[RECENSIONE] “GERMAINE JOHNSON ODIA IL MARTEDÌ” - KATHERINE COLLETTE - GARZANTI


Buongiorno Sognalettori!
Oggi mi trovate a parlarvi di un libro assolutamente fresco di stampa che uscirà a breve in tutte le librerie, e che la casa editrice mi ha dato modo di leggere in anteprima… Sto parlando di “GERMAINE JOHNSON ODIA IL MARTEDÌ” dell’autrice australiana Katherine Collette, pubblicato in Italia dalla casa editrice Garzanti.

Katherine Collette lavora come ingegnere ambientale e vive a Melbourne con il marito e i due figli. Germaine Johnson odia il martedì è il suo romanzo d’esordio.

Un romanzo che, dopo agguerrite aste alla Fiera di Londra, è stato venduto in 25 paesi. Accolto con ammirazione dalla critica, ha conquistato i lettori. Perché Germaine Johnson siamo tutti noi quando ci barrichiamo dietro le nostre certezze per non rischiare. Ma basta un piccolo passo oltre per scoprire chi siamo davvero. E che gli imprevisti ci rendono migliori.


IL ROMANZO


Titolo: Germaine Johnson odia il Martedì
Autore: Katherine Collette
Data di uscita: 29 Agosto 2019
Genere: Narrativa Straniera Contemporanea
Pagine: 320, cartonato


Germaine Johnson è una persona razionale. Ogni elemento della sua vita è analizzato ed espresso in grafici e tabelle, nessun dettaglio è lasciato al caso, tutto è sicuro e certo. Ha una vera passione per il sudoku, in cui è bravissima, ma proprio non le riesce di inserire in uno schema le persone. Motivo per cui Germaine ne fa volentieri a meno. La sua vita è così, e la rende felice. Fino al giorno in cui qualcosa rimette tutto in discussione: viene licenziata. Una variabile che non aveva preso in considerazione. Deve al più presto trovare un altro impiego, ma mai si sarebbe aspettata di accettare un lavoro al Telefono amico per la terza età. Lì passa le sue giornate rispondendo a mille e più improbabili richieste di anziani che alzano la cornetta per un nonnulla: niente di più irritante per una persona come lei, abituata a non sprecare neanche un attimo del proprio tempo. Ma la cosa che Germaine odia di più è il martedì. Perché è il giorno in cui i colleghi si riuniscono in sala mensa per i biscotti. Perché è il giorno in cui è costretta ad andare al centro anziani e stare in compagnia di chi la tartassa con inutili telefonate. Eppure, più passano i mesi, più Germaine comincia a provare qualcosa che aveva dimenticato da tempo. Qualcosa a cui non sa dare un nome ma che assomiglia molto al sentirsi utile. Di fronte alla minaccia del comune di trasformare il centro in un parcheggio, tutti gli anziani contano sul suo aiuto. Germaine, però, sa che non esiste la formula matematica della fiducia e, per la prima volta, è in preda alla confusione. I suoi amici numeri non sanno esserle di alcun aiuto. Ma ormai non è più sola, e sta per scoprire che, se vissuti insieme, le emozioni e i sentimenti fanno meno paura.


Tutto deve essere in ordine. Detesto gli imprevisti. Ma è il momento di cambiare idea.

Prima di leggere questo libro, non avevo idea di come fosse nella versione originale né conoscevo l’autrice, e perciò sono andata ad informarmi un po’.
Come ho scritto nell’introduzione, questo è il libro d’esordio di Katherine Collette e ho scoperto che il titolo originale è diverso da quello italiano: infatti in inglese è “The Helpline” ovvero “L’assistenza telefonica”. In effetti ci sta bene come titolo, visto il lavoro che fa la protagonista del libro, ma penso anche che la versione italiana del titolo “Germaine odia il martedì” voglia indicare anche qualcosa che la protagonista detesta e di cui non comprende molto bene le dinamiche, come ad esempio il primo martedì che deve passare al lavoro quando le viene affidato un compito molto strano dalla sua collega di scrivania…
Ma partiamo dall’inizio, in modo che sia tutto più chiaro.

La protagonista del libro è Germaine Johnson (37 anni) vive da sola ed è di Boronia, un sobborgo di Melbourne (Australia). È una persona molto precisa e pignola, è schematica, è tutt’altro che espansiva, ha una stragrande passione per la matematica e per i Sudoku. La matematica la appassiona così tanto da esserne quasi fissata, visto che preferisce nettamente valutare tutta la sua vita in rapporto a numeri, schemi, diagrammi, proiezioni, calcoli, grafici e tabelle… piuttosto che rapportarsi agli altri nel modo più comune e relazionale. La cosa personalmente non le ha dato molti problemi, almeno fino a quando lavorava nella compagnia di assicurazioni Wallace: da un giorno all’altro viene informata che il suo contratto non sarebbe più stato rinnovato. Così, senza un motivo. Dopo ben 17 anni di lavoro lì – di cui 5 da Matematica Senior – durante i quali non ha mai ricevuto una promozione nonostante l’anzianità lavorativa maturata, le sue grandi e qualificate competenze, la sua enorme efficienza, precisione e dedizione ai calcoli.
Di punto in bianco quindi Germaine si ritrova la vita stravolta e senza un lavoro non sa proprio che fare… soprattutto se si mette in conto che Germaine ha un carattere molto preciso, fiscale e quasi rigido per ogni cosa che fa, che valuta e che programma.

Col passare di ogni mese, la mia vita diventava sempre più deprimente. Non soltanto perché niente lavoro significava niente soldi, non andare da nessuna parte e non parlare con nessuno, ma perché significava… niente Peter.

Tutta la sua vita era programmata al minimo secondo, tutta così banale ma sicura… dal licenziamento invece, un grande smarrimento la travolge, e sebbene lei sia molto brava a mascherarlo, la madre Sharon (molto legata alla figlia tanto da essere ritenuta troppo assillante da Germaine) non può fare a meno di preoccuparsi della figlia a distanza, e di contattare la cugina Kimberly per chiedere una mano.

Se c’è una cosa in cui sono brava è nascondere le mie emozioni. La maggior parte delle persone non sa che ne ho.

La famiglia è la famiglia, perciò Kimberly fa di tutto per aiutare sua cugina, tanto da procurarle un lavoro in Comune grazie all’amicizia con la Sindaca Verity Bainbridge.

Se si cercava su Google la sindaca Verity Bainbridge, città di Deepdene, veniva fuori una donna di una cinquantina d’anni, con lunghi capelli castani, la pelle abbronzata e denti così bianchi e brillanti che avrebbe potuto fare la modella per un dentifricio. In ogni foto – e ce n’erano parecchie – sorrideva e guardava l’obiettivo.

Le competenze di Germaine in ambito matematico sono assai più alte di quanto in realtà servirebbe per la mansione in Comune, ma l’amicizia della cugina con la sindaca e il non avere altri impieghi che le occupino le giornate, convincono Germaine ad accettare quello che le propongono: lavorare al centralino del “Telefono amico per la terza età”, col compito di dare una risposta, un conforto, un aiuto o anche solo qualcuno che ascolti a qualunque anziano che alzi la cornetta per chiedere aiuto.

Durante il colloquio Francine mi aveva spiegato che il posto disponibile era al Telefono amico per la terza età, un numero che gli anziani potevano chiamare se avevano bisogno di aiuto per fare la doccia o cucinare o qualunque cosa non riuscissero a fare da soli. Questa descrizione iniziale mi aveva fatto rabbrividire. Non volevo pulire i cessi o asciugare le cavità di nessuno. Ma Francine mi aveva detto che non funzionava così. Non avrei dovuto fare le cose che bisognava fare, dovevo solo organizzare perché venissero fatte. «E un sacco di persone non hanno bisogno di niente», aveva detto Francine. «Sono sole e vogliono qualcuno con cui parlare e basta. In effetti, la competenza più importante in un lavoro come questo probabilmente è la capacità di ascoltare. E l’empatia. Al telefono, le persone si aprono davvero, ti raccontano ogni genere di cose. In certi giorni hai davanti tutta la vita di una persona.»
«E quali sarebbero gli indicatori chiave di prestazione?» avevo chiesto. «Adottate un sistema di bonus? Sono molto motivata dagli incentivi.» Avevo sentito Francine che deglutiva. «La retribuzione è di venticinque dollari e ventisette centesimi all’ora», fu la sua risposta. Avevo accettato il lavoro.

Certo, il carattere di Germaine è tutt’altro che pazienze e loquace – cosa che invece è la sua collega di scrivania Eva, una donna logorroica che beve costantemente lattine e lattine si Slurpee e che non esita a tirare fin troppo per le lunghe le telefonate, mangiucchiando biscotti a volontà e facendo briciole ovunque. Eva è l’altra metà del “Telefono amico per la terza età”, un donnone che per la sua parlantina e il suo essere un po’ impicciona urta la pazienza (già poca) di Germaine.
Come se non bastasse, Germaine si rende bene conto degli sguardi incuriositi che le lancia la gente ogni tanto, o dei momenti di silenzio che seguono alle sue battute poco riuscite o fin troppo critiche invece che spassose… Ma poco le importa, a lei interessa fare la sua vita e ricevere soddisfazione dal lavoro che svolge ed è talmente intenzionata a ricevere una promozione di qualsiasi tipo da mettersi a progettare una sorta di algoritmo per ottimizzare le chiamate del telefono amico. Algoritmo che nessuno le ha chiesto ma che lei ha intenzione di presentare non appena sarà riuscita a renderlo il più efficiente possibile.
Ma Germaine è fatta così.

Le cose cominciano a cambiare aria quando viene chiamata a colloquio dalla sindaca, che le affida un compito particolare di indagine sulle lamentele riguardanti il parcheggio di un centro per anziani che viene conteso dai frequentatori del centro… e anche dagli iscritti al Golf Club lì accanto. L’entusiasmo e l’orgoglio per un compito nuovo e segreto affidato solo a lei rende Germaine ancora più concentrata e schematica sul lavoro... Ma è proprio questo compito che, in qualche modo, la farà uscire dal suo guscio e la porterà ad interagire maggiormente con le persone che la circondan
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Per non parlare poi dell’incontro in municipio con Don Thomas (53 anni) che le ricorda terribilmente qualcuno del mondo del Sudoku! Come mai assomiglia così tanto ad Alan Cosgrove? E perché finge di non conoscerla?
Questi sono solo alcuni dei quesiti che si pone Germaine, visto che quel problema col parcheggio diventa proprio una gatta da pelare: se da una parte quelli del Golf Club sostenuti dal Comune ci tengano a ribadire che quei parcheggi siano suolo pubblico e pertanto utilizzabili da chiunque, dall’altra le persone che frequentano il centro ricreativo per anziani hanno le loro motivazioni, soprattutto Celia, Gladys e Betsy. Solo conoscendole Germaine inizierà a capire quanto sia importante ascoltare entrambe le campane durante una contesa, e quanto un gesto di spontanea gentilezza possa cambiare la vita degli altri.

Infatti da quando inizia a frequentare il club dei compiti al centro anziani, per poter aiutare gli studenti con la matematica (cosa che Germaine adora) e che gli studenti trovano ostica, le cose per Germaine cambiano: nonostante la sua reticenza iniziale, il suo interesse per quel compito di volontariato aumenta pian piano e la coinvolge sempre più non solo nella vita di chi conosce tramite il lavoro, ma anche in quella degli studenti che si dimostrano così riconoscenti con lei per l’aiuto che dà loro.

Ammetto che la lettura di questo libro è stata una lettura particolare perché particolare è la protagonista. Germaine infatti è un soggetto non facile da capire subito a primo impatto, e allo stesso modo a primo impatto la lettura non è stata così immediata: i primi capitoli sono più “guardinghi” e lenti, mentre via via che si prosegue coi capitoli si arriva a conoscere sempre meglio il carattere della protagonista e di capisce il mondo che la circonda, le persone che si trova a vedere ogni giorno e che tipo di intesa cercano di instaurare con lei. Penso che l’autrice abbia deciso di adottare questa tattica proprio per immedesimarsi maggiormente lei stessa con la protagonista e per far sì che i lettori facciano lo stesso. Il libro infatti, narrato in prima persona da Germaine Johnson, racconta quel che le succede attraverso i suoi occhi, attraverso la sua percezione delle cose, attraverso i suoi gusti e le sue opinioni critiche e scientifiche. Lei ha una mente matematica e dà per scontato che tutti la vedano come lei, vede bianco o nero e se una questione ha una sola risposta non vede perché ci si debba girare attorno molto tergiversando. Inoltre Germaine non ama molto l’interazione con le persone in generale, cosa che la porta a stare un po’ “fuori dal gruppo e fuori dagli schemi”, ma l cosa apprezzabile in questo libro è proprio il fatto che chi le sta attorno non la forzi a cambiare, ma cerchi di aiutarla pian piano, in modo empatico, trovando qualcosa che le piace (in questo caso il sudoku prima e la matematica poi) per farla interagire ed entrare a far parte di un gruppo secondo i suoi tempi e lasciando che lei si adatti piano piano alla situazione.

Non conoscevo l’autrice (dato che questo è il suo libro d’esordio), e quindi non posso fare paragoni con altri testi, ma devo dire che il suo stile mi ha trasmesso tranquillità, empatia e delicatezza nell’affrontare le situazioni anche più banali (come l’occupazione di un parcheggio pubblico) da un punto di vista insolito, ma non per questo meno importante.
Certo tutti amiamo i libri che hanno dei protagonisti forti, sicuri e trascinanti che ti coinvolgono nel vivo della trama, ma sono da apprezzare molto anche quelli che spiccano perché diversi ed unici. E questo è il caso di Germaine Johnson.

Quando ho iniziato a leggere il libro non mi ero fatta delle aspettative particolari, ho preferito lasciarmi trascinare dalla spontaneità del momento, e infatti tra i capitoli di questo libro così è stata: nonostante il ritmo tranquillo della narrazione, ci sono stati ugualmente momenti di stupore e di curiosità, e anche se all’inizio la lettura è partita un po’ a rilento, poi prendendo pian piano confidenza con Germaine ed il suo modo di vedere le cose, anche la narrazione ha acquistato più fluidità e ritmo.

Sono stata piacevolmente stupita da questa lettura, un po’ diversa dal solito, ma penso che sia giusto leggere ogni tanto qualcosa di diverso dai gusti abitudinari e dalle preferenze proprio per mantenere la mentalità aperta da lettrice e per variare le esperienze di lettura.

Mi sento di consigliare la lettura di questo libro a chiunque abbia voglia di mettersi in gioco e di vedere la realtà da un punto di vista differente da quello che siamo abituati a vedere, e da chiunque abbia la sensibilità di apprezzare una narrazione sincera e vera di vita reale.

Buona lettura e a presto,



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