[RECENSIONE] GLI IPERBOREI - PIETRO CASTELLITTO - BOMPIANI


Buongiorno Sognalettori,
il libro di cui vi parlo oggi è "GLI IPERBOREI" di Pietro Castellitto, pubblicato dalla casa editrice Bompiani, che ringrazio molto per la copia cartacea in anteprima. 📖

Pietro Castellitto è nato a Roma nel 1991. Esordisce come attore a tredici anni, si laurea in Filosofia e nel 2020 approda nelle sale con il primo film da lui stesso interpretato, scritto e diretto: I predatori, con cui ha vinto il premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura alla 77° Mostra del cinema di Venezia, il David di Donatello e il Nastro d’argento 2021 come miglior regista esordiente. Questo è il suo primo romanzo.


IL ROMANZO


Titolo: Gli Iperborei
Autore: Pietro Castellitto
Data di uscita: 20 Ottobre 2011
Genere: Narrativa Contemporanea Italiana
Pagine: 224

Sono stati il leone, la balena, il cerbiatto, protagonisti di una recita di fine anno nella quale il canguro era scomparso e i suoi amici dovevano ritrovarlo. Adesso hanno quasi trent’anni e vagano nei meandri di una vita dorata: mangiano pesce crudo e patanegra, bevono vini pregiati, fumano essenze, assumono droghe come da bambini consumavano caramelle, navigano, festeggiano, inseguono le arti, tentano la politica. Hanno corpi scolpiti e vestiti costosi, sono figli di primari e giornalisti celebri, di miliardari dai patrimoni solidi e antichi o recenti e sospetti, ma sono anche gli eredi dei ribelli che hanno caratterizzato stagioni gloriose e disperate della storia: coloro che, prosperando nella pace, hanno invocato la guerra, che amando i genitori ne hanno patito le ipocrisie, smascherato le contraddizioni e sognato l’annientamento. Poldo Biancheri, “Ciccio” Tapia, Guenda Pech, Stella Marraffa, Aldo: hanno tutto ma si sentono in trappola, e questa è la loro estate, quella in cui vogliono uscire dal cerchio. È Poldo la voce narrante della loro ebbrezza, della loro sfida: racconta come se vedesse tutto già da una distanza, registrando ogni cosa con fermezza ma senza nascondere la nostalgia per un’infanzia ancora vicina, la rabbia verso padri che si sono presi tutto non lasciando che briciole, la tenerezza per i fratelli e i coetanei capaci di farsi del male per protesta o per amore. Poldo ha portato in barca con sé L’Anticristo, in cui Nietzsche sembra parlare di loro: “Guardiamoci in viso: noi siamo Iperborei... Abbiamo trovato l’uscita per interi millenni di labirinto. Oltre il nord, oltre il ghiaccio e la morte: la nostra vita, la nostra felicità...”

L’esordio narrativo di Pietro Castellitto è sorprendente quanto l’opera d’arte scagliata dai suoi protagonisti dentro una piscina, doloroso come la voce di un figlio che soffre eppure capace di momenti di incanto, come gli occhi di un cerbiatto che brillano mentre la notte si spegne.


Gli iperborei è il primo libro di Pietro Castellito. È bastato questo cognome per farmi venire la voglia di chiedere la copia alla casa editrice Bompiani, che me l’ha gentilmente inviato in copia cartacea e per questo la ringrazio moltissimo.

Gli iperborei presso gli antichi Greci, erano un mitico popolo, localizzato all’estremo nord o nord-est del mondo abitato, ed era considerato un popolo privilegiato, tanto caro ad Apollo.

Il nostro sistema non sarà deduttivo, vivremo in un mondo di inferenze interrotte e dall’antica menzogna germoglieremo la nostra Verità. Noi. Siamo. Iperborei.

I protagonisti di questo romanzo sono cinque giovani ragazzi che vivono la bella e comoda vita di una Roma dei giorni nostri.
Sono Poldo, la nostra voce narrante, Tapia, Guenda, Stella e Aldo.
Le vicende dei cinque protagonisti ci mostrano degli adolescenti che si allontanano dal periodo dell’infanzia per avviarsi all’età adulta, dove li osserviamo crescere senza fare nessun sacrificio, consapevoli di tutti gli agi e le comodità che possono ottenere senza nessuno sforzo.

È un continuo raccontare di questo gruppo di giovani e di come trascorrono le giornate tra bagni in piscina, assunzione di tanta droga e alcol, dove è inevitabile la percezione di una generazione dove tutto si ottiene con facilità: i veri valori sono assenti e neanche minimamente cercati, ragazzi e poi adulti fuori controllo che vogliono apparire molto profondi e alla ricerca di chissà quale verità, ma completamente concentrati sul divertimento, lo sballo e sull’importanza dell’estetica.
La storia è ricca di feste dove il lusso primeggia anche con la complicità, l’osservazione, e spesso, la non azione della generazione genitoriale che, secondo me, è il filo conduttore di tutto ciò che succede ai figli.

Scatolette di tonno Consorcio, bottarga, pomodori secchi, capperi, alici di Cantabrico, salmone selvatico, passate, insaccati, formaggi e pasta Voiello. Totale novecentocinquanta euro. Il resto in alcol. Attraversiamo la città distorta dal calore, fino a piazza Cavour. Da Costantini prendiamo tre casse di Dom Pèrignon da sei. Un paio di Oban più grandi di noi, parecchio Vermentino e del Ronco delle Mele. Rimangono ottanta euro. Andiamo da Gargani e li spendiamo tutti in salame di cioccolato e mentre carico quattro chili di salame dolce in macchina realizzo che manca l’acqua.

Lo stile di scrittura è a parer mio molto disordinato, emerge un continuo linguaggio volgare e purtroppo spesso e volentieri gratuitamente blasfemo. Personalmente non prediligo questo genere di linguaggio, e proprio per questo ne esprimo un’opinione assolutamente personale che magari può essere dettata dalle mie esperienze e dalle mie idee sulle questioni etiche e anche religiose.

Il mio parere finale sulla lettura di questo libro purtroppo è pieno di delusione, avendolo iniziato con tante aspettative, anche attratta dalla storia dei giovani adolescenti e dalle loro esperienze, ma purtroppo in tutto il libro non ho trovato una trama coinvolgente e nemmeno conclusiva.

Spero che questo libro possa incontrare il gradimento del pubblico che ne apprezzerà le doti, in caso contrario sono sicura che la carriera di Pietro Castellitto sarà piena di successi, essendo anche una grande promessa del cinema.


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