Buongiorno Sognalettori, con oggi, il blog inizia un evento speciale, dedicato al libro “TU SEI PARTE DI ME” pubblicato da Garzanti e in uscita il 15 Novembre, contenente dei racconti di autrici di grande fama, quasi tutte italiane, ovvero Federica Bosco, Cristina Caboni, Valentina D’Urbano, Evita Greco, Clara Sánchez, Carmela Scotti e Simona Sparaco.
Noi del blog Diario di un Sogno, ve le presentiamo così, in ordine alfabetico, una al giorno presentata da una diversa di noi.
Io sono l’apripista di quest’evento, e vi parlo appunto di Federica Bosco, un’autrice che amo davvero molto.
Ora vi dico cosa penso della storia contenuta nel libro uscito oggi per Garzanti, di cui il racconto “LA DIVA” di Federica Bosco fa da apripista.
La voce narrante è quella di Isabella, la terza figlia di Virginia Mascaresi, attrice famosa prima di diventare madre, le cui gravidanze l’hanno allontanata dalla vita sfarzosa dei riflettori, costringendola a diventare una persona divina, capricciosa ed irraggiungibile.
A partire dai primi due figli, Ezra e Richard, Virginia inizia ad essere esclusa dalle riprese, dal gossip e dalle scene ma a quanto pare l’unica a non rendersi conto che l’apice del suo successo sia già passato, è proprio lei, che vuole assolutamente continuare a vivere una vita nel lusso, nell'agiatezza e nel continuo esaurimento dei propri capricci.
In un momento di crisi, Virginia, si ritrova a sposare in seconde nozze un ricchissimo industriale di Parma di vent'anni più grande di lei, un uomo basso, grasso ma molto generoso e ridanciano, un uomo non colto e che si è fatto da sé, un uomo non da prima pagina ma assolutamente innamorato di Virginia. Dalla loro unione nasce la piccola Isabella, la quale ahimè non ha nulla dell’aspetto magnifico della mamma e dei fratelli maggiori ma ha preso tutto dal padre: Isabella – ironia anche nella scelta del nome – è uno sgorbietto coi capelli neri e un naso non indifferente, quella che nelle foto vicino ai fratelli alti, biondi e con gli occhi azzurri sembra quasi la figlia adottata.
In un momento di crisi, Virginia, si ritrova a sposare in seconde nozze un ricchissimo industriale di Parma di vent'anni più grande di lei, un uomo basso, grasso ma molto generoso e ridanciano, un uomo non colto e che si è fatto da sé, un uomo non da prima pagina ma assolutamente innamorato di Virginia. Dalla loro unione nasce la piccola Isabella, la quale ahimè non ha nulla dell’aspetto magnifico della mamma e dei fratelli maggiori ma ha preso tutto dal padre: Isabella – ironia anche nella scelta del nome – è uno sgorbietto coi capelli neri e un naso non indifferente, quella che nelle foto vicino ai fratelli alti, biondi e con gli occhi azzurri sembra quasi la figlia adottata.
Vincere o primeggiare prevedeva il possedere una personalità da leader che, di certo, non mi apparteneva, oltre a delle capacità oggettive di cui non ero dotata, senza contare il gran numero di scocciature e responsabilità che derivavano da una vita di successo, come le continue richieste, l’ammirazione e l’invidia, tutte conseguenze che non facevano per me, da sempre restia al mostrarmi. Ma sono soprattutto del parere che di diva in una famiglia debba essercene una sola, e questa era sempre stata mia madre, l’attrice.
Nonostante la voce narrante sia della figlia Isabella, la protagonista per la gran parte del racconto pare essere la madre Virginia, in quanto Isabella parla in modo minuzioso di tutti gli aspetti della vita della madre, dei suoi capricci, delle sue manie, delle sue insistenze e restrizioni (anche costrizioni nei confronti della figlia). Attraverso la descrizione della vita materna si percepisce, di conseguenza, cosa stia passando la figlia, vittima indifesa di una madre egocentrica e che assorbe tutto: attenzioni, affetto, energie e tempo, tanto da costringere la figlia ad essere la sua badante personale, la sua dama di compagnia non pagata.
Una figura, insomma, nella quale riflettersi, vedendone e criticandone però, le enormi differenze, ed è qui che spicca l’impossibilità della madre di poter vivere di luce riflessa, essendo la figlia una persona normalissima e modestissima, senza nessun successo di cui potersi vantare. La vita di Virginia però è una lama a doppio taglio, sia nei confronti della madre che della figlia.
Una figura, insomma, nella quale riflettersi, vedendone e criticandone però, le enormi differenze, ed è qui che spicca l’impossibilità della madre di poter vivere di luce riflessa, essendo la figlia una persona normalissima e modestissima, senza nessun successo di cui potersi vantare. La vita di Virginia però è una lama a doppio taglio, sia nei confronti della madre che della figlia.
E le voci su mia madre non mi rendevano certo una compagnia appetibile. Era considerata, mi resi conto, come una specie di Bette Davis in Che fine ha fatto Baby Jane, un’ex diva eccentrica che viveva dei ricordi del passato, circondata da fotografie, premi e ritagli di giornale, con i suoi due fedelissimi maltesi che nutriva esclusivamente con manzo di prima scelta. Ed era la verità; per questo a volte i miei compagni mi chiedevano di studiare insieme, solo per la morbosa curiosità di vederla e raccontarlo agli altri. Ci ero cascata una volta, ma poi non avevo più permesso che accadesse.
Leggere questo racconto mi ha fatto vivere piano piano la sofferenza di Isabella; le sensazioni che descrive, in modo indiretto trasudano dalle parole con cui descrive la madre; ogni singola sofferenza della figlia le sembra quasi normale perché è suo dovere stare accanto alla madre.
Un racconto breve ma allo stesso tempo intenso, dove si nota un’evoluzione sia nella madre che nella figlia, e dove il finale inaspettato assume un doppio significato.
Un racconto dove Isabella piano piano si “sbottona” e rivela quel che le passa per la testa, una bambina che diventa ragazza e poi donna, una figlia che ama la madre in modo incondizionato, a prescindere, un rapporto difficile tra madre e figlia che compromette la giovinezza di una figlia che non vuole dispiacere la madre in nessun modo, anche a costo di vivere come un uccellino in gabbia.
Lo stile narrativo di Federica Bosco si nota in modo efficace anche in questo racconto breve, dove la personalità sensibile, empatica e profonda dell’autrice si plasma per parlare attraverso la voce della povera Isabella, ma anche della diva Virginia.
Un racconto che racchiude una serie di significati che vanno al di là dell’apparenza, un racconto che ci spiega sia il valore del legame familiare che i danni che il troppo amore può causare.
Un racconto che mi ha toccato il cuore.
Federica Bosco è un’autrice molto fantasiosa e prolifica, ha pubblicato i suoi libri con varie case editrici, e qui di seguito vi elenco tutti i libri da lei scritti:
- Mi piaci da morire, Newton Compton Editori, 2005
- Cercasi amore disperatamente, Newton Compton Editori, 2006
- L'amore non fa per me, Newton Compton Editori, 2007
[i suoi primi tre libri sono una sorta di trilogia e vedono come protagonista Monica]
- 101 modi per riconoscere il principe azzurro (senza dover baciare tutti i rospi), Newton Compton Editori, 2007
- L'amore mi perseguita, Newton Compton Editori, 2008
- 101 modi di dimenticare il tuo ex e trovarne subito un altro, Newton Compton Editori, 2009
- S.O.S. amore, Newton Compton Editori, 2010
- Innamorata di un angelo, Newton Compton Editori, 2011
- Il mio angelo segreto, Newton Compton Editori, 2011
- Un amore di angelo, Newton Compton Editori, 2012
[i tre libri della trilogia con protagonista Mia]
- Pazze di me, Mondadori, 2012
- Non tutti gli uomini vengono per nuocere, Mondadori, 2013
- SMS. Storie Mostruosamente Sbagliate, Mondadori, 2014
- Il peso specifico dell'amore, Mondadori, 2015
- Tutto quello che siamo, Mondadori, 2015
- Dimenticare uno stronzo. Il metodo Detox in 3 settimane, Mondadori, 2016
- Ci vediamo un giorno di questi, Garzanti, 2017
- Mi dicevano che ero troppo sensibile. Per chi si sente sbagliato, un percorso per scoprire come tramutare l'ipersensibilità in una risorsa preziosa, Vallardi, 2018
- Il nostro momento imperfetto, Garzanti, 2018
Ho conosciuto la scrittura di Federica Bosco anni e anni fa proprio col suo primissimo libro “Mi piaci da morire” quando era stato pubblicato da poco, e fin da subito ne sono rimasta affascinata… talmente tanto da leggerne poi ogni singolo libro anno dopo anno, fino ad oggi: ognuno di questi libri mi ha fatta emozionare ed ha contribuito a rendere ai miei occhi l’autrice, una tra le mie scrittrici italiane preferite!
Caratteristica tipica della scrittura della Bosco è quella di narrare storie con protagoniste femminili, a parte una piccola eccezione nel libro “Pazze di me”.
Le protagoniste dei suoi libri sono sempre donne con un vissuto alle spalle che le ha rese in qualche modo forti: tra difficoltà, situazioni imbarazzanti e fraintendimenti, tra momenti di enorme felicità e di grande sofferenza. Queste protagoniste, pur diverse fra loro per età, stile di vita e carattere, hanno una caratteristica in comune: sono comunque protagoniste toste, dei tipetti così speciali che rendono le storie di cui sono protagoniste assai appassionanti, avvincenti e, non lo nego, anche strappalacrime!
Parlare di tutti i libri dell’autrice sarebbe lungo, essendo lei molto prolifica ma posso raccontarvi qualche chicca sull'autrice e sul suo approccio alla scrittura (informazioni estrapolate da una videochat concessa di recente dall'autrice sulla pagina facebook de IlLibraio.it e dalle pillole video che spesso rilascia direttamente Federica sulla sua pagina web). L’idea di video in pillole le è venuta perché pensa che possa far piacere ascoltare dei consigli che lei in primis vorrebbe sentirsi dire, e anche per far arrivare a tutti una serie di pensieri positivi sui quali lei stessa riflette: ha pensato pertanto di condividerli con tutti pensando che il giusto utilizzo dei social sia poter fare leva sulla forza di volontà di ciascuno per migliorare se stessi, per sorridere un po’ di più e per cercare di alleggerire la vita che spesso può anche essere molto più difficile del necessario. Insomma un’idea totalmente positiva da una persona ottimista, socievole e che si mette spesso in discussione pur di migliorarsi sempre di più.
Federica Bosco è una persona che crede assolutamente nelle seconde possibilità, ma anche nelle terze… insomma dar fiducia al prossimo è una sua prassi perché pensa fermamente che nessuno sia perfetto, che siano le nostre imperfezioni a renderci unici e speciali, e soprattutto umani. La perfezione è un qualcosa che se ci fosse, dopo un po’ verrebbe a noia, e la felicità è bella proprio perché dura un istante e non diventa mai banale.
Quello che l’autrice scrive non sono tutte sue esperienze personali, ma estrapola e si ispira a qualcosa di ciò che è successo a lei o a persone che conosce davvero, e scrivendole si cala sempre nella profondità di queste situazioni, di questi sentimenti come se li vivesse lei direttamente, si identifica talmente con i personaggi che descrive, quasi come se sentisse sulla sua pelle queste situazioni estreme. Le piace molto esplorare la vita dei personaggi dei suoi libri in modo da trovare sempre qualcosa di nuovo e speciale nella normalità quotidiana, ma soprattutto perché vuole portare il lettore, assieme a lei, a vedere come ci si riesce a salvare in ogni tipo di situazione di vita.
Ritiene che sia assolutamente vitale per la sopravvivenza di ciascuno, eliminare le persone nocive dalla propria vita, quelle che ti tarpano le ali, che ti impediscono di essere te stesso, quelle persone che riescono a schiacciarti e a farti sentire indesiderato, inutile, un peso… Eliminarle è estremamente necessario pur di salvaguardare la propria integrità. Le persone molto empatiche, con pochi filtri e non solidissime, sono quelle che hanno più bisogno di amore, affetto ed approvazione ma purtroppo sono anche le cavie perfette per persone prevaricatrici che ti schiacciano, ti manipolano e ti costringono a fare quello che vogliono loro, a spegnere la tua personalità. Spesso infatti appaiono nei libri della Bosco dei personaggi come questi, perché l’autrice sente la necessità di far capire ai lettori come affrontare queste persone tossiche e come riuscire a venirne fuori e a staccarsene. Proprio attraverso i suoi libri ci dimostra infatti che bisogna iniziare a tirare fuori il proprio carattere, cambiare modo di vivere qualora non ci si senta a proprio agio nella nostra vita, iniziare a fare quello che ci piace fare davvero, quello che ci fa sentire bene e in cui dimostriamo veramente chi siamo.
L’approccio che l’autrice ha con la scrittura è riassunto nella sua fermezza: ritiene che per scrivere bene ci voglia un allenamento e un impegno quotidiano, perché un’idea quando arriva deve sedimentare, deve evolversi piano piano e deve crescere… e non c’è niente di meglio dell’autodisciplina quotidiana per avvicinarsi sempre di più ai personaggi e alla storia, e l’autrice ama vederla crescere sotto i suoi occhi.
Federica Bosco crede sia più che giusto dare tanto alla scrittura perché questa l’ha salvata, e per migliorare sempre di più la sua scrittura che fa? Da accanita lettrice cerca di leggere molto, di aprire gli occhi, di conoscere stili anche diversi dal suo, di arricchirsi il più possibile sia di conoscenze che di esperienze… e si sa bene che chi legge non vive una sola vita, ma ne vive molte. ;-)
Tutti i grandi scrittori sono anche grandi lettori, perché non si smette mai di imparare.
Tutti i grandi scrittori sono anche grandi lettori, perché non si smette mai di imparare.
Federica Bosco non ha sempre avuto il desiderio di diventare scrittrice: ha svolto numerosi lavori in svariati ambiti, la scrittura è arrivata un po’ per caso, scrivendo più per se stessa, ricevendo inizialmente numerosi rifiuti ma una volta capito quanto fosse importante la scrittura per lei, non ha mai smesso. Forse proprio perché non ha questo sogno da tutta una vita non sente il peso sulle spalle della responsabilità di “doverlo fare a tutti i costi”, scrivendo quando le viene più congeniale. L’idea verrà quando verrà, non la si può accelerare.
Della casa editrice Garzanti mi hanno colpita enormemente entrambe le storie.
“Ci vediamo un giorno di questi” per la profondità e l’intensità di emozioni degli alti e bassi che una vera Amicizia ci porta a vivere, di cui ho parlato in modo più approfondito in questo mio post .
Di “Il nostro momento imperfetto” ho apprezzato moltissimo il fatto che sia un romanzo che sfata il mito della perfezione per ridare vita alle scelte sbagliate, agli errori, alle cadute. Perché non c’è un tempo giusto o uno sbagliato per amare, perdonare, cambiare, vivere. C’è il tempo dettato da ognuno di noi con il suo personale e magico rintocco.
TRE MOTIVI PER LEGGERE I ROMANZI DI FEDERICA BOSCO:
1. per lo stile narrativo coinvolgente al punto sa travolgerti di emozioni, talvolta fino alle lacrime
2. per l'estrema verità delle storie narrate che potrebbero appartenere a qualcuno della porta accanto
3. perché le protagoniste dei suoi libri non sono donne perfette, ma proprio per questo sono donne speciali, donne che riescono a risollevarsi dalla propria situazione e a tornare a vivere meglio di prima
2. per l'estrema verità delle storie narrate che potrebbero appartenere a qualcuno della porta accanto
3. perché le protagoniste dei suoi libri non sono donne perfette, ma proprio per questo sono donne speciali, donne che riescono a risollevarsi dalla propria situazione e a tornare a vivere meglio di prima
Nessun commento