uscita: 15 Aprile 2021
Genere: Narrativa contemporanea straniera
Pagine: 256

C’è un solo modo per essere libere: infrangere ogni regola.

Al largo delle coste irlandesi c’è un’isola lontana. Un’isola dove il vento soffia senza sosta. Un’isola dove la legge è dettata dagli uomini e alle donne è concesso solo di essere madri o figlie. Qui, in una notte di tempesta, Oona viene alla luce. Il suo pianto sovrasta il ruggito delle onde e già presagisce sventura. Figlia della rabbia e del dolore, Oona è una ribelle, non le importa nulla della disciplina che la madre le impone, tentando di tarparle le ali. L’unica persona in grado di capirla è Aislinn. Lei è diversa dalle altre donne dell’isola: ha scelto la libertà e per questo è temuta e disprezzata. Grazie a lei, Oona impara a essere sé stessa. A non avere paura di inseguire i propri desideri, anche se sembrano sbagliati. Ma quando si osa troppo e non si rispettano le regole, il rischio è di pagare un prezzo alto. Ben presto, un evento tanto inaspettato quanto violento si abbatte su Oona, che è costretta ad abbandonare l’isola e a prendere il largo, anche se non nel modo in cui aveva immaginato. Da allora sono trascorsi trent’anni. Un tempo lunghissimo in cui Oona ha cercato di non guardarsi indietro e di dimenticarequello che è stato. Ma adesso deve tornare sull’isola dove tutto è iniziato. Perché è lì che sua figlia è fuggita. Ed è solo e soltanto lì che potrà dare voce a ciò che non ha mai confessato prima: una verità capace di regalarle la libertà che cerca da tutta la vita.


Ritorno all’isola delle donne si presenta come un libro potente e particolare. Lo si intuisce sin dal suo incipit, dove la nostra protagonista è l'io narrante di tutto il libro, ci descrive la propria nascita, attraverso la fatica fisica e psicologica di sua madre in quella precisa situazione.
Dal momento in cui nasce, Oona esercita un forte potere sul lettore, un ingresso nel mondo, forte e impetuoso, come la tempesta che in quel momento imperversa sull’isola e che sua madre si sente addosso, nel momento in cui mette al mondo il terzo figlio. Una bambina.

Non è facile essere donna su un’isola, dove il mare separa le donne dagli uomini, dove essere donna significa soltanto essere mamma, moglie e poi nonna. Le donne col passare del tempo svaniscono, come se ad un certo punto non ci fosse più alcun ruolo per loro nella vita quotidiana.

Mentre gli occhi di Maria dipinti d’azzurro le bruciavano la schiena, la mamma si sostenne appoggiandosi al muro e implorò Dio – le richieste grosse le faceva solo a lui – di allontanare i tormenti che le davo io, sua figlia; ma lui, come la maggior parte degli uomini, non era tipo da farsi coinvolgere in faccende da donne.
In qualche modo la mamma riuscì ad arrivare alla camera grande. Il fulmine lampeggiò nella finestrella e fu inghiottito dalla morsa buia della tempesta.

Oona cresce sotto il costante occhio vigile di sua madre Mary, donna fredda, rigida e timorata di Dio, tanto devota religiosamente alla sua Maria personale, che la segue, con gli occhi dipinti d’azzurro, nel soggiorno di casa, dalla quale si sente continuamente osservata e giudicata.
Una mamma sempre attenta a imporre comportamenti decorosi, affinché l’isola non abbia mai motivo per avere sulla propria bocca parole di giudizio nei confronti della figlia.
Oona è invece una figlia che cresce ribelle e indisciplinata con forti sentimenti di disprezzo verso la propria madre, dalla quale riceve puntualmente punizioni per ogni piccola chiacchiera provocata.

Durante la sua adolescenza Oona osserva e ammira Aislinn, la donna più “chiacchierata” dell’isola, colei che ha permesso a sé stessa di esprimersi, scatenando ovviamente l’ira e il giudizio di tutto l’universo femminile, ma che sarà per la nostra protagonista una figura di riferimento e grande aiuto, avendo con lei un legame speciale in quanto madre del suo amico Felim, nato in quella medesima tormentata notte.
Felim sarà una delle figure maschili sempre presente e più importanti nella vita di Oona, assieme ai suoi due fratelli maggiori.

Sull’isola, il mare era ciò che separava le donne dagli uomini. Le donne non venivano prese dall’acqua. Le madri erano prosciugate dal versare lacrime sui corpi dei figli morti. Le nonne svanivano presto nella vecchiaia, rapide quasi come lune calanti, e le ragazze affogavano nelle maree di sangue del parto. Gli uomini combattevano la morte sul mare, le donne dentro casa.

Ritorno all’isola delle donne è un libro che concentra la narrazione attorno al rapporto madre figlia, attraverso la relazione tra Oona e sua madre, che successivamente si ripercuote su quello tra lei e Joyce, sua figlia.
Questo continuo conflitto emerge durante tutta la storia, è presente in ogni frase e in ogni scelta che la nostra protagonista si ritrova a fare, è un continuo martellamento, un condizionamento al quale non è facile sfuggire, che la seguirà in tutte le fasi della sua vita.

L’isola in quanto tale esercita inevitabilmente il suo ruolo ammaliatore, una seconda madre, dalla quale si vuole scappare, ma della quale si sente poi una profonda malinconia.
La fuga di Oona dall’isola sembra prometterle un nuovo inizio, una rivalsa alle sofferenze subite, ma il richiamo dell’isola e del suo passato non le danno tregua, la seguono costantemente. Al proprio passato è impossibile sfuggire, ancora meno quando sua figlia, ribelle quanto lei, sente il richiamo delle proprie origini e dell’isola che cerca di riprendersela.
Forse solo l’isola potrà rendere libera Oona da ciò che ha cercato di sfuggire per tanti anni.

Attraverso il suo narrare, Oona ci permetterà di provare intense e trascinanti emozioni, che accompagnano l’urlo, forte e assordante di una donna che vive con lo sfiancamento di essere figlia e la difficoltà dell’essere madre.
Un libro faticoso, a momenti stremante, che con una scrittura scorrevole e spesso dura e aggressiva, ci permette di sentire ogni piccola sensazione che viene vissuta dalla nostra protagonista e dai personaggi che le ruotano attorno, che ognuno a suo modo, eserciterà su Oona forti sentimenti e grandi condizionamenti.

L’isola ha il suo ruolo fondamentale in tutta la vicenda, perché su un’isola non si è mai soli, e si è sempre sotto gli occhi di tutti.
L’isola e il mare, hanno un potere infinito sui loro abitanti, e nel momento in cui ci si allontana, il rumore del mare diventa assordante nella sua assenza.

Scappai via da loro perché non avrei dovuto essere lì. Non avrei mai dovuto vedere quel momento che apparteneva soltanto a loro. Ma vivevamo su un’isola, e alla fine nulla poteva restare nascosto a lungo.

L’isola cattura sempre l’attenzione nelle mie letture. Ho sempre vissuto su un’isola per cui conosco benissimo il forte potere che essa esercita sulle persone e la grande difficoltà che si può incontrare nel cercare di abbandonarla, ma che presenta inevitabilmente tanti limiti.
Il mare ti chiama, e il suo richiamo non si può ignorare.

Consiglio la lettura di questo libro a chi si vuole immergere in una storia ricca di forti emozioni, dove spesso è necessario fermarsi un attimo e trattenere il respiro, stare in apnea, perché è un’immersione profonda nell’introspezione del mondo femminile e della maternità.

È la storia di una donna che, come tante, ha bisogno di non rispettare le regole per potersi creare un posto nel mondo.


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