[RECENSIONE] VOGLIO VEDERTI SOFFRIRE - CRISTINA BRONDONI - CLOWN BIANCO EDITORE



Buongiorno Sognalettori,
oggi tingiamo la giornata di crime perché vi parlo del primo romanzo di Cristina Brondoni“Voglio vederti soffrire”, edito Clown Bianco.

Per chi non la conoscesse, Cristina è una giornalista e criminologa, che ha cominciato la sua carriera occupandosi di serie tv per finire successivamente iscritta alla facoltà di Criminologia di Forlì. Attualmente collabora con l’ex comandante dei RIS di Parma, Luciano Garofalo.





IL ROMANZO


Titolo: Voglio vederti soffrire
Autore: Cristina Brondoni
Data di uscita: 23 Maggio 2019
Genere: Giallo, Thriller, Noir, Romanzo psicologico
Pagine: 304


Milano. In un torrido agosto che sembra non avere mai fine, un anziano uccide la moglie a colpi di accetta. Sulla scena arriva l’ispettore Enea Cristofori, impegnato a seguire altri casi di morti che come sfondo comune sembrano avere il male di vivere, reso più cupo dal caldo opprimente e dalla solitudine di una metropoli svuotata per le vacanze estive.

Normale amministrazione, per quanto tragica. Ma la spiegazione più semplice non sembra convincere Enea, che inizia un’indagine da cui affiorano ricordi che credeva sepolti e indizi inquietanti.


È sabato pomeriggio, sono le 17.30, ed il sole sta piano piano tramontando.
Sono da Matteo, il mio libraio di fiducia, nella sua fornitissima libreria, Liberamente, per assistere alla presentazione del romanzo e dalla porta vedo entrare Lei, Cristina, finora vista solamente in televisione.
Ha con sé una valigetta, tipica degli addetti ai rilievi, esattamente come quelle che si vedono in TV, al telegiornale.
Nel giro di una decina di minuti, su un paio di sgabelli improvvisati tavolini, sono comparsi: segnalini per la numerazione delle prove, tamponi sterili per rilievo DNA, luci forensi, luminol, pinzette, occhiali, polvere per impronte digitali ed una tuta della Polizia Scientifica.




Comincia la presentazione, Vania, direttrice editoriale della Clown Bianco, e Cristina chiacchierano del romanzo, di quanto non sia assolutamente il “classico giallo”. Cristina ha esplicitamente voluto mettere in luce quanto possa essere facile fare del male, raccontando di episodi realmente accaduti, ma riveduti.

“Voglio vederti soffrire” parla di una Milano d’agosto, afosa e calda. Una Milano nella quale si susseguono morti apparentemente non legate da fili conduttori.

Paola, modella a Los Angeles, che perde il lavoro a causa di un bicchiere di troppo e, tornata a vivere a casa dei genitori, viene trovata morta. Un ragazzo che precipita dalla finestra di un albergo: gesto volontario o involontario? Troviamo poi un uomo, anziano, che dopo una litigata con la moglie la insegue e la uccide a colpi di accetta.

Di tutti questi casi se ne occupa, Enea Cristofori, il nostro personaggio principale, affiancato dall’amico di sempre, Gabrio, e dalla collega Sara.
Enea è un personaggio che ha sofferto molto, soprattutto nel periodo dell’infanzia, all’apparenza una persona ordinaria ma in realtà un uomo ossessionato dall’ordine.

“Enea Cristofori più di tutto non sopportava di perdere il controllo.”

Un uomo che preferisce la solitudine ai rapporti e che improvvisamente si accorge che qualcosa non va, sia fisicamente, perché spesso non si sente bene, sia dentro casa perché le cose sembra abbiano cominciato a “spostarsi”.

“Enea non aveva voglia di parlare, di raccontare, di dire cose. Preferiva fermarsi e tacere. Era una cosa che gli veniva bene, tacere. Preferiva sentire la presenza degli altri, più che le loro parole.”

 romanzo che si snoda attraverso capitoli piuttosto veloci, dal ritmo incalzante, fino ad arrivare al capitolo finale.

“Sai chi sono, Enea?”

Cristina ha utilizzato la scrittura in terza persona, ed è riuscita a descrivere i personaggi utilizzando pochissime parole.
Ha stimolato la mia curiosità più volte nel corso del romanzo quando ho cominciato a pormi delle domande: “Ma come ha fatto a non essersene ancora accorto?” “Ma dai, ma com’è possibile?”, “Quindi, adesso?”.
Cristina ha cercato, con la sua scrittura, di mantenere l’attenzione non su chi fosse il colpevole, ma su tutto ciò che gli ruotava intorno. Scelta che rende il romanzo diverso dai suoi simili.

Se anche voi vi siete chiesti come mai l’immagine di copertina sia ricaduta su una testa di bambola rotta… beh, Cristina ha risposto al quesito: Enea (e non solo lui… ma non dico altro) ha sofferto molto durante l’infanzia per cui l’immagine rendeva decisamente l’idea 😊



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