[RECENSIONE] IL GIOCO DEL SILENZIO - ROB KELLER - DeA PLANETA


Buongiorno Sognalettori,
oggi il libro di cui vi parlerò è "Il gioco del silenzio" di Robert Keller, pubblicato dalla casa editrice DeA Planeta.

Rob Keller è nato nel 1956 sul Lago di Como, dove ha vissuto per quarant’anni, da padre tedesco e madre italiana. Seguendo una tradizione familiare, ha lavorato a lungo come mastro orologiaio. Attualmente abita a Saguenay, in Québec.
Questo è il suo primo romanzo, candidato al Premio DeA Planeta 2019.

IL ROMANZO


Titolo: Il gioco del silenzio
Autore: Rob Keller
Data di uscita: 24 Settembre 2019
Genere: Narrativa | Thriller
Pagine: 336


Cristina era una criminologa, forse la migliore, ma ha lasciato la professione per occuparsi a tempo pieno di suo figlio Leone, che soffre di un disturbo di iperattività. Ma questa è solo la versione ufficiale, che ha creato per ingannare persino se stessa. La verità è che l’ultimo caso della sua carriera l’ha letteralmente distrutta, costringendola a cambiare vita e a rifugiarsi in una routine scandita da rigorose abitudini. Poi, un giorno, il telefono squilla. Uno zio a lei molto caro si è suicidato, nel paese sul lago di Como dove è cresciuta e dal quale è fuggita molti anni prima. Troppi incubi, troppi fantasmi, per Cristina, in quelle acque scure e profonde. Tornare sul lago significa ritrovare suo padre, con il quale ha un rapporto tormentato, e soprattutto rimettere piede nella Villa degli Orologi, la spaventosa tenuta dalla quale i Radlach controllano non solo gli affari di tutta la zona, ma anche le vite di chi vi abita. La donna resiste con ogni forza alla tentazione di indagare sulla morte dello zio, perché intuisce che la verità si annida nel groviglio di segreti che lega la storia della sua famiglia a quella dei Radlach. Ma quando Leone troverà in soffitta un orologio da taschino con una misteriosa dedica, diventerà impossibile non aprire il cassetto doloroso dei ricordi. Tra antiche leggende, strane visioni e pericoli più che reali, Rob Keller costruisce un inarrestabile sistema di ingranaggi narrativi, nel quale le tenebre del lago impallidiscono di fronte a quelle ben più inquietanti dell’animo umano.


Rob Keller, con la sua sottile maestria ha giocato col silenzio creando un romanzo che a mio parere mancava nel profondo lago della letteratura. Lui col silenzio ci ha saputo fare davvero, a volte sta proprio nelle parole non scritte la vera capacità di un lettore di scovarle. Lo scrittore è riuscito nel suo intento. Ha fatto una proposta, o meglio una scommessa, con questo titolo e storia, chi dei lettori l’ha accolta? Chi è che negli ingranaggi o negli errori degli innumerevoli orologi antichi della Villa ha svelato il mistero? In questa storia occorre entrarci, mente e corpo, infilare le calosce da lago, un bel parka contro la Breva e raggiungere il lago di Como al più presto. I segreti, i misteri, non sono in superficie, miei cari lettori, non pensate di trovarli lì… scavate, sforzatevi, spremete le meningi, la ricchezza di questa storia è davvero raccapricciante. C’è molto più di quanto crediate dopo aver letto l’ultima pagina. E questo lo rende ancora di più interessante.
Ma veniamo alla trama.
La protagonista è Cristina Marinoni, un’ex criminologa milanese ora casalinga per scelta e insonne per effetto.
Un lavoro del genere si indossa, è come un bel tailleur che non riesci a scrollarti di dosso, ti rimane attaccato alla pelle per sempre e Cristina lo dimostra, nei suoi comportamenti, carattere, nei suoi pensieri, nel suo osservare i vicini. Dettaglio che ho particolarmente apprezzato perché dimostra la capacità di immedesimazione dell’autore, non solo in una donna, ma in un ruolo difficile, quello di mamma, figlia, moglie e appunto criminologa in pausa.
Rob Keller mi ha stupita. In quasi tutti i thriller i personaggi sono molto freddi, distanti, spudorati e sempre uomini per l’appunto. Qui no. Cristina è una donna non stereotipata come la maggior parte dei protagonisti del genere, caratteristica che ho trovato anche nella Teresa Battaglia della bravissima Ilaria Tuti. Questi sono veri personaggi. Perché Cristina non è uno stereotipo? La fragilità, la delicatezza, l’assurdo realismo di una vera donna criminologa e allo stesso tempo mamma, lei è il racconto della nostra vicina di casa, con la coda di cavallo per levarsi di dosso la forzata compostezza e formalità di una professione così cruda e dura. E’ sposata con Lorenzo, uno Shakesperiano conosciuto all’università, un uomo che a mio avviso non porta sempre i pantaloni in famiglia, e questo lo trovo molto attuale, oggi molte donne sono il pilastro fondamentale. Ma allo stesso tempo è un uomo comprensivo e presente, una mano calda da stringere al momento del bisogno, quando affrontare certi enigmi e difficoltà della vita diventa difficile da soli.
Hanno un figlio, Leone, un bimbo di otto anni che soffre di iperattività, un orologio con le lancette impazzite ma intelligente e più avanti dei suoi coetanei, un personaggio molto descritto e presente nella narrazione.
E’ sempre durante la quotidianità che un fulmine divide in due il nostro futuro prossimo, senza preavviso.
Una chiamata dal passato, una triste notizia, un biglietto da visita con ciò che si è lasciato in sospeso.
Francesco, lo zio di Cristina è morto. Un altro suicidio in poco tempo, il lago che colleziona altri cadaveri, altri misteri, altre paure. Cristina non è pronta a riaprire quel capitolo della sua vita, ma suo padre ha bisogno di lei. Alessandro, il mastro orologiaio della Villa degli Orologi in cui vivono i Radlach, famosa famiglia considerata la padrona di tutto il lago di Como, è un uomo solo ora, vedovo da anni.


“C’era solo una cosa, quel pomeriggio, che ticchettava più forte di tutti gli orologi della villa: il suo cuore. Sembrava impazzito. Se mastro orologiaio avesse poggiato la testa sul suo petto, avrebbe detto: bisogna ripararlo. Ma i cuori non si aggiustano con la stessa facilità con cui si ripara un orologio.”


Tornare a Cadenabbia sul lago di Como, non è stato facile per lei. Il demone che l’ha perseguitata per anni è ancora là, la Villa degli Orologi, con tutti i segreti e i pericoli che celano quelle mura maestose e quei ticchettii che a volte risentiva anche di notte. Come una signora, una baronessa di altri tempi, brilla di una corazza dorata all’esterno e pecca di crepe al suo interno, il tempo è il colpevole. E’ da qui che l’autore comincia il suo gioco del silenzio. Nessuno crede al suicidio di Francesco, Alessandro è convinto che si tratti di un omicidio, Cristina è l’unica che può scoprire la verità, anche se questo le costerà caro, soprattutto con se stessa.


“Ce ne andremo prima che tu possa sconvolgermi ancora con le tue sciocche teorie su un presunto assassino. Ce ne andremo prima che io possa commettere altri errori. Prima che tutta questa pazzia torni ad abitarmi.”


La famiglia Radlach mi ha fatto ripensare ai Cullen di Twilight versione cattiva, vampiri non morti assettati di soldi e di potere. Il signor Martin e la signora Stella. I gemelli Riccardo e Odessa, il bel Nicholas e la povera Miriam. Ognuno ha una propria storia e l’autore ce la racconta, con un’oscillazione o un ingranaggio, ognuno di loro è un orologio, io ho già individuato i miei, ora tocca a voi. Voglio trovare il mio messaggio nel Pendolo dei Segreti, ci riuscirò? Quando ne vedrò uno da qualche parte, lo cercherò, lo prometto! Sono numerosi gli argomenti trattati in questa miscela di thriller e di noir, un genere che ho particolarmente apprezzato. Quando un libro è bello non mi importa etichettarlo in un determinato modo, io non amo i thriller che mi fanno morire di crepa cuore alla seconda pagina, quelli crudi dove sviscerano bambini vivi per poi farne rivivere altri sotto forma di cloni, a me piacciono i misteri e i romanzi più vicini alla realtà.
Il gioco del silenzio lo è. Un romanzo completo di passione, sentimenti, rancori, passati, rivelazioni, paura, il tutto con una scrittura pulita, fluida, chiara e molto coinvolgente, non mi sono mai persa, Keller è stato capace di farmi vivere in prima persona ogni istante. Rob Keller con gli orologi ci ha vissuto, chi meglio di lui poteva narrarci una storia così, parole digitate ad ogni ticchettio come lancette che segnano la vita e la morte di una parola, di una frase, di ciò che rimane sulla carta. Il mio orologio ha mancato un battito quando ho chiuso l’ultima pagina, ha seguito il mio respiro, un profondo sospiro, quello di una storia che mi è entrata dentro e mai uscirà. Mistero allo stato puro, un concentrato di brividi.
Un autore originale che in silenzio si è fatto spazio tra gli altri, un autore che entra subito a far parte dei miei preferiti. Sarò felice di continuare a leggerlo!


“Non puoi fermare il meccanismo perfetto del destino”


Questa era la mia ultima recensione per “Diario di un sogno”, è stato un viaggio lungo che ho vissuto con passione, impegno, divertimento e costanza. Ho conosciuto persone meravigliose con le quali ho condiviso tantissimi bei momenti. Ad un certo punto della vita ognuno fa le proprie scelte, decide di seguire strade diverse, le proprie, ma queste sono esperienze che arricchiscono e lasciano qualcosa di importante.
Grazie a tutte le mie lettrici, per aver apprezzato le mie recensioni, alle ragazze del blog dalla prima all’ultima e a Sara a partire da quel primo incontro ad Alghero.
Continuate ad amare i libri, non soffermatevi mai ad una recensione negativa, leggetelo e date il vostro parere, non c’è niente di più soggettivo come una recensione!


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