[RECENSIONE] SCOLPITELO NEL VOSTRO CUORE - LILIANA SEGRE - PIEMME


Buongiorno cari lettori, oggi vorrei affrontare un tema per me molto importante, che dovrebbe esser ricordato SEMPRE in tutte le scuole, a tutte le età: la Memoria.
A tal proposito questa notte ho fatto un viaggio crudo ma interessante: sono stata ad Auschwitz con una piccola Liliana Segre, oggi senatrice a vita con il fondamentale ruolo di tutelare il presente dalle oscenità del passato.
Nata a Milano in una famiglia di origine ebraica, visse con suo padre e i nonni paterni. Nel 1938 le leggi razziali sconvolsero l’equilibrio in casa Segre, fino all'orrore della deportazione ad Auschwitz.
Liliana è sempre stata impegnata nel ruolo della “Memoria”: a lei si devono libri come TESTIMONIANZE PER NON DIMENTICARE, FINO A QUANDO LA MIA STELLA BRILLERÀ, LA MEMORIA RENDE LIBERI e nel 2018 SCOLPITELO NEL VOSTRO CUORE. DAL BINARIO 21 AD AUSCHWITZ E RITORNO: UN VIAGGIO NELLA MEMORIA, edito Piemme. Quest’ultimo è uno dei più belli che abbia mai letto e merita assolutamente di essere ricordato e, soprattutto, CONSIGLIATO!

IL ROMANZO


Genere: Narrativa
Data di uscita: 20 Novembre 2018
Prezzo cartaceo: 12,00€
Prezzo ebook: 5,99€

"La memoria di Liliana Segre cerca il suo approdo nel presente. Le sue parole lo svelano: racconta di se stessa in guerra come una profuga, una clandestina, una rifugiata, una schiava lavoratrice. Usa espressioni della nostra contemporaneità affinché la testimonianza del passato sia un ponte per parlare dell'oggi. Qui e ora. E, interrogando il presente, Liliana indica quel futuro che solo i ragazzi in ascolto potranno, senza indifferenza e senza odio, disegnare, inventare, affermare." (dall'Introduzione di Daniela Palumbo).

Il pensiero della Shoah ci rimanda sempre a Anna Frank ma quanti di noi hanno mai provato ad ascoltare una versione più vicina, dallo sfondo italiano?
Liliana era una bambina milanese come tutte le altre: felice, spensierata e piena di vita, che a soli otto anni viene espulsa dalla sua scuola perché ebrea. In realtà non lo era del tutto: i suoi genitori erano agnostici, non frequentavano la sinagoga ed erano fortemente patrioti. Sua madre era passata a miglior vita molti anni prima e Liliana viveva con papà Alberto e i nonni Pippo e Olga. Improvvisamente le leggi razziali le hanno fatto pagare una sola colpa: quella di esser nata.
Scappa con suo padre in Svizzera con documenti falsi per non farsi riconoscere da fascisti e nazisti e al momento della libertà, quello in cui finalmente avrebbero chiesto asilo, vengono respinti, arrestati e dopo una lunga serie di trasferimenti, deportati ad Auschwitz.
<<Racconterò una storia tragica, ma che finisce bene. E questo è importante, perché anche le storie tragiche possono finire bene.>>
Non è facile elaborare un concetto simile, per questo la Segre è degna di tutta la mia ammirazione.
Non sapeva cosa sarebbe successo, ma percepiva che non sarebbe stato per niente bello; l’orrore comincia con una bambina additata da quelle che fino al giorno prima considerava sue amiche e non finisce neanche dopo la terribile “marcia della morte”.
Costretta al lavoro forzato, stringeva i denti e cercava di resistere. Voleva vivere, anche in preda alla morte. Ogni giorno c’erano deportati nuovi che urlavano, piangevano, cercavano di non separarsi dai loro cari. Ogni giorno c’erano morti, tanti morti. Bisognava fare dei controlli periodici per guadagnarsi la vita: dovevi essere in buona salute per lavorare, anche se ti trattavano peggio di un randagio, anche se lottavi per mezzo pane. Dovevi vivere. Salvarti.
Liliana racconta di aver visto una ragazzina che lavorava con lei non passare le selezioni dopo un infortunio sul lavoro… un infortunio che le è costato la vita.
Aveva imparato a non protestare, a non soffrire per gli altri. Essere debole o emotiva non l’avrebbe salvata.
Nel frattempo la guerra proseguiva e la Germania cominciava a manifestare i primi segni di sconfitta: i deportati dovevano assolutamente essere nascosti prima dell’arrivo delle truppe nemiche. Fu così che si ebbe la “marcia della morte”: costretti a marciare senza sosta né cibo sino in Germania, a passo levato e con torture dietro l’angolo.
Quanti di noi resisterebbero a tutto questo?
Liliana era una ragazzina, all'inizio della sua adolescenza, trovatasi improvvisamente SOLA a lottare per la sua pelle. Non sapeva se sarebbe mai tornata a casa e aveva con sé il solo ricordo di suo padre in lacrime, che le chiedeva scusa per averla messa al mondo.
Leggendo ogni singola pagina non ho fatto che pensare a come avrei fatto io, oggi, a sopportare tutto questo. Credo che il solo trauma emotivo mi avrebbe uccisa, molto probabilmente sarei diventata pazza… non avrei resistito a tanto.
Il mondo di oggi è abituato ad una vita superficiale, frenetica, priva di salite. Nessuno di noi sarebbe sopravvissuto. Credo che Liliana sia un esempio per tutti, che al giorno d’oggi sia l’emblema della forza non solo per esser sopravvissuta ma per la speranza con cui ha continuato a guardare la vita dopo una tragedia tanto forte.
<<Perché la vita può essere bellissima, perché dopo una fase tragica, come quella che ho vissuto, puoi ancora vedere i fiori sbocciare sugli alberi, puoi ancora vedere che da te nasce ancora la vita! Puoi ancora vivere l’amore, puoi ancora, di nuovo, avere la tua casa nel mondo. Quindi bisogna essere forti. Avere speranza e scegliere la vita. Sempre.>>
Una storia estremamente complessa e dolorosa, raccontata con semplicità e soprattutto con una grande voglia di vivere. La Segre si rivolge maggiormente ad un pubblico giovanile, per spiegare con estrema semplicità la sua storia. Mi ha colpita proprio per questo: il linguaggio delicato con cui parla dell’orrore! In questo modo continua a dimostrare di esser davvero una donna forte, coraggiosa, VIVA.
LEGGETELO, NON VE NE PENTIRETE!
Bacioni

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