[RECENSIONE] QUESTO POST È STATO RIMOSSO - HANNA BERVOETS - MONDADORI



Buongiorno Sognalettori,
il libro di cui vi parlo oggi è qualcosa di diverso da tutte le letture a cui mi approccio abitualmente: “QUESTO POST È STATO RIMOSSO” di Hanna Bervoets, pubblicato dalla casa editrice Mondadori, che ringrazio per la copia digitale in anteprima, ed 
Anna per avermelo suggerito. 📖

Hanna Bervoets (1984, Amsterdam) è una delle autrici olandesi più acclamate della sua generazione. È autrice di sette romanzi, di sceneggiature, opere teatrali, racconti e saggi. Ha ricevuto numerosi premi, tra cui il prestigioso premio Frans Kellendonk per tutto il suo corpus di opere. Nei Paesi Bassi è stata nominata autore della Settimana del Libro per l'anno 2021, un importante evento creato per promuovere la letteratura olandese. Per questa occasione, ha scritto il romanzo breve Questo post è stato rimosso. Lavora e vive ad Amsterdam, con la sua ragazza e due porcellini d'India.



IL ROMANZO


Titolo: Questo post è stato rimosso
Autore: Hanna Bervoets
Data di uscita: 21 Giugno 2022
Genere: Narrativa Contemporanea Straniera
Pagine: 108

Essere un moderatore di contenuti significa vedere l’umanità al suo peggio, ma Kayleigh ha bisogno di soldi. Ecco perché accetta un incarico per una piattaforma di social media di cui non le è permesso fare il nome. La sua responsabilità consiste nell’esaminare video e foto offensivi, sproloqui e teorie cospirative, e decidere quali debbano essere rimossi. È un’attività estenuante. Kayleigh e i suoi colleghi trascorrono le giornate guardando le cose più orribili sui loro schermi, e valutandole secondo le linee guida dell’azienda, che cambiano in continuazione. Eppure lei sente di essere nel posto giusto. È brava nel suo ruolo, trova amici tra gli altri moderatori e, quando si innamora della sua collega Sigrid, per la prima volta il futuro le sembra luminoso. Ma presto il lavoro inizia a cambiarli tutti, facendo deragliare le loro vite in modi allarmanti. Quando i colleghi crollano uno dopo l’altro, quando Sigrid diventa sempre più distante e fragile, quando i suoi amici cominciano a sposare le stesse teorie cospirazioniste che dovrebbero valutare, Kayleigh si chiede se quel che fanno non sia troppo per loro. Eppure lei sta benissimo. O no?

Ambientato nel mondo tossico dei moderatori di contenuti, Questo post è stato rimosso è una storia potente e attuale su chi o che cosa determini la nostra visione del mondo. Esplora il concetto di moralità e di come sia fluido, mutando costantemente a seconda di dove e con chi ci troviamo, e mette in luce il potere delle grandi aziende tecnologiche, il modo in cui ci controllano e alla fine ci cambiano per sempre.


La protagonista di questo libro è Kayleigh, una ragazza che da sedici mesi ha lasciato il lavoro di moderatrice di contenuti per un social media di cui non può fare il nome.
Il suo lavoro consisteva nel dover controllare costantemente tutte le segnalazioni di foto, video, commenti, contenuti vari e decidere quali dovessero essere rimossi immediatamente e quali no secondo delle determinate linee guida… che cambiavano molto (troppo?) spesso.
Doveva inoltre sopportare condizioni pessime sia quanto ad esigenze e tempistiche (veniva cronometrato perfino il tempo in cui andavano in bagno!!, oltre che non si potessero commettere più di un tot di errori, pena il licenziamento!), sia all’esposizione costante ad un numero davvero elevatissimo di contenuti che una persona può umanamente sopportare di dover visionare… ovviamente contenuti che riguardano i meandri più bui e dolorosi del genere umano.
Perché Kayleigh aveva scelto quel lavoro? Per la paga alta, decisamente per quella! Aveva una grande necessità di soldi, dovendo badare da sola a se stessa… a causa di un passato difficile alle spalle.

Unica nota positiva di quel lavoro era sicuramente la presenza di alcuni colleghi, che erano diventati una sorta di gruppetto un po’ strampalato di amici: Sigrid, Kyo, Souhaim, Robert e Louis.

Ma perché Kayleigh ha lasciato il lavoro? E perché ne parla al passato?

Fingono tutti che sia una domanda normalissima, ma come può essere normale una domanda da cui ci si aspetta una risposta atroce? Senza contare che questa gente non è interessata a me. Forse non è poi così insolito, forse nessuna domanda nasce dall’interesse per il prossimo, quanto dalla curiosità per le vite che noi non abbiamo vissuto (“Allora, signor Stetić, com’è questo diritto civile? Divertente?), eppure in Gregory, in zia Meredith e perfino nella dottoressa Ana avverto una certa morbosità, un bisogno che porta a fare domande ma che non potrà mai essere soddisfatto del tutto.

Non sarò io a svelarvi i retroscena della vita della protagonista, ma vi posso dire come sia strutturato il libro a partire dalla narrazione: la protagonista racconta tutta la vicenda in prima persona, rivolgendosi direttamente ad un fantomatico avvocato, il Signor Stetić (che sta assistendo gli ex colleghi di lavoro della ragazza) al quale lei scrive una lunga lettera, come in una sorta di flusso di coscienza in ordine quasi interamente cronologico.
Kayleigh nella lettera approfondisce via via i vari aspetti del lavoro, della sua vita privata e di tutte le ripercussioni che quella particolarissima e pesante mansione abbia riversato non solo sui suoi colleghi… ma, in fondo, anche su di lei.

“Lo stress traumatico secondario causato dall’esposizione prolungata a immagini scioccanti può portate a depressione, disturbi d’ansia e pensieri paranoici”: così recita il suo comunicato stampa, giusto?

Il racconto è breve e abbastanza scorrevole, al punto tale che l’ho letto tutto di fila in una sera.
La storia assume fin da subito tonalità di disagio e sofferenza, e dipinge chiaramente quanto sia tosto da affrontare lo “schifo del mondo” che una fetta di genere umano non si fa scrupoli a postare in rete… e l’autrice lo fa inserendo dettagli che fanno intendere ben più di quello che dica, ben più di quanto io immaginassi, ben più di quanto una persona sensibile potrebbe riuscire a sopportare quotidianamente nelle ore di lavoro.

Se da una parte il libro in un primo momento potrebbe apparire interessante (motivo per cui ho scelto di leggerlo), poi la narrazione diventa via via sempre meno chiara e sempre più buia ed inquietante (aspetto sicuramente voluto dall’autrice per supportare ulteriormente la densità degli argomenti trattati), fino ad arrivare ad un finale tutt’altro che prevedibile.

C’è un però.
Ed è proprio il finale: lascia i lettori in sospeso, interrompendosi di colpo in un punto in cui io – personalmente – mi sarei aspettata per lo meno qualche frase in più…
Motivo per cui oggi, a distanza di qualche settimana dalla fine, non sono ancora riuscita a metabolizzare la lettura fatta e soprattutto se sia stata una lettura che mi sia piaciuta o meno.

Mi spiego meglio: il libro parla volutamente di argomenti tosti di cui sia necessario venire a conoscenza proprio per rendere coscienti gli utenti che si approcciano alla rete (quindi praticamente tutti) degli enormi rischi ai quali siano esposti e di quanto il mondo possa essere marcio e deviato.

Hanna Bervoets mostra inoltre quanto il lavoro di moderatore di contenuti possa essere estenuante emotivamente e psicologicamente ben più di quanto ci si possa aspettare… e di quanto sia semplice da un lato “segnalare determinate cose online” senza pensare che dall’altra parte ci siano esseri umani che sono costretti a visionare interamente quei determinati contenuti. E che debbano seguire delle regole – non stabilite da loro stessi o dal proprio giudizio morale – che indicano cosa effettivamente si possa o non si possa rimuovere, a prescindere se loro stessi potrebbero non voler lasciare quel contenuto online…
E da questo punto di vista sono d’accordissimo sull’utilità del libro scritto dalla Bervoets.

D’altro canto però, oltre al finale, ci sono stati vari aspetti della protagonista e della narrazione che mi hanno provocato sentimenti contrastanti: non sono dunque sicura che sia stata una lettura che rientri nei miei gusti…

Penso che sia sicuramente un libro che vuole scotere, provocare, far sorgere domande nei lettori per far aprire loro gli occhi, che sia una storia attualissima e forte, ambientata nel mondo tossico del web, cercando di spiegare meglio chi o che cosa determini la nostra visione del mondo, esplorando il concetto di moralità e di quanto sia sottile il confine tra cosa sia giusto e cosa no…

A voi l’ardua sentenza, buona lettura!

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