[Recensione] FINCHÉ C'È MUSICA - Sarah Barukh - Mondadori


Buongiorno Sognalettori! (^_^) ♥
Sicuramente molti di voi hanno sentito parlare del libro di cui sto per parlarvi, e siccome l’ho letto con molto trasporto, ho pensato di rendervi partecipi di questa mia lettura… spero che gradiate la mia scelta! 
Oggi vi parlo di un libro che racchiude in sé tre elementi a me cari: la Musica, la Memoria (nel senso ampio del termine) ed il punto di vista femminile.
"Finché c'è musica" di Sarah Barukh infatti contiene questi tre elementi, e li racconta con particolare tatto ed eleganza, nonostante taluni degli argomenti abbiano una valenza forte di significato, sia per la protagonista che per il contesto storico.
Con una sensibilità infinita infatti Sarah Barukh dà voce ai sentimenti e alle emozioni di una bambina che attraversa uno dei periodi più tumultuosi della Storia: la Seconda Guerra Mondiale.
Alice è una fantastica ragazzina capace di trovare la propria strada in un mondo devastato dalla guerra e di trasmettere agli adulti la sua incrollabile fiducia nel futuro.
Sarah Barukh vive a Parigi e lavora nell'ambito della comunicazione. Finché c'è musica è il suo primo romanzo.
IL ROMANZO


Genere: Narrativa Contemporanea
Data di uscita: 23 Gennaio 2018
Prezzo cartaceo: 14.90€
Prezzo ebook: 9,99€


946. La guerra è finita da qualche mese quando la piccola Alice incontra per la prima volta sua madre. Ha trascorso otto anni senza sapere chi fossero i suoi veri genitori, vivendo nascosta in una fattoria della campagna francese insieme a Jeanne, la balia incaricata di prendersi cura di lei fino al loro ritorno. Ora deve lasciare un mondo pieno di affetti per seguire una donna di cui non sa niente e che non è forte ed elegante come se l'era immaginata, ma silenziosa, dura, chiusa in se stessa, e con uno strano tatuaggio sul braccio. Parigi è caotica, rumorosa, Alice si sente subito spaesata. Ma è l'incapacità di rapportarsi con la madre che la fa soffrire di più: è evidente che durante la guerra Diane ha subito dei traumi ("tua madre ha fatto grandi cose" le aveva raccontato un giorno Jeanne) e ora è in preda a continui incubi notturni. Ma proprio quando madre e figlia cominciano a stabilire una connessione, Diane si ammala di tubercolosi e la vita di Alice viene di nuovo stravolta: la madre viene ricoverata e l'assistente sociale le dice di aver rintracciato suo padre… È l'inizio di un importante viaggio che da Parigi la porterà a New York: grazie all'incontro con lo zio Vadim, cieco e scorbutico, ex reporter di guerra che ha girato l'Europa, Alice scoprirà che il suo passato nasconde un segreto imprevisto e si lascerà per sempre l'infanzia alle spalle..

Alice Amarille (nata il 14 Giugno 1938) all'inizio del libro ha quasi 6 anni, vive con Jeanne (la sua affidataria) in una fattoria a Salies-de-Béarn in Francia: è il maggio del maggio 1943 ed essendo pieno periodo di guerra, la piccola si trova lì perché la sua mamma ce l’ha portata ancora da piccolissima, per nasconderla e proteggerla. Peccato che siano passati anni e Diane Amarille non sia mai andata a trovare la figlia neanche una volta.
All'inizio questa cosa non pesa ad Alice, ma col passare del tempo, crescendo, sente le voci della gente che criticano la sua Jeanne perché troppo vecchia per prendersi cura di lei, la guardano come una strana perché “abbandonata dalla mamma”, specialmente da quando Alice inizia ad andare a scuola. Lei è brava e cerca di essere il più educata e gentile con tutti, ma vivere in una fattoria non è un elemento positivo agli occhi di alcune compagne di classe snob che le fanno terra bruciata attorno.
Per fortuna non tutti hanno i paraocchi e di fatti Alice, che considerava i suoi unici e migliori amici Jeanne ed il gattino Crème, riesce a fare breccia nel cuore dolce di una compagna di scuola Marie, la quale nonostante provenga da una famiglia ricca, vede in lei la sua bontà e diventano subito buone amiche.
Peccato che ci sia sempre la guerra a mettere lo zampino, sia nelle restrizioni sempre più serrate di ogni genere alimentare, sia sulle abitudini (come il coprifuoco), che sui pattugliamenti da parte dei soldati tedeschi che incutono terrore sulla popolazione, sparando a sangue freddo e addirittura portando via un bambino da scuola (il piccolo Thomas di soli 6 anni).
Nella testa di Alice vorticano un sacco di domande, di cui la maggior parte non trovano risposta se non  quella che Jeanne le dice sempre: “è la guerra”.
"Alice, che non aveva mai conosciuto niente di diverso rispetto alla guerra, cercava di capire perché il macellaio fosse così mortificato quando indicava la propria vetrina. Si chiedeva a cosa potesse assomigliare il cibo vero, come lo chiamava lui."
L’immaginazione di Alice cerca di volare più in alto della quotidianità e si immagina una mamma ricca, bella e raffinata come gliel'ha descritta Jeanne, ma nel 1946 dopo la fine della guerra, all'improvviso appare alla fattoria un’assistente sociale Madame Bajon alquanto rigida, con la voce gracchiante e per nulla attenta ai veri desideri dei bambini, accompagnata da… una Diane smorta, pallidissima e magrissima! Negli occhi di questa Diane non si vede l’entusiasmo di ritrovare la propria figlia dopo tanti anni, e anzi sembra quasi un fantasma, 
parla pochissimo e non risponde a nessuna delle domande della piccola Alice. 
L’unica cosa che Alice nota è uno strano numero tatuato sul braccio di Diane, ed è solo l’inizio delle sue (dis)avventure. Madame Bajon infatti è venuta a prendere Alice per portarla a Parigi con la sua mamma e non le importa minimamente che Alice non voglia abbandonare Jeanne, Crème, la fattoria e le compagne di scuola: bisogna fare così.
Il carattere mansueto ma allo stesso tempo cocciuto di Alice non riesce a rassegnarsi e soprattutto non capisce come mai una mamma che pare quasi non badare a lei sia quella che abbia il diritto di prendersene cura… e per fare ciò si debba finire addirittura a Parigi!
La vita le riserva non poche sorprese: a Parigi non se la passerà per nulla bene, a parte un piccolo raggio di sole: Jean-Joseph. Lui è l’unico bambino del condominio, ha pressappoco l’età di Alice ed ha occhi e capelli scuri…. I quali però sua mamma si ostina rigorosamente a tingere di biondo ogni domenica “nel caso arrivino i tedeschi”.
E sarà proprio in Jean-Joseph che Alice troverà un po’ di conforto, visto che nel minuscolo appartamentino parigino con mamma e Monsieur Marcel viene praticamente ignorata: Alice nota chiaramente delle somiglianze caratteriali e fisiche tra i due adulti, ma nessuno le vuole spiegare niente, a partire da quel numero tatuato, che li fa ammutolire all’istante e richiudere in loro stessi.
"A Parigi, però, c’erano così tante persone che non conosceva, tanto rumore e tanta confusione che le sembrava che la città potesse inghiottirla.Il tempo passava e presto sarebbe dovuta salire a casa, ma non ne aveva voglia. Dall'inizio Diane non diceva nient’altro che: «Adesso mangiamo», «Mi metto a lavorare» «Bisogna andare a letto», «Sistema la tua stanza». Che cos’era successo durante la guerra? Perché ci aveva messo più di un anno per andare a cercarla? Che cosa voleva dire quel A-21.352 sul suo braccio? Da dove erano tornati lei e Monsieur Marcel, come diceva Madame Léa? Perché sua madre non rispondeva mai alle sue domande? Che cosa le impediva di darle una spiegazione?"
Sebbene Alice tenti in ogni modo di trovare un po’ di felicità, come la musica che suona il cieco all'angolo col meraviglioso flauto traverso...
"Si immaginava già rapita dalla melodia, con gli occhi chiusi e la mente che volava via. La sua dolce musica le avrebbe fatto sorvolare il mondo e il tempo. Si sarebbe ritrovata in luoghi diversi nello stesso momento. Non ci sarebbe stato mai più nessun silenzio, perché lei lo avrebbe riempito con le sue note. Ancora otto franchi e lei avrebbe sostituito il vuoto con la bellezza. Otto franchi e a casa sua non ci sarebbe stato mai più il buio. Non vedeva l’ora."
...o l’entusiasmo di Jean-Joseph nel voler diventare un medico da grande, qualcosa va sempre storto: infatti verrà nuovamente costretta da Madame Bajon a lasciare Parigi (per le precarie condizioni di salute della madre) alla volta di New York, dato che è stato ritrovato suo padre. Ma chi è suo padre poi? E perché tra le pochissime cose conservate dalla madre c’è qualche rivista con delle foto firmate “Vago”?
Non voglio raccontare oltre della trama per non fare spoiler, ma vi assicuro che perfino oltreoceano la tenacia della piccola Alice sarà messa a dura prova.
Alice sospirò. «Come si fa a vivere quando quelli a cui vuoi bene non ci sono più? Io non ci riuscirei. »«Ce la farai, come tutti. Finché c’è musica si continua a ballare.»
Quando il mare era mosso e bisognava ritornare in cabina, Alice s’immergeva nei suoi romanzi.«Le grandi anime sono sempre disposte a fare di una grazia una virtù. » Quella frase di Balzac le risuonava dentro. Se l’era annotata sul dorso della mano per rileggerla varie volte al giorno. Madame Bajon, che si interessava soltanto alle riviste, sembrava molto sorpresa dalla passione di Alice per la lettura.«Ma insomma, non sei un po’ troppo piccola? Balza, Flaubert, Maupassant… sono cose da grandi! Tu dovresti leggere libri adatti alla tua età.» Alice non sapeva cosa rispondere. Aveva sempre amato leggere e non aveva pensato di dover scegliere in base alla propria età. Si lasciava ispirare da un titolo, la copertina, le prime righe…
Di questo libro mi ha colpito moltissimo lo stile di scrittura dell’autrice, la quale utilizzando un linguaggio semplice e diretto, racconta tutta la storia dal punto di vista della protagonista, facendo scorrere in modo velato delle tematiche dure e forti ben note nel periodo della seconda guerra mondiale quali le persecuzioni razziali, i campi di concentramento e le innumerevoli restrizioni alle quali era soggetta la popolazione di ogni nazione, eppure lo fa in modo velato… una sorta di “percepisco anche se non vedo” proprio come potrebbe viverla una bambina di quel’epoca alla quale nessun adulto vuole spiegare nulla, ma che nonostante ciò intuisca che qualcosa di grosso le viene nascosto.
Nonostante la vita sfortunata di Alice Amarille, penso che l’autrice abbia voluto trasmettere nel lettore anche sentimenti positivi quali la voglia di ricominciare, la speranza, lo spirito di adattamento e soprattutto la curiosità sul mondo vista dagli occhi di una bambina poi adolescente che si ritrova sballottata da una parte all’altra ma che tenta ugualmente di migliorarsi e di vivere al meglio, affrontando e confrontandosi con adulti di ogni genere.
Ho apprezzato molto questa lettura e mi sento decisamente di consigliare la lettura di “Finché c’è musica” a tutti.

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