[BLOG TOUR] TU SEI PARTE DI ME - GARZANTI - "FAME" - #VALENTINAD'URBANO


Buongiorno Sognalettori, oggi tocca a me parlarvi di "Tu sei parte di me", e ovviamente non potevo che scegliere di intrattenervi con la storia scritta da Valentina D'Urbano... strano vero?
Che la amo alla follia è ormai risaputo e come sempre non mi ha delusa anche se in questo romanzo la troviamo in una veste del tutto nuova, lontana dalle storie appassionate e immortali che l'hanno sempre contraddistinta.
Sei sbagliata. Sei fuori taglia. Non vai bene così come sei. Devi dimagrire, Lenora. Se non dimagrisci non varrai mai niente. Se non dimagrisci sarai sola al mondo, sarai una fallita e io non ti vorrò più bene.
In “Fame”, Valentina D’Urbano ci racconta un amore, se così si può chiamare, malato, egoista e alla lunga distruttivo per entrambe le parti.
Protagoniste di questa storia sono Veronique, un ex modella italo-francese e la figlia Lenora; una madre ingombrante per la piccola di casa Cabrini, perché a soli 13 anni è costretta a un confronto impossibile e ingiusto con quella che è stata la vita della madre.
Una vita fatta di luci sfavillanti, passerelle e poco, pochissimo cibo!
«Io voglio solo il tuo bene», mormora Veronique, fingendo di accarezzare i capelli della figlia. In realtà non la sfiora davvero, le sue mani le scivolano a pochi centimetri. Veronique tocca Lenora solo quando deve prenderle le misure. Per il resto, tra di loro non c’è mai contatto fisico. «Lo capisci, vero, che voglio solo il tuo bene? Devi essere magra, devi essere perfetta. Tutti ti devono guardare. Tutti devono dire quella è la figlia di Veronique Cabrini, guardate quant’è bella, a tredici anni è già una professionista. Tu devi rendermi orgogliosa di te, devi diventare famosa. Adesso hai sbagliato e lo hai capito, quindi ora devi rimediare, non puoi permetterti di fallire.»
Veronique ha un solo obiettivo, rendere la figlia un’affermata e famosa modella, praticamente tutto quello che lei non ha più potuto realizzare… tutto deve essere perfetto per il prossimo casting, non sono ammessi errori e soprattutto non sono ammessi chili in più.
Ma Veronique non è solo una madre ossessionata dall’aspetto fisico della figlia e anche una donna anaffettiva, mai un abbraccio, mai una carezza, un bacio, un gesto d’amore puro e sincero che non sia strettamente collegato ai suoi fini personali; il solo contatto tra madre e figlia avviene infatti durante il controllo del peso e delle misure di Lenora, e anche in quel caso, è un contatto frettoloso, privo di calore umano!
A volte, Lenora ha la sensazione sottile, destabilizzante e mai del tutto cosciente, che sua madre ce l’abbia con lei, che le dia la colpa per quella carriera stroncata nel momento della sua massima ascesa. Se solo non l’avesse messa al mondo, adesso sarebbe ancora una top model di fama internazionale.
Quello che la D’Urbano ci descrive è un rapporto difficile che cammina sul filo di un rasoio sempre pronto a spezzarsi; un rapporto disuguale, sorretto dall’affetto incondizionato di una figlia, che ha solo voglia di ricevere amore e affetto, e disposta a tutto pur di rendere orgogliosa quella madre che nonostante gli sforzi e le privazioni, vive ancora con lo sguardo rivolto al passato, il suo, senza curarsi dei danni che provoca conducendo Lenora sull’orlo dell’anoressia.
Si potrebbe pensare che questa madre ami solo se stessa e che l’unica sua rivalsa sia vedere realizzato il suo sogno attraverso la figlia, io penso invece che Valentina D’Urbano abbia voluto dimostrare quanto i vissuti personali dei genitori possono incidere sulle vite dei figli e come a volte i problemi irrisolti impediscano un rapporto sano e sereno, prima con se stessi e poi con chi ci circonda.
Bisogna prima di tutto amare se stessi per poter trasmettere amore agli altri!!!


Vi chiederete perché ho concluso la recensione del racconto “Fame” così, senza descrivervi le mie impressioni sullo stile di scrittura dell’autrice; ecco... il perché di questa scelta è dato dal fatto che con voi, voglio fare un discorso più ampio sui lavori e sullo stile di Valentina. Lo so, ve ne ho già parlato in altre occasioni ma questa volta mi soffermerò, in particolare su due dei suoi romanzi, quelli che appunto l’hanno consacrata regina incontrastata di storie immortali e indimenticabili

In un luogo fatto di polvere, dove ogni cosa ha un soprannome, dove il quartiere in cui sono nati e cresciuti è chiamato "la Fortezza", Beatrice e Alfredo sono per tutti "i gemelli". I due però non hanno in comune il sangue, ma qualcosa di più profondo. A legarli è un'amicizia ruvida come l'intonaco sbrecciato dei palazzi in cui abitano, nata quando erano bambini e sopravvissuta a tutto ciò che di oscuro la vita può regalare. Un'amicizia che cresce con loro fino a diventare un amore selvaggio, graffiante come vetro spezzato, delicato e luminoso come un girasole. Un amore nato nonostante tutto e tutti, nonostante loro stessi per primi. Ma alle soglie dei vent'anni, la voce di Beatrice è stanca e strozzata. E il cuore fragile di Alfredo ha perso i suoi colori. Perché tutto sta per cambiare.

Valentina D'ubano ha fatto il suo ingresso nell’editoria con "Il rumore dei tuoi passi”, una storia intensa, cruda e ahimè molto attuale per i temi trattati.
Un esordio che ha conquistato tutti, lettori e critica; tradotto e pubblicato anche in Germania e Francia, vincitore della prima edizione del torneo IoScrittore e finalista al premio Kihlgren, Il rumore dei tuoi passi, racconta la vita di un piccolo mondo, La Fortezza, e di due ragazzi, Beatrice e Alfredo, per tutti i “gemelli”.
Questo è un romanzo che ti entra dentro e ti si deposita nelle viscere, per poi essere digerito piano piano, lentamente; è un romanzo ruvido, selvaggio che racconta di un amore imperfetto, violento ma di una dolcezza disarmante.
“Ci saranno tante cose a cui dovrò abituarmi, e ce ne saranno altrettante di cui dovrò fare a meno... La luce azzurrina delle terrazze dove non batte mai il sole...Il tramonto riflesso sulle schegge di bottiglie rotte sull'asfalto, che brillano come diamanti. I fari nella notte...Il rumore dei tuoi passi, il tuo odore che svanisce sul cuscino, la luce del giorno in cui mi hai lasciato sola.” 
Nonostante siamo passati anni dalla sua uscita, il romanzo riscuote ancora un successo straordinario, tutto merito della penna particolare, diretta e potente dell’autrice, che è riuscita a rendere la storia di Bea e Alfredo immortale.
Non aspettavi una storia d’amore sdolcinata e romantica, perché questo non rientra nelle corde della D’Urbano, aspettatevi invece, amore, odio, passione bruciante e rabbia brutale e distruttiva.

Un'isola che sa proteggere. Ma anche ferire. Un amore indimenticabile sepolto dal tempo. 2004. A ventotto anni, Manuel si sente già al capolinea: un errore imperdonabile ha distrutto la sua vita e ricominciare sembra impossibile. L'unico suo rifugio è Novembre, l'isola dove abitavano i suoi nonni. Sperduta nel mar Tirreno insieme alla sua gemella, Santa Brigida - l'isoletta del vecchio carcere, abbandonato -, Novembre sembra il posto perfetto per stare da solo. Ma i suoi piani vengono sconvolti da Edith, una giovane tedesca stravagante, giunta sull'isola per risolvere un mistero vecchio di cinquant'anni: la storia di Andreas von Berger - violinista dal talento straordinario e ultimo detenuto del carcere di Santa Brigida - e della donna che, secondo Edith, ha nascosto il suo inestimabile violino. L'unico indizio che Edith e Manuel hanno è il nome di quella donna: Tempesta. 1952. A soli diciassette anni, Neve sa già cosa le riserva il futuro: una vita aspra e miserabile sull'isola di Novembre. Figlia di un padre violento e nullafacente, Neve è l'unica in grado di provvedere alla sua famiglia. Tutto cambia quando, un giorno, nel carcere di Santa Brigida viene trasferito uno straniero. La sua cella si affaccia su una piccola spiaggia bianca e isolata su cui è proibito attraccare. È proprio lì che sbarca Neve, spinta da una curiosità divorante. Andreas è il contrario di come lo ha immaginato. È bellissimo, colto e gentile come nessun uomo dell'isola sarà mai, e conosce il mondo al di là del mare, quel mondo dove Neve non è mai stata. Separati dalle sbarre della cella, i due iniziano a conoscersi, ma fanno un patto: Neve non gli dirà mai il suo vero nome. Sarà lui a sceglierne uno per lei.

“Isola di Neve” è la sua ultima pubblicazione, dopo un anno di silenzio, l’autrice è approdata in libreria con una storia che conferma ancora una volta il suo enorme talento e la crescita esponenziale delle sue doti di scrittrice. (link alla recensione: https://diariodiunsognoblog.blogspot.com/2018/09/review-party-isola-di-neve-valentina.html)
Qui, a dato il meglio di sé, creando una trama articolata e molto accurata, intrecciando la vita di quattro personaggi in un viaggio che va dal 1952 al 2004; un’impresa non da poco visto i salti temporali e i collegamenti imposti dalla trama, per rendere il tutto armonioso e scorrevole.
Mi chiedo sempre dove sei. Mi chiedo sempre se da qualche parte ci sei ancora. Se qualcuno, prima o poi, si ricorderà di noi e verrà a cercarci.
La particolarità dei romanzi di Valentina sono sempre le protagonisti femminili, donne coraggiose, testarde, intraprendenti che portano avanti le loro idee e lottano a pugni chiusi pur di veder realizzare i lori sogni, e poco importa se non sempre le cose vanno come dovrebbero, loro camminano a testa alta, fiere del loro essere donne in un mondo ostile e contrario a quello che viene definito “sesso debole” ma che in fondo è l’unico in grado di far girare il mondo.
Per non parlare delle ambientazioni, luoghi quasi sempre degradati, periferici, dimenticati da tutto e tutti ma a cui Valentina riesce a dare un volto nuovo, quasi magico, adattandoli in maniera straordinaria alle storie che racconta.

Non è facile esprimere in maniera chiara quello che rappresentano per me i suoi romanzi, perché li ho amati talmente tanto da rendermi impossibile descrivervelo a parole; le sue parole, per me, rappresentano brividi, amore, rabbia e cuore in perenne conflitto con se stesso, con ciò che vorrebbe regalare agli altri e che invece non è in grado di dare.
Quando parlo delle sue storie, uso spesso la parola immortale perché per me lo sono davvero; i suoi romanzi sono marchiati a fuoco a uno a uno, in fondo al mio cuore, e spesso mi capita di prenderne in mano qualcuno per sfogliarne le pagine alla ricerca di quella frase impressa nella mia mente.. quella che mi ha fatto venire gli occhi lucidi e ha fatto saltare un battito del mio cuore.
La stile di Valentina è unico e inconfondibile per me… è stato amore a prima vista, anzi a prima lettura, il suo modo crudo, ruvido, a volte brutale di raccontare l’amore è ipnotico e ammaliante ed è forse, una delle poche altre autrici italiane, che riesce con potenza e forza a rendere giustizia a un sentimento unico ma allo stesso tempo universale come l’amore.
Per non ripetermi, vi lascio comunque il link al post del blog tour dedicato a Valentina D'Urbano, in cui parlo proprio dell'amore raccontato nei suoi libri: https://diariodiunsognoblog.blogspot.com/2018/09/blog-tour-isola-di-neve-valentina.html

TRE MOTIVI PER LEGGERE I ROMANZI DI VALENTINA d'URBANO:

1. PER IL SUO STILE, UNICO E INCONFONDIBILE
2. PER LA BELLEZZA DEI SENTIMENTI CHE DESCRIVE
3. PER LE SUE STORIE, IMMORTALI E INDIMENTICABILI


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