[RECENSIONE] LA DONNA DEGLI ALBERI - LORENZO MARONE - FELTRINELLI EDITORE


Buongiorno Sognalettori,
oggi vi parlo di "La donna degli alberi" di Lorenzo Marone, pubblicato da Feltrinelli Editore.

Lorenzo Marone (Napoli, 1974) ha pubblicato La tentazione di essere felici (Longanesi, 2015; Premio Stresa 2015, Premio Scrivere per amore 2015, Premio Caffè corretto città di Cave 2016, 16 traduzioni all’estero), che ha ispirato un film, La tenerezza, con regia di Gianni Amelio; La tristezza ha il sonno leggero (Longanesi, 2016; Premio Como 2016), da cui verrà tratto un film omonimo con regia di Marco Mario De Notaris; Magari domani resto (Feltrinelli, 2017; Premio Selezione Bancarella 2017); Un ragazzo normale (Feltrinelli, 2018; Premio Giancarlo Siani 2018); Tutto sarà perfetto (Feltrinelli, 2019); La donna degli alberi (Feltrinelli, 2020) e i saggi Cara Napoli (Feltrinelli, 2018) e Inventario di un cuore in allarme (Einaudi, 2020). Ha una rubrica domenicale, “i Granelli”, su “la Repubblica” di Napoli e collabora con “tuttolibri”. È tradotto in diciassette paesi.

IL ROMANZO


Titolo: La donna degli alberi
Autore: Lorenzo Marone
Data di uscita: 5 Novembre 2020
Genere: Narrativa contemporanea italiana
Pagine: 224

La donna è sola, inquieta, in fuga: non vuole più restare dove non c’è amore. Ha lasciato la città, nella quale tutto è frenetico e in vendita, ed è tornata nella vecchia baita dell’infanzia, sul Monte. Qui vive senza passato, aspetta che la neve seppellisca i ricordi e segue il ritmo della natura.
C’è un inverno da attraversare, il freddo da combattere, la solitudine da farsi amica. Ci sono i rumori e le creature del bosco, una volpe curiosa e un gufo reale che bubola sotto un pergolato. E c’è l’uomo dal giaccone rosso, che arriva e che va, come il vento.
A valle lo chiamano lo Straniero: vuole risistemare il rifugio e piantare abeti sul versante nord della montagna, per aiutarla a resistere e a tornare fertile.
Una notte terribile riporta la paura, ma la donna si accorge che ci sono persone che vegliano su di lei: la Guaritrice, muta dalla nascita, che comprende il linguaggio delle piante e fa nascere i bambini; la Rossa, che gestisce la locanda del paese; la Benefattrice, che la nutre di cibo e premure. Donne che sanno dare riparo alle anime rotte, e che come lei cercano di vivere pienamente nel loro angolo di mondo.
Mentre la montagna si prepara al disgelo e a rifiorire, anche la donna si rimette in cammino. Arriverà un altro inverno, ma ora il Monte la chiama.
Un romanzo lirico e poetico sulla forza d’animo che, a volte senza saperlo, custodiamo dentro di noi. Un invito a coltivare la bellezza del minuscolo e dell’essenziale, a preoccuparsi anche per ciò che verrà e che è altro da noi. Una piccola intima rivoluzione, quella di una donna che con un gesto antico sovverte il suo – e il nostro – stare al mondo.

Una baita nel bosco e una donna.
Un inverno da attraversare.
La legge del Monte e il miracolo della vita.


Questo libro è una poesia immersa nella natura.

Sono pochi i protagonisti umani, e nessuno ha un nome, ma solo un aggettivo che li definisce.
Oltre la nostra protagonista incontriamo lo Straniero, la Guaritrice, la Rossa e la Benefattrice.

Tutti gli altri protagonisti sono gli abitanti del bosco. Un immenso insieme di anime e esseri viventi che interagiscono e si aiutano a vicenda. Troviamo il Cane, il Lupo, l’Orso… tantissime qualità di uccelli, tra cui il Gufo e l’Ermellino, tante varietà di alberi e l’immensità della Valle.

Attraverso la scelta della nostra protagonista di trascorrere un anno intero in una baita in montagna, lontana dalla città e dal rumore, questo libro è un continuo racconto di sensazioni, profumi e forti emozioni. La protagonista, durante l'intero anno, ha così modo di riflettere e ricordare episodi e profumi legati alla sua infanzia e al ricordo dei genitori. Sceglie pertanto di isolarsi per potersi immergere nella piena riflessione sulla sua persona e provare a coccolare e lenire le sue ferite.

La solitudine non l’ho mai sentita nemica, e mai ho provato ad amare per scamparla, ma, se non voluta, può essere la più crudele fra le prigionie. Non cerco presenza fissa al mio fianco, mi servo dei gesti dei più piccoli fra i piccoli, del verso del Gufo, dello scodinzolio del Cane, della visita della Volpe, attenzioni che mi sottraggono alla pena peggiore, quella di non contare per nessuno.

Con gli aghi di abete tra i capelli ho ballato nel sottobosco, il silenzio assoluto e impenetrabile non mi rendeva abitante solitario, non siamo mai soli al mondo, lo diventiamo se smettiamo di ascoltare e ci asserviamo alla fretta, il vizio capitale del nostro tempo, se ci lasciamo sedurre dalla facile idea che la felicità sia da ricercare, non qualcosa a cui prestare attenzione.

È una storia che fluisce lenta, non ci sono eventi concatenati che ne richiedono la lettura vorace, ma al contrario si assapora piano piano, e le poche vicende che intercorrono tra i protagonisti umani segnano profondamente il lato emotivo di tutto il racconto, influenzando e cambiando continuamente le loro sensazioni e spesso le loro scelte, sempre accompagnate dallo sguardo attento o fugace di un animale che sta al loro fianco.

Il suono di un ruscello che arriva da dietro il crinale, la luce tenue che attraversa i rami, lì dove un uccello nascosto prepara il nido, il dolce fruscio del fogliame al vento, l’odore di terreno bagnato e resina… il bosco mi porge ogni giorno le sue risate allegre. E mi salva la vita senza saperlo, senza forse volerlo davvero.

Ho sempre amato la scrittura di Lorenzo Marone e i suoi romanzi, ecco perché ho voluto leggere anche questo suo libro, che si allontana dal suo genere precedente. Avevo inizialmente interrotto la sua lettura, per via di una trama che mi pareva non decollasse. Quando ho ripreso in mano “La donna degli alberi”, l’ho letto con tanto interesse e assaporando ogni momento e ogni profumo o sensazione vi trovassi descritta.

Cantava senza parole la Guaritrice, un suono gutturale che rallegrava me e gli abitanti del bosco, negli occhi il solito scintillio della follia buona, le pupille erano opere d’arte e mi mettevano di buonumore. La sua energia non ha direzioni e mi appare ora come l’unica via d’uscita, può servirmi a svitare gli ultimi arrugginiti bulloni della corazza che ho a protezione, e che non protegge mai davvero nessuno.

È un libro che consiglio a chi vuole concedersi una coccola, una pausa e una full immersion nelle meraviglie che spesso solo la natura ci sa regalare, senza farci sentire la mancanza delle relazioni umane che, pur con pochi preziosi protagonisti, ci insegna le meraviglie del sostegno che gli umani si sanno concedere quando riescono a mettersi a nudo e non aver nessun interesse a mostrare se stessi per come si è realmente, senza la necessità di dover per forza dimostrare una facciata diversa dalla realtà.


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