Buongiorno sognatori!
Eccoci all'ultimo giovedì del mese e come promesso, Claudia Zedda torna con la sua rubrica sulla Sardegna. Oggi ci parlerà delle Janas... cosa sono? Non vi resta che scoprirlo continuando la lettura!
Le janas della Pedra Mendalza
Quella che ti voglio raccontare oggi è una leggenda antica e
romantica. C’è dentro mistero, speranza e scoperta. E’ una leggenda ma qui in
Sardegna si direbbe che è unu contu, un racconto.
Non so se tu abbia mai sentito parlare di Janas ma
pare che una delle loro dimore isolane si trovi a Giave, in quella pietra che
localmente è detta Mendalza.
Somiglia a un fungo che sbuca dal
terreno, giallo di licheni che gli crescono addosso come un cappotto e con
ciuffi di verde spento e scuro che qua e la spuntano, quasi a sorpresa.
Attira l’attenzione
una piccola macchia scura, in forma di porta, sulla base della pietra.
Ecco, concentrati su quel dettaglio perché è
importante. I nostri nonni e i nonni dei nostri nonni prima raccontavano
che da quella macchia scura, quella in forma di porta, fuoriuscissero le janas.
Quel piccolo uscio si apriva solo in circostanze
particolari, di notte naturalmente, che le janas il proprio volto non avrebbero
mai potuto mostrarlo alla luce del sole. In fila percorrevano uno stretto
sentieruccio che le conduceva a Giave, dove avrebbero ballato il ballo tondo
magari, o aiutato qualche casalinga con la lievitazione del pane o con un
ricamo che davvero non veniva come ci si aspettava.
Passeggia per il sentiero oggi, passeggia per il sentiero
domani, andò a finire che quellla strada prese
colore. Colore di gonnelle scure, macchiate di cenere, visto che la
dimora delle janas, così si immaginavano i nonni dei nostri nonni, era sporca
di cenere e ardeva di caldo fuoco.
Quel sentiero esiste ancora oggi e localmente viene detto
“il camminamento delle janas”.
Le fate, si racconta, è da anni e anni che non varcano
quella porta, ma a visitare il luogo di notte, sotto la luna crescente, non è
difficile immaginare di vederle.
Guarda bene, strizza gli occhi. Eccole che corrono in fila,
frettolose e serie. Sono piccole come bambine, buone ma all’occorrenza capaci
d’essere severe, ricche e belle quanto basta per essere considerate ancora
oggi, fra le creature fantastiche, le più magiche.
Non si fatica a dar credito a su contu che le indica
come le madrine che tutto hanno insegnato alle donne del malomondo.
Il prossimo mese ti racconterò di un’arte fatata, che ancora
oggi lega donne e janas. L’arte di pintai
(decorare) il pane, trasformandolo in vera e propria opera d’arte.
Che storia affascinante! Ogni luogo d'Italia è legato e racconti fantastici di questo genere. Mi affascinano molto! 😍 All'inizio avevo pensato fossero streghe le Janas, invece sono fate.
RispondiEliminaCiao Sara!
RispondiEliminaHo trovato il tuo blog per caso: è meraviglioso! Mi sono uniti ai tuoi lettori fissi, questa rubrica è davvero molto interessante, come la storia che hai raccontato! Anche io sono del Sud, ma sono Siciliana!
Ti lascio il link del mio blog, qualora volessi venire a dare un'occhiata!
http://ilrumore-dellepagine.blogspot.it
a presto!!