[RECENSIONE] UN LITRO DI LACRIME - KITŌ AYA - RIZZOLI


Buongiorno Sognalettori,
oggi vi parlerò di un romanzo autobiografico e vi confido che è la prima volta che mi viene data la possibilità di recensire questa tipologia di libro.
Si tratta di “Un litro di lacrime” di Kitō Aya, edito Rizzoli, che ringrazio per la copia cartacea.
Questo libro, pubblicato alla fine degli anni '80 in Giappone, ha venduto oltre un milione di copie e ne sono stati tratti sia un film che una serie televisiva.

Kitō Aya: (luglio 1962 – maggio 1988). Il suo diario, Un litro di lacrime, è stato pubblicato postumo.

IL ROMANZO




Titolo: Un litro di lacrime
Autore: Kitō Aya
Data di uscita: 1 Ottobre 2019
Genere: Narrativa straniera
Pagine: 192


Nel vasto mondo asiatico, il diario di Kitō Aya ha conosciuto un successo inarrestabile: pubblicato sul finire degli anni Ottanta in Giappone, ha venduto oltre un milione di copie. Una platea affollata per il racconto in prima persona di una ragazzina quindicenne che ha ispirato e incantato un intero continente. Aya racconta dieci anni della propria vita, racconta l’adolescenza e l’inizio dell’età adulta, una vita come tante, ma senza prospettiva, un’esistenza minata dalla malattia, ecco la differenza. Ed è racchiusa qui la potenza di queste pagine: nella ribellione, nell’ironia, nella fragilità che si trasforma in forza, che fanno di Aya un simbolo, una figura di culto. Perché, al di là della sua particolare condizione, è riuscita a gridare con voce limpida cosa vuol dire diventare grandi, e a contare quante lacrime servono per affrontare le sconfitte. Inedito per trent’anni in Europa, il diario di Aya arriva oggi a noi con la stessa, rara forza di allora.


A onor del vero vorrei precisare che questo è un diario (pubblicato postumo dalla madre, che voleva fare un regalo alla figlia così coraggiosa e tenace da non aver mai ceduto contro una malattia che l’ha piano piano distrutta, fisicamente ma soprattutto psicologicamente, e che l’ha condotta alla morte). 

È il diario di Aya, una ragazzina quattordicenne, come tante altre della sua età. Ha una famiglia che la ama, ha 2 fratelli e 2 sorelle, frequenta la scuola e ha tanti amici. Ad un tratto però qualcosa nel suo corpo cambia: comincia a dimagrire e ad assumere strane posture. Basta una semplice caduta a dare un nome a tutti i sintomi lentamente comparsi: atassia spinocerebellare, una malattia degenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale rendendo sempre più difficili i movimenti fino all’immobilità. Una malattia che non lascia scampo, una malattia che giorno dopo giorno


“ha rubato la bellezza della mia giovinezza”

Aya, nonostante la tenera età, non si da per vinta; per fronteggiare la malattia stabilisce degli obiettivi (che nel diario scrive proprio sotto forma di elenchi numerati) che la aiuteranno a rallentarne in qualche modo il corso, e soprattutto che le daranno sempre quella forza in più per andare avanti e vivere.


“Non pensare mai che sei sfortunata. Ricorda che c’è sempre qualcuno più sfortunato di te, così riuscirai ad andare avanti”

Forza che le viene costantemente trasmessa anche dalla famiglia che non l’ha mai lasciata sola nel dolore ma che l’ha spronata a lottare senza mai perdere la dignità. Eh sì, perché la condizione di disabilità di Aya la fa sentire diversa e le fa versare lacrime, lacrime su lacrime; la gente la guarda con commiserazione quando fatica a parlare o quando, stanca di camminare, si appoggia ad un muro o sale le scale a gattoni.


“Che problema c’è a cadere? Puoi sempre rialzarti. Quando cadi, solleva gli occhi al cielo. Anche oggi si stende sopra di te, azzurro e sconfinato. Riesci a vederne il sorriso? Sei vivo.”

La copertina del libro non è stata scelta a caso: le nuvole ed il cielo azzurro sono una costante all’interno del diario; ogni volta che Kitō si è sentita in difficoltà o triste ha alzato gli occhi al cielo oppure ha preso in mano il suo quaderno ed ha cominciato a scrivere. Perché scrivere era la sua forza, la sua valvola di sfogo nelle giornate in cui l’unica cosa che poteva fare era restare sdraiata a letto, immobile. Scrivere era l’unica cosa che le restava perché l’incedere inesorabile della malattia le aveva portato via tutte le cose a lei più care: gli amici, la scuola e lo studio.

La lettura di questo diario è molto forte. Si percepiscono in maniera nitida il dolore e la sofferenza di una ragazzina che crescerà, maturerà e diventerà donna. Le saremo accanto nell’aggravarsi della malattia, soffriremo insieme a lei, non potremo farne a meno, perché ogni pagina è carica di emozioni. La scrittura è come la si può immaginare: il diario di un adolescente. Semplice con argomentazioni a mio avviso spesso ridondanti.

È stato difficile, da mamma, leggere questo libro; leggere di come una mamma possa sentirsi totalmente impotente di fronte alla sofferenza della figlia, di quanto ci si colpevolizzi di non avere fatto abbastanza e di quanto possa essere grande amare, amare senza riserve una figlia, che lotta anche più di se stessa per combattere e tornare a vivere, ma che ogni giorno si spegne sempre di più di fronte ai propri occhi.

Il grande insegnamento che ho tratto da questo libro è che non bisogna mai abbattersi, soprattutto quando la vita ti mette di fronte ad una sfida, più grande di te.
Aya ha affrontato anni di malattia sempre con il sorriso e con ottimismo e volontà. Ecco perché le auguro, oggi, di essere esattamente dove voleva essere.


“Sarebbe bello addormentarmi su uno splendido tappeto di fiori, mentre ascolto la musica che più mi piace”


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