Cari Sognalettori,
oggi approfondiamo un’importante tematica del romanzo IL CIELO È TUTTO NOSTRO, di Luke Allnutt, con traduzione a cura di Luca Bernardi: il rapporto padre-figlio.
Ringraziamo la Longanesi per la copia digitale.
Ringraziamo la Longanesi per la copia digitale.
Spesso si tende ad immaginare un legame viscerale con la figura materna, senza mai pensare a quanto amore possa nascere dall’animo di un padre.
Ce lo dimostra Robert, protagonista del
romanzo, il quale stabilisce sin da subito un legame fortissimo con suo figlio
Jack dandogli tutto l’amore che egli stesso aveva ricevuto dal padre. Jack è un
bambino vivace, sorridente e innamorato della vita; ama guardare il mondo
dall’alto e suo padre l’accompagna ovunque, gli regala persino una macchina
fotografica insegnandogli a scattare, permettendogli di catturare l’attimo.
Robert si mostra molto presente nella vita del figlio, persino nelle piccole
cose: gli insegna a fare un “panino al formaggio speciale”, lo ascolta parlare
dei suoi amici di scuola, delle sue giornate, diventando per lui un punto di
riferimento. Passano giornate a giocare assieme e quando Jack impara ad andare
in bicicletta è lì, a guardarlo commosso.
Poi il dolore. La malattia di Jack sconvolge
tutto, ma Rob si mostra forte e cerca di essere speranzoso, di fare il
possibile per salvare la vita di suo figlio. Sarebbe disposto a cadere persino
in rovina, ipotecare la casa e fare qualsiasi cosa pur di dargli una
possibilità che purtroppo non avrà.
A questo punto mi sono soffermata a riflettere
sul ruolo che un padre ha per il proprio figlio, nel corso degli anni. Ricordo
che da bambina cercavo sempre il mio, di papà. Quando andavamo assieme ad una
fiera e vedevo un giocattolo nuovo bastava che dicessi “ho visto una cosa
carinissima” e nel giro di pochi minuti spuntava alle mie spalle con lo stesso
giocattolino a cui stavo pensando, senza che gli avessi detto di cosa di
trattasse. C’è sempre stata una sorta di telepatia tra noi, qualcosa che non
saprei descrivere. Aggiungeva con fare soddisfatto “sei mia figlia, so sempre
ciò che vorresti”.
Ecco, penso che questo aneddoto descriva
pienamente ciò che per me è un padre: non un “babbo natale”, ma l’omone che ti
fa salire sulle spalle quando sei troppo stanco per camminare, quello che ti
sorprende nei momenti più inaspettati, colui che ti rimbocca le coperte e ti
stringe forte quando hai paura.
Ogni quattordici febbraio mio padre mi porta
una rosa e dei cioccolatini. Ha cominciato quando, in tarda adolescenza, avevo
subito la mia prima grossa delusione amorosa. Inizialmente pensavo fosse solo
un gesto di compassione, poi ho capito che avrei potuto avere anche tutte le
relazioni del mondo, ma il mio vero amore sarebbe sempre stato lui. Oggi, a ventun anni, non
saprei cosa fare se mio padre non ci fosse.
Ecco, penso che un padre sia un faro, un padre illuminerà sempre i nostri
giorni bui.
Ho provato a vedere la vita dalla prospettiva
di Robert, nel momento in cui diagnosticano una grave forma tumorale a suo
figlio. Onestamente, io non so come avrei reagito: molto probabilmente avrei
fatto le sue stesse scelte e i suoi stessi errori. Anzi, ne sono certa.
C’è una frase che mio padre ripete in
continuazione: “senza te non vivo”. Ho pensato a lungo a queste parole mentre
leggevo il romanzo e, in Rob, rivedevo lui.
Penso che in fondo un padre sia questo.
Questo romanzo fa riflettere molto sul concetto
di AMORE. Non parliamo dell’amore in sé, non delle romanticherie cui di solito
siamo abituati (e forse neanche in modo corretto), ma sull’amore in FAMIGLIA,
sul calore del “nido” cui tutti ambiscono.
Abbiamo tutti bisogno di AMORE, anche se a
volte lo neghiamo a noi stessi.
Quindi tornate a casa e dite alle vostre
persone più care che le AMATE, tenetevele strette. Più che potete.
Ringrazio la Longanesi per avermi dato la
possibilità di leggere in anteprima questo fantastico libro.
Pubblicherò la recensione a conclusione del
blog tour il 30 AGOSTO, in cui potrete avere il mio completo parere!
Vi abbraccio
Non perdetevi le altre tappe del blog tour.
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