Salve Sognalettori! La recensione di oggi è di un libro che la Newton Compton ci ha gentilmente inviato in formato digitale, stiamo parlando del romanzo "LA COLLEZIONISTA DI LIBRI" di Cinzia Giorgio. Bad Mom, la nuova collaboratrice del blog, ci dice cosa ne pensa... Chi è Bad Mom? Non posso dirvelo! Però sono curiosa di sapere se la sua recensione vi piace.
La
collezionista di libri proibiti è un vero e proprio inno alle donne in cerca di
riscatto, nel tempo e nello spazio. Infatti il libro scorre, nelle sue vicende,
tra diverse decine di anni per la storia della protagonista e torna addirittura
indietro di secoli, invece, per le opere proibite citate.
Olimpia
è ancora una ragazzina quando entra in una libreria e rimane folgorata dal suo
primo volume antico. Qui incontra l’antiquario Calvani, che riconoscendo in lei
uno spirito affine per l’amore verso i libri e l’antiquariato, la inizia alla
sua professione, instillando il lei quotidianamente tutta la sua conoscenza.
Olimpia negli anni supererà il maestro e diventerà una figura di riferimento per
tutti i romanzi che la Chiesa aveva messo nell’Indice dei libri proibiti nel
corso della storia. L’antiquario le regalerà le lettere della poetessa Veronica
Franco, una famosa cortigiana veneziana vissuta nel cinquecento che era stata
amante di personaggi di spicco e che, attraverso le sue lettere proibite
all’amato, raccontava pettegolezzi su di loro come assicurazione a protezione
di sé e dei suoi figli. I suoi versi erano stati messi all’Indice dalla Chiesa,
in quanto di sé non faceva segreto dei suoi piaceri del letto.
“Memoriale della visita di Enrico di Valois,
prima ch’ei si recasse in Francia per prender la corona
Venezia, addì 10 agosto
1574
Premessa
Non
avendo io avuto modo di esprimere questi miei pensieri ad anima viva, trasmetto
quanto segue perché ne siano a conoscenza anche i posteri. Il memoriale
allegato riguarda la visita della quale mi onorò il cristianissimo e
invincibile re Enrico III di Valois, che si era fermato a Venezia tra il 18 e
il 28 luglio. Essendo egli stato richiamato in Francia dalla madre Caterina de’
Medici per prendere il posto del fratello morto, la sua scorta gli consigliò di
passare alcuni giorni in Laguna. In questo memoriale descrivo il suo arrivo e
inserisco anche qualche aneddoto che egli stesso mi raccontò e che riguarda il
viaggio che lo riportava in Francia dalla Polonia. A farci incontrare fu il mio
illustrissimo e affezionato cliente messer Andrea Tron, chiamato a far parte
della scorta del re, formata da quaranta gentiluomini. Qui racconto come egli
venne a trovarmi nel mio palazzo per darmi la notizia dell’arrivo del re e si
raccomandasse con me affinché gli offrissi tutti i servigi della carne e dello
spirito. Enrico era bello ed elegante, forse il più elegante uomo che io abbia
mai visto e conosciuto. I suoi gioielli erano molto singolari, soprattutto le
perle con cui ornava il suo collo. Nelle pagine che seguono, descrivo in
dettaglio anche alcuni suoi indumenti molto particolari. Tuttavia, ciò che
forse si troverà più interessante sapere è che il re con me non volle fare
all’amore, ma solo conversare d’arte, di poesia e tanto altro. Per soddisfare i
suoi capricci di letto, dovetti procurargli un ragazzo. Lo volle almeno
ventenne – mi disse che amava l’uomo con il pelo non il ragazzino – e lo volle
ricco di fantasia. Gli cedetti la stanza degli ospiti e sentii i sospiri dei
godimenti del re con il suo amante. Enrico fu così soddisfatto del servizio che
stette presso di me per qualche giorno. Mai approfittò del mio corpo ma mi fece
l’onore di confidarsi con me su faccende di stato e di famiglia parlandomi
molto della augusta madre, Caterina, e della morte di suo fratello. Riporto
integralmente quelle conversazioni, fidandomi della mia buona memoria. In memoria del nostro incontro gli donai
un mio ritratto con una lettera accompagnata da due sonetti: Come talor dal
ciel sotto umil tetto e Prendi, re per virtù sommo e perfetto. Sebbene io sappia che la Serenissima sia
in ottimi rapporti con la Francia, desidero che questo memoriale venga
conservato ed eventualmente pubblicato come merce di scambio, in caso di guerra.
Veronica Franco”
Olimpia
si appassiona a Veronica Franco, vedendo in lei una figura di donna forte che
di necessità fa virtù e con l’andare del tempo la sua collezione cresce,
soprattutto con la morte dell’antiquario che le farà recapitare ogni anno una
lettera e un libro proibiti appartenenti all’Indice della Chiesa. La Giorgio
riporta altri testi sulla condizione della donna, qui citando sempre la Franco:
“Tirò fuori anche il
plico con il documento di Veronica Franco, si trattava di una delle sue lettere
più famose, ma doveva essere una sorta di brutta copia, o di prima stesura,
perché riportava alcune differenze con la lettera che poi la Franco
effettivamente aveva pubblicato nella raccolta del 1580. Era la lettera che
Veronica indirizzava a una madre, per esortarla a non avviare la figlia alla
vita di cortigiana:
Mangiare con la bocca
altrui, fare ciò che dicono gli altri: c’è maggior miseria? Credetemi, tra
tutte le sciagure che possono capitare a una donna, questa è di gran lunga la
peggiore a cui si aggiungerà anche il disprezzo della gente, soprattutto delle
altre donne. Inoltre, s’ella
diventasse donna di mondo, voi diventereste sua messaggera col mondo e sareste
da punire severamente, perché l’errore di lei sarebbe fondato tutto sulle
vostre colpe. Vedete voi dannazione più tremenda?”
e
qui “Il Merito delle Donne” di Moderata Fonte, che altri non era che la letterata
e musicista Pozzo de’ Zorzi morta a trentasette anni, nel dare alla luce il suo
quarto figlio.
“L’opera
che Olimpia ora sfogliava era l’edizione originale del Seicento, che i figli
della donna avevano fatto pubblicare. Modesta aveva fatto in tempo a terminare
la sua opera principale, Il merito delle donne, un testo scandaloso, in cui
sosteneva che la presunta inferiorità della donna rispetto all’uomo non fosse
determinata da fattori biologici, ma dalla diversa educazione. Un testo femminista, in cui si
rivendicavano per la donna il diritto allo studio e a un ruolo di rilievo nella
società. Olimpia ricordava il luogo in cui era sepolta a Venezia, nel chiostro
dei frati minori di San Rocco.”
Olimpia
spicca il volo, si trasferisce a Parigi, dove tra gallerie d’arte e case d’aste
giunge agli apici della carriera.
Il
libro della Giorgio sprizza amore verso la storia, verso l’Indice della Chiesa
e verso i libri. Si nota una profondissima ricerca alle spalle che fa
apprezzare il romanzo in quanto è come se fosse un saggio all’interno del libro
stesso, tanto che vi si possono apprendere moltissime nozioni storiche sulle
stampe clandestine nel corso dei secoli. Le stesse lettere della Franco
riportate fanno da legante con lo scorrere degli anni della storia della
protagonista.
Da
cornice, la storia d’amore tra Olimpia e il nipote dell’antiquario, Davide, che
lavora anch’esso nella bottega. Le lettere della Franco saranno da sfondo alla
loro prima volta, fino ad arrivare all’epilogo della loro storia.
Se
il lato storico e riguardante i libri in sé l’ho apprezzato moltissimo perché
pregno di cultura, devo invece esprimere un parere negativo per quanto riguarda
la storia d’amore, che non mi ha convinto per niente.
Nonostante
lo stile dell’autrice sia quasi perfetto (ho trovato vari problemi di editing),
Davide e Olimpia non mi hanno trasmesso praticamente nulla. Forse colpa del
personaggio maschile di davvero poco spessore o forse di uno stile così attento
che lascia in secondo piano il reale senso dello scrivere, ovvero trasmettere
emozioni. Inoltre già dal Prologo si ha idea dell’epilogo e questo me lo ha
fatto apprezzare ancora meno, in quanto ha rovinato l’intero effetto a sorpresa
e si sta per tutto il romanzo con il cuore in gola.
Mi
rendo conto che la loro storia d’amore sia solo di contorno e per questo mi
sento comunque di consigliare il romanzo, perché il vero tesoro sta nella parte
del racconto dei libri all’interno dell’Indice e alla crescita di Olimpia, al
suo emergere nonostante tutto e tutti e al volercela fare a ogni costo, fino
alla fine.
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