Buongiorno
Sognalettori,
oggi
vi parlo di un interessantissimo romanzo introspettivo: SE TU VAI VIA PORTI IL MIO CUORE CON TE,
di Silvia Gianatti.
Ringraziamo la Leggereditore per la copia digitale.
Ringraziamo la Leggereditore per la copia digitale.
IL ROMANZO
Titolo: Se tu vai via porti il mio cuore con te
Autore/Autrice: Silvia Gianatti
Editore: Leggereditore
Data di uscita: 26 Settembre 2018
Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine: -
Prezzo cartaceo: 14,00€
Prezzo ebook: -
Un romanzo sul tema della perdita e del dolore. Il racconto di una mamma che perde il suo bambino all'ottavo mese di gravidanza, un'esperienza devastante e più comune di quanto si possa credere e di cui si parla ancora troppo poco. L'autrice condivide con i lettori la propria dolorosa esperienza, raccontando cosa si prova, da dove si ricomincia... «Se tu vai via, porti il mio cuore con te», infatti, è anche e soprattutto un libro catartico sul superamento del dolore. Perché alle lacrime e alla rabbia seguono prima o poi la pace e la forza di ricominciare. Il titolo è un riferimento al testo di una canzone, Piccola anima, che in queste due parole racchiude il senso del romanzo.
Nelle
prime pagine si può chiaramente notare il dolore di una donna che ha perso ogni
speranza, che si ritrova a scrivere per terapia, per risanare un dolore troppo
grande che non è sicura si possa rimarginare. Non vuole rimarginare.
“Non vedo il mondo attorno, non lo voglio vedere.”
Mi piace definire la struttura di questi
romanzi “epistolare”: i capitoli non sono divisi da titoli; ritroviamo una
serie di lettere non datate, rivolte a qualcuno che non c’è, che non leggerà ,
ma al quale raccontiamo l’atrocità delle nostre sofferenze.
Essendo anch’io una scrittrice
d’introspezione vi assicuro di essermi ritrovata molto nello stile della
lodevole Giannatti: lessico semplice e diretto, una sorta di flusso di
coscienza che intorpidisce gli animi col solo suono delle parole.
Racconta la storia di Valeria: la
felicità provata scoprendo di essere in dolce attesa, le compere, la magia del
pancione sempre più evidente, la tenerezza del sentire scalciare dentro sé il
frutto dell’amore. La giovane donna e Marco, suo marito e compagno di vita,
hanno cercato a lungo di avere un bambino e la felice notizia non può che
rallegrare la coppia fino al momento in cui, all’ottavo mese di gravidanza,
Valeria perde il bambino.
Da qui si apriranno voragini, tormenti,
sofferenze estreme di due genitori che piangono la morte del proprio figlio
ancor prima che sia nato. Urla, pianti, rumorosi silenzi, porteranno la ragazza
ad una forte depressione che le impedirà di andare avanti. Incolperà se stessa
per non esser stata “all’altezza”, i dottori per non aver sospettato
complicazioni, per non aver saputo nemmeno darle spiegazioni concrete. Si
ritrova sola con un pancione vuoto, con una speranza morta sotto gli occhi,
senza alcuna voglia di vivere.
Il romanzo è interamente rivolto a suo
figlio; gli racconta gioie e dolori della sua gravidanza, ma anche alti e bassi
della sua vita; gli parla dei nonni; di come ha conosciuto suo marito (padre
del bambino), del forte amore che li unisce e di come la perdita di un figlio
abbia seminato il vuoto anche nella più forte delle relazioni.
“Ti avrei detto bacia più che puoi, vivi le tue emozioni, che ad aver paura c’è sempre tempo. Ti avrei detto parla con papà che lui lo sa cos’è l’amore e sa anche come si cresce, meglio di me.Bacia, limona, vivi. Non tornare troppo tardi.Torna.”
Passo per passo, parola per parola, si
respira il dolore assieme a Valeria; ci si immedesima al punto di piangere con
lei, di trattenere il fiato assieme a lei, di tremare assieme al suo tormento.
Si vive così l’evoluzione interiore della ragazza, che passa lentamente dalla
depressione totale alla consapevolezza che sarà l’amore a salvarla; che tra le
braccia di suo marito ci si può ancora sentire a casa, che assieme si può
tollerare anche la più amara delle perdite.
“A volte bisogna lasciare che siano gli eventi a decidere per te.”
Quando si soffre ci si sente come in un tunnel
tunnel senza uscita, ma solo l’amore può insegnarci l’arte della resilienza.
Andare avanti non significa dimenticare, ma dare un nuovo senso alle nostre
giornate: si sorride per chi non c’è più, si ama, si vive, si cresce affinchè
chi abbiamo tanto amato e ora non è più con noi sia fiero di chi, come noi,
lotta ogni giorno per un pizzico di felicità .
“Il mio non è un addio. Non è un arrivederci.Ti porto dentro.Sono la tua mamma. Lo sarò per sempre.Ti amo.E non lo faccio da sola.”
CONSIGLIATO
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