[RECENSIONE] FIABE SARDE - raccontate da SERGIO ATZENI e ROSSANA COPEZ - CONDAGHES


Buongiorno Sognalettori,
questa è la mia prima recensione per il blog.
Mi presento sono Veronica, maestra per scelta, credo al potere delle storie, ai bambini e agli animali. Spettinata dal maestrale della mia isola, appassionata di letteratura per l’infanzia, amo ridere. Con la forza della passione e tanta curiosità conservo la mia bambina interiore.

Oggi, in occasione della tappa 
della Rubrica "Il treno dei sogni" (che potete trovare sul contatto Instagram del blog), vi parlerò del libro libro, "Fiabe Sarde" raccontate da Sergio Atzeni e Rossana Copez, pubblicato da Edizioni Condaghes.

Sergio Atzeni (Capoterra 1952 - Carloforte 1995) ha vissuto in Sardegna a Cagliari fino al 1986. Dopo gli anni sardi, segnati da impegno politico, un´intensa attività giornalistica, una manciata di lavori letterari e un romanzo, decide di passare il mare. Vaga per l´Europa, stabilendosi poi a Torino, con una parentesi sui colli emiliani. Vive dieci anni fecondi di scrittura, fino alla morte (settembre 1995) nel mare dell´isola di Carloforte durante un soggiorno in Sardegna.
Da giovanissimo mostra spiccate propensioni letterarie che lo portano a cimentarsi con generi diversi, dalle Fiabe Sarde (1978) al racconto folklorico e storico Araj Dimoniu, Antica leggenda sarda (1984), al bellissimo Apologo del Giudice Bandito (1986), che gli darà la notorietà meritata; ma è col trittico romanzesco Il figlio di Bakunìn (1991), Il quinto passo è l´addio (1995) e Passavamo sulla terra leggeri (1996) che Sergio Atzeni raggiunge una maturità concettuale e di scrittura che ne rende ancor più dolorosa la scomparsa. Fra le opere postume ricordiamo anche Bellas mariposas (1996) e Raccontar fole (1999).

Rossana Copez (1948-) è insegnante, scrittrice. Dopo aver conseguito la laurea in Filosofia si è dedicata all´insegnamento nelle scuole superiori, impegnandosi anche in una intensa attività sindacale e politica. Si è anche interessata all´animazione culturale della vita della città e ha collaborato per anni con La Nuova Sardegna e altri quotidiani. È autrice di romanzi, di saggi e di racconti e ha curato l´edizione di alcuni importanti volumi: Ussana, monografia storica, 1990; L´archeologo e i falsi bronzetti, 1996; Si chiama Violante, romanzo, 2004.


IL ROMANZO


Titolo: Fiabe Sarde
Autore: Sergio Atzeni, Rossana Copez
Data di uscita: 19 Marzo 2019
Genere: Narrativa italiana locale
Pagine: 144


Fiabe sarde, certo. Ma le fiabe possono essere solo sarde?
No davvero, perché spaziano nell´incanto di tutte le altre fiabe create dall´uomo.
E infatti questi bellissimi racconti, rielaborati dalla tradizione popolare da Sergio e Rossana, ci parlano di Sardegna e del mondo, dei misteri, dei segreti e della poesia del raccontare, per tutti i paesi e per tutte le età.



Quando nel 1978 uscì la prima edizione, ormai introvabile, delle Fiabe Sarde (pp. 105, Lire 6.000) "raccontate" da Sergio Atzeni e Rossana Copez, ero appena entrata in prima elementare e mio padre mi regalò una copia di questo libro. Rieditato e ampliato successivamente dalla casa editrice Condaghes, si avvale oggi di una nuova introduzione di Giacomo Mameli e conserva l’originale prefazione di Albino Bernardini.

Sergio Atzeni e Rossana Copez, si sono basati nel loro lavoro soprattutto sul materiale raccolto nei primi anni del secolo dal glottologo Gino Bottiglioni e su testi trascritti dalle vive voci di pastori e contadini. Un lavoro antropologico di restituzione, che ha ridato dignità e voce alla tradizione favolistica della Sardegna, permettendole di essere fruita anche fuori dal suo contesto originario.

“In quel paese, a quel tempo, davanti alla chiesa di San Pantaleo, c’era un pozzo dove tutti gli allevatori portavano le cavalle gravide. Se le cavalle avessero bevuto l’acqua di quel pozzo nel giorno della festa (e non in un altro) i loro puledrini sarebbero nati verdi.”
(La carrozza di Basuccu)

Infatti questi bellissimi racconti della tradizione popolare, ci permettono di sbirciare quel mondo e i suoi misteri e segreti. Nella parte finale sono riportate le versioni originali in lingua sarda.

Essenziali e incisivi, i racconti superano il limite geografico e temporale, divenendo universali. Ci mostrano una capacità umana di esorcizzare le paure con ironia, accettandone le contraddizioni, e la nostra natura animale, che ci mette a confronto con le nostre pulsioni.

L’arte si fonde con la fiaba, ci arrivano storie misteriose e poetiche di janas, come storie dal valore pedagogico di uomini che avevano la solidarietà come valore.

Le fiabe riemergono potenti nell’immaginario collettivo e ci conducono davanti ad uno specchio atemporale dove ritrovarci.
Raccontate oralmente e arrivate fino a noi grazie al lavoro di conservazione e rispetto della tradizione degli autori di questo libro, che trascrivendole le hanno conservate e diffuse.

“Tanto tempo fa, in una giornata come tutte le altre, né più brutta, né più bella delle altre, un gruppo di pastori portò pecore e agnelli a pascolare, come al solito. Era quasi ferragosto, ed il sole era così caldo che ai pastori coperti di velluti pareva soffocare. Fu a causa del caldo che andarono a cercare riparo e ombra in un bosco di querce, non lontano dalle greggi.”
(Nostra Signora del bosco)

Tornando al giorno in cui ricevetti la mia prima copia di questo libro ne sono grata: è proprio vero che le letture fatte da piccoli ci accompagneranno sempre, che faranno parte di noi e del nostro immaginario.

“In un tempo lontano, sulla cima di Monteoe, stava un palazzo tanto bello che sembrava un castello di principi e di re. Proprio là vivevano le fate. Erano leggere come farfalle. Potevano passare dappertutto e volare in ogni luogo con le loro ali multicolori. Quando si muovevano, illuminavano tutto attorno a sé, come lucciole. Ma avevano un difetto: erano mute.”
(Le fate di Monteoe)

 


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