[IL NOSTRO DIARIO] APRI GLI OCCHI - RITA LOPEZ


Cari sognalettori,
giovedì 9 maggio il nostro blog ha avuto l’onore di partecipare, per la seconda volta, ad un evento PUGLIESE! Dopo l’avventura nel conversanese con Fulvio Frezza, la Florestano edizioni ha pensato bene di stupirci con un libro diverso: APRI GLI OCCHI, dell’autrice barese Rita Lopez.



“APRI GLI OCCHI” è un’esortazione che ogni pugliese ha sentito per gran parte della sua vita, specie a Bari! Insomma, ogni buon barese ha detto o si è sentito dire almeno una volta iapr l’ecchj come invito a stare attenti, ad essere cinici e soprattutto VIGILI. Credo che se dovessi descrivere la mia città con sole tre parole, a parte PATATE RISO E COZZE (lo so che sono quattro, ma lasciatemela passare; http://cucinageek.it/patate-riso-cozze-la-ricetta-originale-barese-mia-nonna/) userei proprio la frase IAPR L’ECCHJ (apri gli occhi), proprio perché solo chi ti ama ti dice di star attento, solo chi ti ama cerca di proteggerti. Ed è questo che si fa con la propria città: si ama.
Lo so, starete pensando “ma come? L’apolide per eccellenza adesso ama Bari?”. Vi dirò la verità: è tutta la vita che sogno di andarmene, ma ho capito di amare casa mia solo quando mi sono trovata capovolta in altre città, regioni, contesti, culture, vite. L’amore che i sardi hanno per la loro terra, in un certo senso, mi ha cambiata. Dicono che ogni viaggio insegni qualcosa ed io, ‘stavolta, ho imparato ad abbracciare le mie radici.

Insomma, LE RADICI, BARI, LA CITTA’ IN CUI SONO NATA; è stato proprio qui che si è tenuto l’evento: presso la bellissima caffetteria letteraria “PORTINERIA 21” (questo posto è stato proprio una scoperta, ovviamente ci tornerò!).
La presentazione, introdotta da Mara Chiarelli e moderata da Michele Laforgia, mi ha dato modo di riflettere sulla moralità delle nostre vite.

Anna, protagonista del romanzo, ama ritagliare articoli di cronaca nera e metterli tutti assieme, è un po’ il suo passatempo. A questo punto ho pensato “che cosa inquietante”, ma poi è arrivata la frase delle frasi: “mi dicevano di aprire gli occhi e io l’ho fatto per davvero”.
Mettere l’orrore per esteso, lì, davanti agli occhi, giorni per giorno è la reazione di chi non vuole fingere di non vedere.
A questo mi verrebbe da citare il mio amatissimo Pirandello, il quale affermava che è più facile vivere inconsapevoli dello strappo nel cielo di carta, ignari della finzione o del male che ci circonda. Ma poi, che senso avrebbe vivere in una finzione?
A tal proposito si è parlato di una regressione socio-cognitiva nell’uomo moderno: sono sempre più elevati i casi di violenza, morti e stupri e sembra quasi che questi comportamenti giustifichino la superiorità di un individuo rispetto ad un altro. Ad un torto, oggi, si risponde ad un atto di violenza. Ma perché?

Questo argomento, ultimamente mi tocca molto da vicino: sono sempre stata paziente, buona, ultra comprensiva, ma la gente ne ha sempre trovato l’occasione per deludermi a grandi linee. Ci sono momenti in cui ci si ferma pensando “cosa ho fatto di così repellente da meritare tanto male?” quando l’unica verità è che il male, il marcio, è solo nel cuore di quelle persone che scelgono di ferirci. Proprio qualche settimana fa, dinanzi ad una situazione a dir poco sconvolgente, il mio istinto, guidato dalla totale rabbia, ha ben pensato di non lasciar passare e per la prima volta in vita mia ho imprecato liberando tutto il marcio che mi si era stato somministrato in un lungo periodo. Non ho assolutamente fatto ricorso alla violenza, ne sono sempre stata contraria, ma desideravo più di qualsiasi altra cosa almeno guardare negli occhi il mio malfattore (che ovviamente è fuggito prima del mio arrivo). CODARDIA: aprirei un altro capitolo solo su questa parola. Ma tornando a noi, cosa mi ha spinto a reagire imprecando? Il desiderio di superiorità? Credo che in questo caso si tratti unicamente del salvare il proprio orgoglio (o ciò che ne resta).

Michele Laforgia è intervenuto parallelamente alla mia riflessione raccontando un aneddoto circa una discussione sull’orlo della violenza, affermando “è stato proprio in quel momento che ho realizzato che, anche se mi avesse aggredito, io non avrei mai reagito, soprattutto perché l’oggetto della discussione non ne valeva le conseguenze”. E qual era il vero oggetto della mia discussione? Volevo davvero difendere il mio orgoglio o mascheravo solo un forte senso di vendetta? Ne sarebbe valsa la pena?

-La vendetta è un atto nocivo, si entra in un circolo continuo e non se ne esce- continua l’autrice. Quanti di noi si sono ritrovati davanti ad una situazione drastica e hanno scelto di non reagire?
Alla base di tutto questo, come ha affermato Michele, vi è una grave mancanza di EDUCAZIONE SENTIMENTALE. Ed ecco che in memoria di Benedetto Petroni è stato letto un estratto del libro che descriveva il suo assassinio.

È assurdo pensare che un ragazzo giovanissimo sia stato ucciso per sole ragioni ideologiche, proprio nella strada che percorro tutti i giorni.
Mi si sono velati improvvisamente gli occhi, sovrastata da un insieme di emozioni. Un brivido mi ha pervaso la schiena; era certo: AVREI APERTO GLI OCCHI ANCH’IO.

-Ringrazio Rita Lopez per l’insegnamento e per la sua dolcissima disponibilità e la Florestano edizioni, in particolare Roberta Magarelli, per averci rese ancora partecipi invitandoci ad un’altra magnifica presentazione degna di esser VISSUTA!

A presto



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