[RECENSIONE] BARAFONDA - MICHELE MARZIANI - BARBÈS



Buongiorno Sognalettori,
oggi ho deciso di parlarvi di "Barafonda" di Michele Marziani, pubblicato da Barbés.

Michele Marzani vive dividendosi tra l'alta Valsesia e Dublino, ma ha vissuto a lungo a Rimini, Milano e sul lago d'Orta.
Dopo vent'anni di giornalismo dedicato ai temi sociali, all'ambiente, alla valorizzazione dei territori e della cultura enograstronomica italiana, nel 2007 abbandona tutte le collaborazioni giornalistiche, per dedicarsi soprattutto alla narrativa, pur proseguendo nella pubblicazione di saggi di viaggio e cultura materiale.
Nel 2006 ha pubblicato il suo primo romanzo "La trota ai tempi di Zorro", seguito da "Umberto Dei. Biografia non autorizzata di una bicicletta"  (2008), "La signora del Caviale" (2009), "Barafonda" (2011), "Nel nome di Marco" (2013).
Nel 2014 diventa direttore editoriale di Antonio Tombolini Editore marchio editoriale di StreetLib. Nello stesso anno pubblica il romanzo "Fotogrammi in 6x6", dove attraverso una serie di frammenti narrativi ripercorre la storia di un terrorista rosso durante gli Anni di piombo. Nel 2017 pubblica il romanzo "La figlia del Partigiano O'Connor", nel 2018 "Il suono della solitudine".
Nel 2020 torna alla narrativa con "Lo sciamano delle Alpi".


IL ROMANZO


Titolo: Barafonda
Autore: Michele Marziani
Data di uscita: 1 Gennaio 2011
Genere: Narrativa italiana contemporanea
Pagine: 190


Cosa accade se uno la vita se la inventa? Lo sa bene Franco Botteghi, stimato medico pediatra, che per trent'anni ha esercitato abusivamente la professione in Italia e in Africa. O meglio lo scoprirà quando per un'infelice coincidenza il suo imbroglio sarà smascherato. Cambia tutto, le prospettive, gli affetti. La moglie Camilla gli chiude la porta in faccia e lo mette in cattiva luce davanti ai tre figli. Il carcere, la sistemazione nella piccola e malmessa casetta ereditata dalla madre tra il fiume e il mare. E bisogna trovare di cosa vivere ora che il medico non lo può più fare. Per fortuna ci sono i vicini di casa, una coppia di algerini con un cuore grande e tanti figli, e Jelena, donna slava scampata ai massacri del suo paese, che ama Franco nonostante il suo razzismo e un brutto carattere, spesso, quasi sempre, peggiorato dall'alcol. Forse la vita si può inventare un'altra volta. Oppure no, che con la malattia le bugie non funzionano. Una storia dura, scomoda, poetica, ironica, per raccontare i piccoli e grandi mali del nostro tempo. Michele Marziani con la sua scrittura lieve, ma per certi versi chirurgica, fa sorridere o commuovere, dice le cose come sono senza retorica e giri di parole. Accetta la contraddizione e l'irrisolvibile, anche nel linguaggio.



Franco, ex pediatra, ha visto la sua vita crollare, distruggersi da un giorno all' altro, dopo essere stato sorpreso ad esercitare la professione abusivamente.
Un uomo che la vita se l'era inventata: un buon lavoro, una moglie, due figli, una bella casa, tanto rispetto, insomma, un mondo perfetto.

Non l'avevo mai detto a nessuno che la vita me l'ero inventata. Un po' perché mi vergognavo, un po' perché a non dire speri sempre che nessuno lo scopra.

È nei momenti di difficoltà che si vedono il valore e la forza di un uomo, e Franco questi valori non li ha più.
Lui, che curava i bambini in Africa, si abbandona alla disperazione.

Solo, ed emarginato dalle persone che un tempo lo amavano, si rifugia in una baracca che un tempo era di sua madre, situata tra il fiume e il mare.

Una famiglia di algerini gli offre aiuto, ma nonostante il suo carattere sia molto peggiorato a causa dell'alcool, Franco dovrà trovare la forza di andare avanti.

Come se io me ne facessi qualcosa del rispetto di questi qua. Mi servono i loro soldi, il whiskey... Ma dico grazie, perché mia madre mi ha insegnato ad essere educato."

Un libro a parer mio molto sincero, una scrittura che ci offre spunti per riflettere su tematiche quali il fallimento, l'abbandono e l'arroganza.

Una storia intrisa di un clima cupo che ti colpisce e ti lascia delle domande a cui dare risposta, oltre ad un triste finale.


Nessun commento