[REVIEW PARTY] IL BAMBINO DI POLVERE - PATRICK K. DEWDNEY - OSCAR MONDADORI VAULT


Buorgiorno Sognalettori,
oggi, assieme ad altri blog, festeggiamo l'uscita del primo libro del Ciclo di Syffo... e lo festeggiamo con un bel Review Party!

Sto parlando di "Il bambino di polvere" di Patrick K. Dewdney, pubblicato dalla casa editrice Oscar Mondadori Vault, che ringrazio enormemente per la lettura del file in anteprima!!

Conoscete già questo autore? Aspetto i vostri commenti sotto al post! 😉

Patrick Dewdney (classe 1984), nato in Inghilterra, dall'età di sette anni vive in Francia e scrive in francese.
Ha esordito nel 2007 con Neva, seguito da altri romanzi. Del 2018 sono i primi due libri del Ciclo di Syffo (oltre a Il bambino di polvere, La Peste e la Vite), illustrati da Fanny Etienne-Artur, che hanno ricevuto tra gli altri il Grand Prix de l'Imaginaire, il più importante riconoscimento francese per la letteratura fantastica.



IL ROMANZO


Titolo: Il bambino di polvere
Autore: Patrick K. Dewdney
Data di uscita: 2 Febbraio 2021
Genere: Narrativa straniera contemporanea | Fantasy
Pagine: 612
Volume: 1° libro del Ciclo di Syffo


SYFFO, MERLO, CARDÙ E BRINDILLA, quattro piccoli orfani, crescono nel podere della vedova Tarron, lungo le rive del Brune. Il loro mondo è “un’entità caotica da domare giorno per giorno”, l’unica cosa su cui possono contare è una ciotola di minestra di rape la sera. Monelli selvaggi, costretti a lottare e a ingegnarsi in mille modi per sopravvivere, a modo loro sono felici.
Fino a un soleggiato giorno d’estate dell’anno 621, quando a Corna-Brune giunge la notizia della morte del re Bai Solistero, primo e ultimo sovrano del Regno-Unificato. Ai quattro ragazzini sembra un evento lontano, che non potrà influire sulle loro vite. Ma anche loro si rendono presto conto che l’atmosfera in città si è fatta più cupa e violenta.
È in questo clima che Syffo, sorpreso a rubare una frittella, per salvarsi si trova costretto a lavorare per il temutissimo Hesse, prima-lama dell’Alto-Brune. Sarà di volta in volta servitore, spia, apprendista chirurgo, conoscerà il carcere, la fuga, il tradimento. Accusato ingiustamente di stregoneria e di omicidio, non avrà che una scelta: abbracciare la dura vita del guerriero.

Nel suo primo romanzo storico, l’autrice bestseller del “New York Times” Marie Lu intesse una storia rigogliosa e poetica che parla di musica, magia e dell’indissolubile legame tra un fratello e una sorella.


Cardù, Merlo, Brindilla e Syffo sono quattro piccoli orfani di 8-9 anni che abitano a Corna-Brune con la vedova Tarron in un piccolo podere fuori dalle mura della città, podere provvisto di un frutteto, dei polli e alcuni porci, oltre a Lasso (l’oca cenerina da guardia).
In realtà i quattro orfanelli vivono nel fienile, non nella casa della vedova, perché a lei è stato affidato il compito di sfamare e alloggiare gli orfani indesiderati della città, e lei, sebbene non con affetto, lo fa per dovere, assicurando loro un tetto sulla testa, un luogo dove tornare a fine giornata e una zuppa di rape calda per cena ogni sera. Ma non impressionatevi, perché è lo stesso pasto che mangia anche la vedova Tarron!

La gente dei clan non si occupa dei bambini abbandonati, poiché secondo le loro credenze non è saggio consacrare del tempo a una prole che non possiede il tuo stesso sangue. Se una stirpe deve estinguersi, è perché lo impone una volontà che sfugge agli uomini ed è quindi inutile opporvisi. Certi ritengono che possa essere addirittura pericoloso interferire in tal modo sul corso degli eventi. Perciò, nell’inferno ostile della Foresta di Pietre e delle Terre-Alte, gli orfani come me erano abbandonati e li si lasciava morire di freddo, di fame, o tra le zanne dei predatori. Tuttavia, al contrario dei Corna-Bruni, quelli dei clan non disprezzano le abitudini degli altri e credo che Frise, avendo osservato i nostri sforzi quotidiani per sopravvivere, fosse arrivato a sentire per la nostra temeraria determinazione una sorta di rispetto.

La vita lì non è delle più entusiasmanti né delle più agiate, perché quel poco che hanno se lo devono guadagnare: ognuno dei quattro bambini cerca dei modi per racimolare qualche spiccio o qualcosa da mettere sotto i denti, e se Merlo sa suonare il piffero, Cardù non esita ad aiutare chiunque gli offra un lavoretto, Brindilla spesso aiuta la vedova con le faccende di casa e Syffo…
Beh, Syffo è quello più scaltro e originale. Per guadagnarsi qualcosa è solito ingegnarsi con dei baratti: qualche mela acerba raccolta nelle sue numerose camminate o qualche uova in cambio di qualcosa di più sostanzioso da mettere sotto i denti, ma non manca anche di sgraffignare al mercato!

Penso ancora con nostalgia a quei tempi, in cui, a soli otto anni, i nostri tentativi esitanti per comprenderci e rispettarci valevano già molto di più di quelli di un gran numero di adulti.

I quattro bambini sono diversi tra loro, però hanno una cosa in comune: sanno di essere orfani e “non benvoluti” dagli altri abitanti della zona e per questo sono molto uniti tra loro e si aiutano a vicenda. Condividono quotidianamente tutto ciò che riescono a recuperare e non mancano di farsi qualche regalino l’un l’altro. Sono un po’ come una famiglia, e si vogliono bene. In particolare tutti e tre i maschietti hanno un riguardo speciale nei confronti di Brindilla…

Aveva quasi la mia età, forse un anno di più, gli occhi a mandorla e la bocca ridente, ma si comportava spesso da mamma con noi tre. Era Brindilla, senza dubbio, la capa del clan. Era lei che curava le nostre spine, i nostri lividi e i nostri cuori, come se nulla fosse. Era lei che divideva il cibo e riparava le ingiustizie, con dolcezza. La adoravo. La adoravamo tutti e cercavamo la sua approvazione per ogni cosa.

Proprio per quell’affetto e quella continua ricerca di attenzioni da parte di Brindilla, un giorno Syffo ruba una ciambella e viene scoperto non tanto dal proprietario del banco, ma dal minaccioso soldato Hesse prima-lama, il quale non lo condanna, ma gli propone di fare dei favori per lui in cambio della tipica punizione inflitta ai ladri: “la legge del taglione”!
Syffo è ben felice che non gli venga tagliata la mano destra, tuttavia non è consapevole di ciò in cui si è involontariamente invischiato: Hesse prima-lama non ha per niente una bella reputazione e c’è addirittura qualcuno che lo pensa responsabile di omicidi e della sparizione di alcuni bambini dei clan!

Sarà la necessità (d’altronde cos’altro avrebbe potuto fare se non accettare la proposta fattagli?), sarà l’incoscienza tipica della gioventù, ma il piccolo Syffo inizia immediatamente con le missioni che Hesse gli affida, a partire dalla ricerca di tre cavalli spariti.
Un po’ vergognandosi per il motivo che gli ha fatto conoscere Hesse e un po’ per il timore che il tale incute, Syffo tiene per sé questa storia, ma la persona a cui si sente di raccontare tutto è la persona più inaspettata: Drice.

Drice fa parte del clan dei Gaici, è alta pressappoco come Syffo, ma soprattutto è una bambina che non ha paura di niente, è provvista di una formidabile parlantina e fin da subito si dimostra molto interessata a diventare sua amica. E queste sue caratteristiche la rendono un’ottima informatrice, una buona aiutante e una vera amica.
Syffo – che da sempre ha occhi solo per Brindilla – inizia a capire quanto la nuova conoscenza con Drice possa diventare importante per lui, nonostante abbia solo 8 anni.

Eravamo culo e camicia, sempre a razzolare insieme qua e là. Non ci avevo messo molto a notare che, nonostante il buon numero di bambini che vivevano alla Conca, Drice non contava tra loro nessun vero e proprio amico e viveva più che altro all’interno della sua piccola cerchia famigliare. Apprezzavo le sue maniere franche, come lei apprezzava le mie. Sapeva che avevo rubato e se ne infischiava alla grande. Anzi, trovava che avessi avuto coraggio, il che era per me una boccata d’aria fresca, tanto mi ero abituato ai moralismi dei miei amici del podere. Nutrivamo un’ammirazione reciproca, io per la sua combattività temeraria, lei per la mia mente aguzza. Io ero di natura piuttosto silenziosa, Drice invece era terribilmente chiacchierona e parlava abbastanza per due.

Ogni giornata scorre in maniera interessante e talvolta anche pericolosa, ed ogni più piccolo dettaglio può rivelarsi importante: come il ritrovamento casuale di un cadavere lungo il fiume!
Il tutto viene raccontato dettagliatamente in prima persona dalla voce di Syffo il quale, adulto e consapevole, ripercorre la sua vita per filo e per segno nei ricordi, vividi di sensazioni, dettagli e descrizioni.
È così che l’intero libro viene narrato: intenso e dettagliato, e sebbene la scrittura risulti un po’ prolissa (specialmente nella prima parte del libro), l’autore non manca di profondità e di eventi.

Nonostante il protagonista all’inizio sia un bambino così piccolo (soli 8 anni sono ben pochi per iniziare un’avventura), pian piano comincia a scoprire le varie sfaccettature belle e brutte della vita e a scoprire come siano davvero i sentimenti, nella più vasta ed intensa gamma possibile. Perché anche coloro che sono rifiutati da tutti a causa della loro provenienza e non sono per nulla abituati a ricevere attenzioni e complimenti, possono diventare importanti.
L’autore si prende tutto il suo tempo per la narrazione, così come Syffo non ha fretta di raccontare e raccontarsi.

Non vi aspettate un romanzo da divorare in poco tempo, perché “Il bambino di polvere” è un romanzo lungo e “pieno”, che ha bisogno di tutto il suo tempo per essere letto ed assimilato… ma se letto con la giusta attenzione e senza fretta, ci si potrà approcciare nella maniera migliore, addentrandosi nei capitoli e nelle avventure di Syffo nel corso della sua vita, capendo bene le dinamiche dei vari clan, le difficoltà della vita in quei territori e soprattutto quanto ogni più piccola cosa possa assumere importanza se guardata dal giusto punto di vista.

In un romanzo che fa parte della letteratura fantastica, troviamo una grande verità e verosimiglianza: una lettura decisamente insolita ed inaspettata, ma piacevole se presa con i tempi giusti e senza farsi scoraggiare dal numero di pagine e dal numero di eventi.
Non abbiate fretta e continuate la lettura fino alla fine del libro, non ve ne pentirete!! 😉

Lo consiglio ai Sognalettori che amano i libri con molte descrizioni, coi personaggi semplici eppure a tuttotondo, dove l’azione non è l’unico perno importante del libro, accompagnata da un contesto storico molto strutturato e descritto dall’autore, che vuole delineare e contestualizzare al meglio ogni cosa.

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