[INTERVISTA] IL BATTITO DEI RICORDI - VANESSA ROGGERI - RIZZOLI


Ciao Vanessa,
sono molto felice di riaverti qui su Diario di un Sogno. Tre anni dopo il tuo ultimo successo, “La cercatrice di corallo”, edito Rizzoli, con cui hai vinto il prestigioso premio letterario Grazia Deledda, dall’11 maggio torni in libreria con “Il battito dei ricordi” (Rizzoli).

1) Un cambiamento importante, il tuo, dopo tre romanzi dedicati alla Sardegna hai sentito l’esigenza di raccontare qualcosa di diverso: quando hai capito che era il momento giusto per compiere questa scelta e soprattutto, quali sono le motivazioni che ti hanno spinta a fare questo passo?

- Grazie mille per l’invito, è sempre un grande piacere per me essere ospite del blog.
Per rispondere alla prima domanda parto da un’affermazione: un autore che segue il proprio percorso creativo, fuori da ragionamenti fatti a tavolino, non sbaglia mai. L’idea che ha dato vita al mio quarto romanzo è scoccata come una scintilla molti anni fa, prima della trilogia sarda, a dimostrazione che l’orizzonte di uno scrittore non conosce confini e che il suddetto percorso è in realtà un intreccio tutt’altro che lineare, fatto spesso di svolte improvvise, pause e ritorni. Semplicemente ho sentito di essere finalmente pronta a raccontare una storia che ha richiesto una lunga ricerca, quattro stesure e una complessa indagine emotiva e psicologica.


2) Protagonista di questa nuova storia è una tematica molto particolare: la reminiscenza. Ma se ho imparato a conoscerti, mi aspetto di trovare molto di più... Vuoi raccontarci qualcosa in anteprima?

- Reminiscenza significa evocare rimembranze che sono in qualche modo più vaghe e sfumate di un ricordo vero e proprio, l’impressione inafferrabile di un qualcosa, come un déjà vu. È un termine che ho mutuato dai dialoghi platonici e che fa riferimento al fenomeno che occorre alle persone in grado di ricordare le proprie vite passate, i reminiscenti appunto. È un argomento tanto affascinante quanto elusivo, per questo ho cercato di usare un approccio concreto che facesse riferimento a un’indagine verificabile nella realtà.
Con Il battito dei ricordi ciò che mi proponevo di raccontare era l’eccezionalità di un vento extra normale che irrompe nella vita tranquilla di una famiglia privilegiata, e ne spezza l’unità scuotendo tutte le certezze dei protagonisti. L’elemento scientifico si mischia all’arte, quella italiana legata ai capolavori del Raffaello custoditi nelle Stanze Vaticane, ma al di là di tutto questo, il libro è un viaggio alla scoperta del significato più profondo della vita e della morte.


3) Cosa ti aspetti da questa nuova avventura? Hai nuovi progetti all’orizzonte?

- Scrivere è sempre la priorità, soprattutto farlo seguendo le storie che mi piace raccontare. Tra i tanti progetti in corso, posso anticipare che questa estate ci sarà una bella sorpresa.

4) Cosa ha significato per te scrivere questo romanzo? In termini di ispirazione, ricerca, fino ad arrivare al momento della pubblicazione, soprattutto pubblicare in un periodo per tutti così difficile.

- Come dicevo l’idea per “Il battito dei ricordi” è nata prima rispetto alla trilogia sarda, e proprio per questo motivo la storia è stata per tanto tempo il ricettacolo di tutti i miei sogni di aspirante scrittrice. Ha richiesto anni di ricerca, quattro stesure e una particolare attenzione perché a differenza di un’ambientazione datata, un romanzo contemporaneo narrato in prima persona è maggiormente insidioso; il rischio di fare errori è alto perché non esistono zone d’ombra che posso riempire di credibilità con la mia fantasia. Quindi, essere giunta finalmente a una pubblicazione con una casa editrice prestigiosa come la Rizzoli, significa la realizzazione di un sogno particolarmente caro al mio cuore.

5) Ci hai abituato a personaggi forti e indimenticabili, restano dentro ed è difficile non provare empatia. In questo romanzo troviamo Isabel e Javier, la loro vita famigliare viene totalmente stravolta da un incidente d’auto. Mi viene da pensare a come l’esistenza sia imprevedibile e a come sia difficile gestire il cambiamento che crea smarrimento. Qui la nostra protagonista si trova ad affrontare un mix di sentimenti bello pesante, l’uomo che ama finisce in coma e al suo risveglio non la riconosce. Abbiamo quindi il dolore, il senso di perdita, il dolore nel vedere il marito rifiutare gli affetti più cari e il dover convivere con tutto ciò, senza però perdere la speranza di recuperare la loro normalità. Quanto è stato difficile immedesimarsi in Isabel?

- Non è stato facile mettermi nei panni di una moglie e madre che si trova ad affrontare una situazione che non è lutto e non è semplice malattia, bensì qualcosa assimilabile a un senso di estraneità che terrorizza. Ci è voluto del tempo per capire come ci si potesse sentire a essere così disperati da fare qualsiasi cosa pur di riavere indietro la persona che ami, anche a credere a ciò che sembra incredibile. Non mi sono permessa di darle voce finché non mi sono sentita pronta.

6) Ti pongo la stessa domanda per Javier, perché anche descrivere un risveglio dal coma non deve essere stato affatto facile. Su cosa ti sei basata?

- Lo spunto per Javier arriva da un articolo di giornale vecchio di almeno 12 anni che ancora conservo, la storia di una donna inglese che al risveglio dal coma è fermamente convinta di abitare a Parigi, di avere una vita in quella città, amici e parenti, tanto da parlare francese al posto della sua lingua madre. È una suggestione talmente potente che ho voluto raccontarla senza dimenticare però l’aspetto medico, perché come ben sanno i miei lettori, nei miei romanzi la realtà e l’intangibile trovano sempre il modo di intrecciarsi.

Grazie per il tempo che hai dedicato ai lettori del blog.

Grazie al Diario di un Sogno per la bella chiacchierata. Buona lettura!

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