Buongiorno sognatori!
Oggi vi presentiamo una nuova rubrica, che partirà il 29 settembre, dedicata alla Sardegna. Ogni ultimo giovedì del mese, la bravissima Claudia Zedda ci racconterà qualcosa su questa terra misteriosa e affascinante. Lasciamo la parola a lei, buona lettura...
Questa storia me l’ha
raccontata qualche tempo fa un ometto basso e tondo, occhialuto e dalla voce
fine, con mani lunghe macchiate dal tempo e unghie pallide e ben curate. Le sue
parole andavano lente come la risacca in un giorno privo di vento. Ricordo
ancora la sua emozione quando attaccò. Forse fu proprio l’emozione, che non ha
un volto ma un profumo sì, un sapore forse, un colore magari… forse fu proprio
la sua emozione ad attrarmi.
“Non me lo ricordo più quando
ho ascoltato questa storia”, mi ha detto, “ma è bella, e le tue parole me
l’hanno ricordata”.
Io ho sorriso ed è stato come
dire: “Continua. Ti ascolto”.
“L’Isola, quella stessa nella
quale viviamo io e te, un tempo era considerata un vero e proprio forziere. Uno
scrigno all’interno del quale conservare, abbandonare, custodire segreti e
tesori. Tutti i popoli che hanno raggiunto la nostra Isola hanno lasciato
dentro questa cassaforte qualcosa. Alcuni avevano il proposito di tornare a riprendersi
la propria fortuna, altri volevano abbandonarla per sempre. Tutti i tesori dimenticati,
perduti, lasciati in prestito, tutti sono stati custoditi in quella cassaforte
chiamata Sardegna. Alcuni sono cresciuti, altri sono cambiati, alcuni hanno mutato
voce e altri colore, ma mai nessuno e questo è l’importante, mai nessuno è
stato perso. Quei tesori sono ancora tutti lì, nel fondo dello scrigno, tutti
quei tesori sono ancora qui, nel cuore di Sardegna, nei ricordi dei sardi. Per
cui si diffuse la leggenda che chiunque possedeva qualcosa di prezioso e di
autentico in Sardegna doveva portarlo, che la Sardegna sarebbe stata in grado
di custodirlo e di restituirlo dopo secoli di distanza uguale, forse più bello
e ricco di prima. Le leggende che tu racconti, penso io, sono alcuni di quei
tesori che i Sardi antichi hanno abbandonato nel fondo dello scrigno e che ora
tornano a vedere il sole, come il gioiello più bello e lucido che esista.”
Ho abbracciato, ma solo con lo
sguardo, quell’anziano dalle mani macchiate dal tempo e gli occhi splendenti di
ricordi e da allora quando penso a Sardegna è come uno scrigno che la vedo, dal
fondo scuro, nel quale si sente però l’allegro andare del telaio delle Janas,
lo scampanellio delle pecore che vanno sotto la luna, il rumore d’acqua mossa
da Maria Abbranca e la melodia della fregola che balla nel cestino. Tutte le
volte che penso a Sardegna penso alle sue storie, alle sue leggende, alle sue
persone e so che di intrufolarmi all’interno di quello scrigno non mi stancherò
mai.
Se sei
curioso della mia stessa curiosità seguimi, che qui è di Sardegna che parleremo
e di niente altro.
PROSSIMO APPUNTAMENTO PER IL 29 SETTEMBRE.
Parleremo di Janas e di pietre incantate.
Save the date!
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