[RECENSIONE - PREMIO STREGA] CITTà IRREALE - CRISTINA MARCONI - PONTE ALLE GRAZIE


Cari sognalettori, oggi vi parlo di uno dei libri finalisti al prestigioso Premio Strega. Un libro a mio avviso molto attuale, che ogni giovane dovrebbe leggere prima di prendere quell’aereo verso una terra straniera, così, per un punto di vista in più, quello di altri giovani che cercano il proprio posto nel mondo. 

IL ROMANZO

Genere: Narrativa Contemporanea
Data di uscita: 28 Febbraio 2019
Prezzo cartaceo: 16,80€
Prezzo ebook: 9,99€


Nel 2008, quando lascia l'Italia, Alina ha 26 anni: Roma le sta stretta e lei non ama limiti e definizioni. La sua meta è una Londra finora sognata, che si trova proprio alla vigilia della crisi, nell'ultimo momento di porte aperte e possibilità infinite per la sua generazione. Fra piogge improvvise e sprazzi di sole, inerzie e incontri fortunati, trova un lavoro più promettente di quello che ha lasciato da noi e inizia a farsi strada nell'unica società a cui spera un giorno di appartenere. Per lei, credeva, l'identità è un concetto fluido, da piegarsi a piacimento. Scopre che non è così quando entra in scena Iain, giovane medico inglese, e con lui il suo giro di amici. Alina se ne innamora ma il riserbo britannico di lui e l'ostinazione di Alina nel guardare solo al futuro alzeranno la prima barriera fra la ragazza e il suo mondo elettivo. Perché anche Iain ha conosciuto più di un altrove. Nei tardi anni Novanta, a neppure vent'anni, lui e la giovane Vicky avevano lasciato le loro belle case londinesi per andare a vivere in Italia lavorando come volontari. Il fantasma di quel periodo ha ombre lunghe che toccano Alina, costretta a misurarsi con una realtà più inafferrabile del previsto e con il rischio costante di restare sospesa fra due mondi.


Quando ho letto la trama di questo romanzo non ci ho pensato due volte, ho deciso di leggerlo, di avventurarmi nell’introspezione di una ragazza che delusa dal proprio Paese decide di cercare altrove quella soddisfazione personale che altrimenti non sarebbe mai arrivata. E’ la storia di Alina, una ragazza romana di 26 anni che ad un certo punto della sua vita viene colta dall’indifferenza tipica di chi ha perso ogni motivazione per andare avanti, per sperare di trovare un lavoro appagante nella propria città. Occorre imbottirsi di coraggio e avere una mente molto aperta per fare il grande passo che Alina decide di fare: lasciare la sua famiglia, la sua vita italiana per Londra, una terra a lei sconosciuta, la nuova America di tutti quelli della sua età. 
Se non ti spingi fino al largo non saprai mai nuotare veramente. Devi sempre spingerti oltre per cercare un posto migliore, una vita migliore, forse non sempre la si trova, ma occorre tentare per non rischiare di finire nel vortice della disoccupazione, dell’ingiustizia e delle attese infinite. 
“Mi piace Londra, sì che mi piace. Avete notato che ha la struttura di una cantilena? Innanzitutto le costruzioni, pure quelle separate da un abisso sociale, esibiscono più cose in comune che differenze, fateci caso. Grandi parchi, giardini sul retro, spazi versi in mezzo alle piazze, case a schiera, scale esterne, bovindi, porte colorate, due piani, muretti: in città si trovano sempre gli stessi motivi ricorrenti… e la gente vive in piccoli mondi a schema fisso da riempire come vuole…”

Quando Alina arriva a Londra, prima di andare a vivere da sola, viene ospitata dalla sorella della sua migliore amica d’infanzia, una specie di bonus tempo per prendere confidenza con l’enorme città inglese.
Il lavoro c’era. Anche a Roma c’era, ma per quanto e soprattutto quanto veniva sfruttata per uno stipendio due o tre volte inferiore a quello che avrebbe guadagnato da quel giorno in poi a Londra? Fare la segretaria in due mondi diversi faceva la differenza. All’inizio era una simpatica giapponese a prendersi cura di lei, grazie a lei il mondo del lavoro inglese le si era presentato con una certa delicatezza, senza spaventarla, anzi, ben presto anche con soddisfazioni nuove che riuscirono a farla uscire da quel tunnel di indifferenza verso ciò che la circondava del passato italiano. 
Il 2008 era l’anno in cui Londra era ancora un posto sicuro dal punto di vista italiano, prima che si cominciasse a parlare della temuta Brexit. Mi sono sempre chiesta cosa pensassero gli inglesi di questa scelta, se fossero a favore o meno. L’autrice ci racconta anche questo. Il suo e a sua volta il nostro, di chi legge, è un viaggio nella vita di Alina e in quello di Londra, attraverso i suoi occhi ci proietta i cambiamenti che è costretta a subire e le conseguenze che porta per ogni straniero. E’ la realtà e ahimè prima o poi arriva sempre il conto. Ma non vi svelo niente. 
A Londra Alina scopre che la noia non è quasi mai contemplata, incontra tantissime persone e comincia ad entrare in gruppi che la fanno quasi sentire parte del loro mondo, ma ciò che la stupisce sempre di più è incontrare altri italiani; Londra era piena di italiani e la cosa grandiosa era il fatto che ognuno la viveva nel proprio modo, diverso da Alina. 
Alina aveva un vero rapporto con Londra, non tollerava delusioni o sconfitte e le dava sempre seconde possibilità, era totalmente coinvolta e affamata di ogni cosa che le appartenesse, voleva conoscerla fino in fondo, pur consapevole che non sarebbe mai riuscita a diventare o anche solo sentirsi una vera inglese. 

Ma l’autrice ci vizia ancora, introducendo altre due vite, quelle di Iain e Vicky, due ragazzi inglesi che decidono di scoprire l’Italia, punto di vista opposto a quello di Alina. Reggio Emilia la loro meta, quella che hanno sempre letto sui libri e immaginato. Il volontariato poteva essere l’arma migliore per conoscere gli italiani, ma avrebbe aiutato quella coppia di giovani ventenni a ritrovarsi, riavvicinarsi e ad essere felici?
Iain è un ragazzo molto buono, gentile, premuroso e sempre attento a chi ama, mentre Vicky è uno spirito libero, avventurosa e passionale proveniente da una famiglia di musicisti, infatti  amava cantare e soprattutto in italiano. 

A distanza di anni le vite di Iain e la nostra Alina si incrociano, e per entrambi non saranno più le stesse, nasce un legame che niente, nemmeno la Brexit può scalfire. Ma c’è un segreto più profondo che non riesce ad uscire a mettere a rischio tutto… quale sarà? E cosa ne sarà di quel dolce inglese e della ragazza romana con le radici a Londra? 
Perché è importante dire una cosa di lei, non ha mai sentito la mancanza di Roma, l’unica nostalgia era per quello che non le ha mai potuto offrire. 

“E poi il mio problema, al momento, era molto pratico: come non sentirmi un’ospite in una città a cui mi tenevano legate solo due cose, tutte e due ormai perdute?”

Questo romanzo, come ho detto all’inizio, è più di un viaggio, è uno sguardo nella realtà più pura di come andava e di come va la vita oggi, non solo dal punto di vista del lavoro. Cosa succede quando la città nella quale hai creduto e investito i tuoi anni migliori cambia, non ti accetta quasi più? C’è sempre un momento nella vita in cui devi dare un taglio alla ragazzina che c’è in te e cambiare radicalmente, per il tuo bene, per andare avanti, per vivere. 
Vuol dire crescere. Ma di questo cambiamento te ne rendi conto soltanto quando ti ritrovi nella tua prima casa, dove da bambina collezionavi portamatite della tua città del cuore, ti guardi allo specchio e ti vedi grande, adulta. Alina. 

Una scrittura abbastanza scorrevole, un lessico a volte anche ricercato, molto descrittivo. Un romanzo d’esordio molto attuale che ci fa riflettere e credere, forse, in un futuro anche in un posto straniero. E’ sempre difficile sentirsi di appartenere a qualcuno, figuriamoci ad una città, e Alina, ci riuscirà? 

“Quello era il loro posto, il teatro unico della loro vita, mentre io avevo rimescolato tutte le mie carte e ora non sapevo più a cosa appartenere, a cosa essere leale. Li invidiavo, ma non sapevo imitarli.”



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