[RECENSIONE] NIENTE CAFFÈ PER SPINOSA - ALICE CAPPAGLI - GIULIO EINAUDI EDITORE


Buongiorno Sognalettori,
oggi vi parlo di "Niente caffè per Spinoza" di Alice Cappagli, pubblicato dalla casa editrice Giulio Einaudi Editore.

Alice Cappagli è livornese e ha suonato il violoncello nell'orchestra del Teatro alla Scala per 37 anni. Ha pubblicato per Statale 11 un racconto a tema musicale dal titolo Una grande esecuzione (2010). Per Einaudi ha pubblicato Niente caffè per Spinoza (2019 e 2020) e Ricordati di Bach (2020).

IL ROMANZO


Titolo: Niente caffè per Spinoza
Autore: Alice Cappagli
Data di uscita: 5 Febbraio 2019
Genere: Narrativa contemporanea italiana
Pagine: 288

Lei gli legge i filosofi e gli riordina la casa, lui le insegna che nei libri si possono trovare le idee giuste per riordinare anche la vita. Perché lui è un anziano professore capace di vedere nel buio, lei una giovane donna che ha perso la bussola. E mentre il sole entra a secchiate dai vetri, mentre il libeccio passa «in un baleno dall’orizzonte al midollo, modificando i pensieri e l’umore», il profumo della zuppa di lenticchie si mescola ai Pensieri di Pascal, creando tra i due un’armonia silenziosa e bellissima. «Bisogna che io legga nelle cose piccole verità universali. Ma mi occorre la sua collaborazione», dice il Professore a Maria Vittoria. E non resta che dargli ragione, perché in fondo siamo tutti responsabili della forma che imprimiamo alla felicità, nostra e degli altri.

Quando all’ufficio di collocamento le propongono di fare da cameriera e lettrice a un vecchio professore di filosofia che ha perso la vista, Maria Vittoria accetta senza pensarci due volte. Il suo matrimonio sta in piedi «come una capannuccia fatta con gli stuzzicadenti» e tutto, intorno a lei, sembra suggerirle di essere arrivata al capolinea. Il Professore la accoglie nella sua casa piena di vento e di luce e basta poco perché tra i due nasca un rapporto vero, a tratti comico e mordace, a tratti tenero e affettuoso, complice. Con lo stesso piglio livornese gioioso e burbero, Maria Vittoria cucina zucchine e legge per lui stralci di Pascal, Epitteto, Spinoza, Sant’Agostino, Epicuro. Il Professore sa sempre come ritrovare le verità dei grandi pensatori nelle piccole faccende di economia domestica e Maria Vittoria scopre che la filosofia può essere utile nella vita di tutti i giorni. Ogni lettura, per lei, diventa uno strumento per mettere a fuoco delle cose che fino ad allora le erano parse confuse e raccogliere i cocci di un’esistenza trascorsa ad assecondare gli altri. Intorno c’è Livorno, col suo mercato generale, la terrazza Mascagni e Villa Fabbricotti, le chiese affacciate sul mare. E una girandola di personaggi: gli amici coltissimi del Professore, la figlia Elisa, la temibile Vally, cognata maniaca del controllo, la signora Favilla alla costante ricerca di un gatto che le ricorda il suo ex marito, i vecchi studenti che vengono a far visita per imbastire interminabili discussioni. E poi Angelo, ma quello è un discorso a parte. A poco a poco Maria Vittoria e il Professore s’insegneranno molto a vicenda, aiutandosi nel loro opposto viaggio: uno verso la vita e l’altro – come vuole l’ordine delle cose – verso la morte. Senza troppi clamori, con naturalezza, una volta chiuso il libro ci rendiamo conto che la lezione del Professore sedimenta dentro a tutti noi: dai libri che amiamo è possibile ripartire sempre, anche quando ogni cosa intorno ci dice il contrario.


Leggendo questo libro ho respirato la dolcezza unita alla saggezza condita da tanta filosofia. Tre ingredienti che lo hanno reso ai miei occhi una lettura tanto gradevole e spensierata quanto profonda e impegnativa.

Maria Vittoria è in cerca di lavoro, e oltre questo il suo matrimonio pare arrivato ad un bivio. La proposta di lavoro che riceve le propone di fare compagnia ad un professore cieco che ha bisogno soltanto di qualcuno che gli legga qualcosa. E lei non esita a presentarsi al colloquio. In fin dei conti, trovare un lavoro è urgente.

– Leggere so leggere, ma cosa vuole che si legga?
Mah, non so, la figlia ha detto… qui ho proprio segnato in stampatello... che la lettura è una cosa importante per lui. – 

La sua conoscenza col professor Luciano, avviene gradualmente, perché lui pare un tipo un po' particolare, esigente, quasi burbero… ma la loro quotidiana compagnia aiuterà entrambi a capire di cosa hanno bisogno e cosa devono lasciar andare.
Luciano è un amante dei libri e la sua casa ne è una dimostrazione, ve ne sono ovunque, e non è difficile capire che sono per lui un grande e immenso tesoro da custodire, o da condividere.

Mi sono rispecchiata in questo suo immenso amore per i libri e vediamo che per Luciano, i libri sono diventati i suoi occhi, e soprattutto la sua voce. Essi sono il suo tramite, il suo mezzo di comunicazione, ma si percepisce che spesso questo gli provoca sofferenza, se non trova nel suo interlocutore la capacità di capire tutto questo.
Mi sono sentita vicina a Luciano anche in questo, perché quando si amano tanto i libri, capita che si vorrebbe fosse l’unico argomento di cui parlare, e magari fare riferimento a qualche testo o a qualche frase che ci ha comunicato quel qualcosa di cui avevamo bisogno, ma spesso non abbiamo accanto a noi persone con cui poterlo fare perché non condividono la nostra stessa passione.

In questo romanzo la protagonista femminile che viene assunta per leggere qualcosa a Luciano non ha inizialmente questa passione, ma è bellissimo vedere come lei arriva a capirlo anche solo attraverso piccole citazioni.
La lettura di questo libro ha rinforzato in me la convinzione di quanto le parole e i libri possano aiutare ad affrontare la vita e a rafforzare le relazioni interpersonali.

Lo studio del Professore invece era un vero spettacolo: la finestra occupava l’intera parete rivolta a ovest. La luce era accecante. Il resto era un brulicare di scaffali pieni di libri fino al soffitto. Su una vecchia scrivania stavano accatastati giornali che svolazzavano, e altri giornali misti alla posta erano sparsi per terra.

Ho amato tantissimo questo libro per diversi motivi.
Uno di questi riguarda le diverse citazioni filosofiche che vi troviamo, perché Luciano trova la citazione giusta per ogni situazione. In secondo luogo questi due protagonisti, sono diventati indispensabili l’uno per l’altra, perché lei porta in casa quella dose di allegria e veloce intuizione che rende le giornate di Luciano più liete, e gli permette di concedersi quei momenti di godimento che spesso gli vengono precluse dai suoi familiari. Come ad esempio bere un caffè.
– Che ne dice di un bel caffè come quello di ieri? – mi rimise in terra il Professore.
– Elisa dice che le fa male bere troppo caffè.
– Probabile, però è andata al mare...
– Allora che facciamo?
– Non diciamo niente a nessuno, - concluse. – Mi pare inevitabile. A mali estremi, estremi rimedi.

Consiglio questo libro innanzitutto a chi ama i libri e la filosofia, ma anche a tutti coloro che si emozionano con le storie dove le persone e le anime si incontrano attraverso dei piccoli gesti e attraverso la gentilezza delle parole, perché questo libro mi ha fatto capire quanto le parole abbiano un potere che spesso viene sottovalutato.



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