[Recensione] ELEANOR OLIPHANT STA BENISSIMO - Gail Honeyman - Garzanti


Buongiorno Sognalettori, oggi la nostra Ella ci parla di "Eleanor Oliphant sta benissimo" di Gail Honeyman, edito da Garzanti e uscito lo scorso 17 Maggio.
Le sarà piaciuto? Scopritelo insieme a noi!

IL ROMANZO

Titolo: Eleanor Oliphant sta benissimo
Autore/Autrice: Gail Honeyman
Editore: Garzanti
Data di uscita: 17 Maggio 2018
Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine: 344
Prezzo cartaceo: 7,90€
Prezzo ebook: 9,99€


Mi chiamo Eleanor Oliphant e sto bene, anzi: benissimo. Non bado agli altri. So che spesso mi fissano, sussurrano, girano la testa quando passo. Forse è perché io dico sempre quello che penso. Ma io sorrido, perché sto bene così. Ho quasi trent'anni e da nove lavoro nello stesso ufficio. In pausa pranzo faccio le parole crociate, la mia passione. Poi torno alla mia scrivania e mi prendo cura di Polly, la mia piantina: lei ha bisogno di me, e io non ho bisogno di nient'altro. Perché da sola sto bene. Solo il mercoledì mi inquieta, perché è il giorno in cui arriva la telefonata dalla prigione. Da mia madre. Dopo, quando chiudo la chiamata, mi accorgo di sfiorare la cicatrice che ho sul volto e ogni cosa mi sembra diversa. Ma non dura molto, perché io non lo permetto. E se me lo chiedete, infatti, io sto bene. Anzi, benissimo. O così credevo, fino a oggi. Perché oggi è successa una cosa nuova. Qualcuno mi ha rivolto un gesto gentile. Il primo della mia vita. E questo ha cambiato ogni cosa. D'improvviso, ho scoperto che il mondo segue delle regole che non conosco. Che gli altri non hanno le mie stesse paure, e non cercano a ogni istante di dimenticare il passato. Forse il «tutto» che credevo di avere è precisamente tutto ciò che mi manca. E forse è ora di imparare davvero a stare bene.

Eleanor Oliphant sta benissimo.
No.
Eleanor Oliphant non sta bene per niente.
Il debutto di Gail Honeyman ha un titolo accattivante e una copertina che da un'indicazione chiara del contenuto: una casa, su una tela bianca composta da fiammiferi dalla capocchia bruciata.
Perché la storia di Eleanor è questo: una casa, un incendio, una madre che chiama regolarmente ogni mercoledì sera e un mistero.
Eleanor è un personaggio accattivante e ironico nella sua semplicità: esiste un'Eleanor in ogni ufficio - se vi guardate intorno c'è sempre quella persona che viene con il pranzo in un sacchetto di plastica del supermercato, nulla di particolarmente elaborato o invitante, che ha tre maglie che indossa a rotazione, un paio di scarpe per ogni occasione e ai party aziendali sta in un angolo, sorridendo stupidamente a nessuno in particolare, fuori luogo come un clown a un funerale. Eppure, per quanto quella persona sia una sfigata, ci sentiamo vicini a lei, fosse anche solo perché ci fa compassione.
Eleanor non ha nessun tipo di nozione su quale comportamento tenere in società, o in un contesto di pari. Non ha degli amici o degli interessi particolari, ma nonostante ciò ha una solida routine:
“Il venerdì non prendo subito l’autobus dopo il lavoro, ma vado da Tesco Metro all’angolo, dietro l’ufficio, e mi compro una pizza margherita, del Chianti e due bottiglie grandi di vodka Glen’s. Quando arrivo a casa, mangio la pizza e bevo il vino. La vodka la tengo per dopo. Il venerdì non me ne serve molta, bastano un paio di belle sorsate. Di solito mi sveglio sul divano attorno alle tre di mattina e barcollo verso il letto. Il resto della vodka lo bevo nel weekend, diluendola durante i due giorni, di modo che non sono né ubriaca né sobria. Il lunedì ci mette un bel po’ ad arrivare.”
Eleanor non appare come una persona solitaria o triste, o sofferente. Ha le proprie abitudini, fatte di lavoro d'ufficio dal lunedì al venerdì, una cena frugale e che non richieda una lunga preparazione, un libro, il radiodramma su BBC4 e il tanto amato cruciverba del Telegraph.
Fino a che.
“Sono sempre stata orgogliosa di cavarmela da sola nella vita. Sono l’unica sopravvissuta, sono Eleanor Oliphant. Non ho bisogno di nessun altro: non c’è una grande voragine nella mia esistenza, nel mio puzzle privato non manca alcun tassello. Sono un’entità autosufficiente. O almeno è quello che mi sono sempre detta. Ma l’altra sera ho trovato l’amore della mia vita.”
L'uomo della sua vita risponde al nome di Johnnie Lomond, voce solista dei Pilgrim Pioneers. Scopo principale dell'esistenza di Eleanor diventa quello di conoscerlo e ovviamente, portarlo alla consapevolezza che loro due sono fatti per stare insieme. Ma conoscere l'uomo della sua vita richiede una certa pianificazione, che inizia dal fare ricerche. Ciò, però, scatenerà una serie di avvenimenti che la costringeranno ad uscire dal suo guscio e ad affrontare un viaggio personale doloroso, ma liberatorio e necessario.
Cercare informazioni su Johnnie si rivela più difficile del previsto. Eleanor, infatti, da brava persona socialmente inetta, non possiede un computer, non ha familiarità con gli smartphones, né con i social networks. Decide, quindi, di usare il computer del lavoro per acquisire le informazioni necessarie, ma quando inserisce la password per accedere al sistema, il computer si blocca, e si trova costretta a chiamare Raymond, il tecnico informatico. Mentre Eleanor è un'inetta sociale, Raymond è un nerd hipster che sa come interagire con il mondo, sa come ordinare una birra al pub e come usare le abbreviazioni in un messaggio di testo. Nonostante la sua aria scarmigliata e le immancabili scarpe da ginnastica, Raymond è una brava persona, che non si fa fermare dalle apparenze, e a malapena nota la cicatrice che ricopre buona metà del viso di Eleanor. E nonostante vada contro ogni probabilità, tra i due nasce una salda e prolifica amicizia. Raymond riesce finalmente a penetrare la barriera che Eleanor ha eretto tra sé e il resto del mondo, e grazie a lui, il suo passato viene a galla, tassello dopo tassello, fino a che non si mette insieme il mosaico della sua vita. In un momento non meglio precisato della sua infanzia, Eleanor è vittima di un incendio, che l'ha lasciata sfigurata in modo drammatico, e come conseguenza  è stata assegnata a diverse famiglie affidatarie fino all'età di 18 anni, quando ha iniziato l'università, e il governo le ha assegnato un appartamento, in cui ancora vive. L'unica cosa che resta misteriosa è la madre: è chiaro che è rinchiusa in qualche forma di istituto correzionale, ma non è chiaro se si tratti di un ospedale psichiatrico o di una prigione, né tantomeno perché sia così crudele e meschina con la figlia.
“Adesso non lasciarti distrarre, Eleanor... Non ignorare la mamma, d’accordo? Oh, ora pensi di essere intelligente, non è vero, con il tuo lavoro e i tuoi nuovi amici. Ma non sei intelligente, Eleanor. Tu deludi sempre la gente. Di te non ci si può fidare, sei una fallita. Oh, sì, so esattamente che cosa sei. E so come finirai. Senti, il passato non è passato, il passato è una cosa viva. Quelle belle cicatrici che hai... sono una cosa del passato, giusto? Eppure vivono ancora sul tuo visino insulso. Ti fanno ancora male?»Scrollai la testa, ma non dissi nulla.«Oh sì... Lo so che ti fanno male. Ricordati come ti sono venute. Ne è valsa la pena? Per lei? Ah, sull'altra guancia hai ancora spazio per altre ferite, non è vero? Porgi l’altra guancia alla mamma, Eleanor, da brava.”
L'intero mistero dell'incendio e della madre verranno rivelati nelle pagine finali, in un toccante dialogo con la psicologa che Eleanor comincia a vedere dopo aver tentato il suicidio ed essere stata salvata dallo stesso Raymond, che resta al suo fianco fino alla fine e la aiuterà a rimettersi in carreggiata.
Nonostante la storia sia accattivante, e l'intero mistero venga risolto nelle ultimissime pagine, tenendo il lettore con il fiato sospeso, ho trovato la lettura piacevole ma a tratti tediosa e ripetitiva. Mettere Eleanor in una situazione in cui non si è mai trovata prima e vedere come reagisce - e farsi una risata per la sua inettitudine – ha il suo fascino, ma lo perde in breve tempo. Alla lunga diventa monotono, fastidioso e noioso. Trovo incredibile come la vita di una persona così abitudinaria e incline alla ripetizione possa essere raccontata con una quantità tale di parole, che, a mio parere, potevano essere ridotte alla metà, rendendo la lettura più avvincente e con un tempo più cadenzato e veloce. 
Il tono è in linea con il personaggio, ed è piacevole vedere come Eleanor si trasformi a partire dalla seconda metà del libro, quando, dopo il mancato suicidio e l'intervento di Raymond, parte il suo percorso di risalita. Da asettico, scientifico e distaccato, diventa allegro, leggero e da un'aria reale all'intera storia. Eleanor si trasforma un po' più in una persona, invece che una cavia da laboratorio, da analizzare, smembrare, ridicolizzare e ricucire.
Eppure manca qualcosa. Eleanor non riesce a risultare né simpatica né antipatica, ma al tempo stesso non riscuote nemmeno successo. Non è un personaggio forte, che fa venire voglia di alzarsi dalla sedia per emularla, così come non suscita particolare compassione: non verserei una lacrima per Eleanor, e non mi girerei indietro a chiedermi dove sia finita se dovessi perderla ad una festa.
Ciò nonostante, il libro si chiude con un meritato happy ending, che lascia aperta la porta alla speranza: speranza che, nonostante quello che ci capita nella vita, c'e sempre la possibilità di cambiarlo, perché non è mai troppo tardi.

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