[SARA E IL SUO SOGNO CHIAMATO SARDEGNA] #1 - AUTUNNO IN BARBAGIA


La Sardità non si può spiegare, si può solo sentire perché la Sardegna è il luogo in cui nascono i colori prima di diffondersi nel mondo.

Mettetevi comodi, il viaggio alla scoperta degli angoli di paradiso che la mia terra nasconde sta per cominciare. La destinazione di oggi? La Barbagia.

Il cuore della Sardegna: piccoli paesi, ospitalità calorosa, cibi genuini, tradizioni antiche e una cultura senza tempo. La Barbagia è una subregione storica della Sardegna centrale che geograficamente si estende dal massiccio del Gennargentu fino all’Ogliastra. In questa terra sono custoditi saperi e sapori di indiscusso valore che nel corso dei secoli hanno caratterizzato non solo il territorio, ma anche la storia, la cultura e la tradizione dei popoli che vi abitano. Un territorio aspro e articolato che rappresenta il nucleo più selvaggio della Sardegna, un mondo dove usi, costumi e tradizioni, insieme a una natura generosa, caratterizzano e differenziano la vita delle sue genti da millenni.

Oggi vi parlerò delle Cortes Apertas (corti aperte) e di Autunno in Barbagia che ho scoperto per caso l’anno scorso mentre cercavo la neve visto che a Cagliari, dove vivo, non nevica praticamente mai. Dopo aver affrontato 204 km e due ore e mezza di strada verso Fonni dove nevica ogni inverno, arrivò la delusione… niente neve, solo tantissimo freddo. Decidiamo comunque di fare un giro per il paese perché avevamo fame e ci aspettava il rientro. Sorpresa! Non c’era modo di trovare un parcheggio, doveva esserci festa.

Non eravamo pronti a quell’esperienza, la gente del posto che apriva le porte di casa propria ai visitatori, condividendo le tradizioni e offrendo il cibo preparato in casa. C’erano tre gradi quel sabato di dicembre ma il freddo non l’ho proprio sentito perché aveva lasciato il posto al calore di quella gente. Ma questo succedeva a dicembre dello scorso anno e visto che Fonni era l’ultima tappa abbiamo dovuto attendere il 28 settembre di quest’anno riprendendo il viaggio da Tonara.

Tonara è famosa in tutta l’Isola per la produzione del prelibato torrone venduto dagli ambulanti in tutte le feste e le sagre della Sardegna ma è anche il paese natale del grande poeta Peppino Mereu (1872-1901) a cui sono intitolati diversi angoli e piazze dei suoi rioni storici: Arasulè, Toneri, Teliseri. Inutile dirvi le scorpacciate di torrone che ci siamo fatti… dopo tutta la giornata passata a camminare per le stradine del centro storico direi che ce lo siamo meritati.

Il 5 Ottobre invece abbiamo raddoppiato, visitando addirittura due paesi: Gavoi e Meana Sardo.

Iniziamo da Gavoi dove si possono ammirare le tipiche case in granito dell’architettura barbaricina molto ben conservate e dove chi ha la passione per la fotografia come me, si può lasciar trasportare alla ricerca degli scorci inaspettati e incantevoli arricchiti dai profumati balconi fioriti.


Tra le tante iniziative culturali che animano il paese mi ha colpita particolarmente il festival della letteratura L’Isola delle storie, che si svolge i primi di luglio: un grande evento nato nel luglio 2004, che richiama scrittori, attori, musicisti, giornalisti, politici da tutto il mondo.

Ma passiamo a Meana Sardo dove sono rimasta affascinata dall’ospitalità degli abitanti che aprendo le porte di casa condividevano con i turisti le loro tradizioni. All’interno delle abitazioni abbiamo potuto ammirare delle rappresentazioni della vita quotidiana di un tempo. È stato molto interessante scoprire le abitudini di allora, quando non esisteva internet e le comodità erano un lusso per i più ricchi e di certo non erano quelle di oggi.




È stata una bella fatica girare due paesi in un giorno solo ma ne è valsa la pena.
Il 13 ottobre ci attendevano altri due paesi che mi sono rimasti nel cuore quindi preparatevi.

Orgosolo e Lollove meriterebbero un post lunghissimo ma essendo un riepilogo della mia avventura di Ottobre non posso dilungarmi e quindi sarò breve promettendo di tornare a parlarne successivamente.

Orgosolo: La comunità si è distinta negli anni per la grande forza d’animo e combattività dei suoi abitanti che ancora nel secolo scorso dimostrarono come un piccolo stuolo di uomini animati da una forte volontà possa cambiare le sorti della storia.

Terra di artisti e culla di arcaiche tradizioni Orgosolo rivela uno spirito vivace e un profondo legame con le sue radici. Il centro storico è caratterizzato da strette stradine e case in pietra arricchite dai bellissimi murales che hanno portato Orgosolo ad essere conosciuta in tutto il mondo. Murales straordinari che raccontano la storia di un paese, di un’isola, del mondo… un vero e proprio museo a cielo aperto da scoprire pian piano.




Una terra conosciuta anche per le Faide, vere e proprie vendette di cui vi parlerò più avanti perché l’argomento è assai lungo e complesso da riassumere in poche righe e perderebbe valore.

Lollove: si trova a pochi chilometri da Nuoro, un piccolo ed affascinante borgo, dove il visitatore è immerso in un’epoca senza tempo, sospeso in un passato romantico che resiste al trascorrere dei secoli. Non esistono strade asfaltate, tutto è rimasto fermo.


Lollove as a esser chei s’abba ’e su mare: no as a crèschere ne apparèschere mai!
Con queste parole fu lanciata la maledizione sul borgo da allora incantato e avvolto in una suggestiva atmosfera dove regna un silenzio quasi irreale. Non ci è stato permesso di parcheggiare all’interno del paese, abbiamo dovuto lasciare la macchina quattro km prima e prendere delle navette per raggiungerlo.

La leggenda narra che alcune monache dell’antico monastero, forse francescane penitenti, vennero accusate di aver avuto rapporti carnali con i pastori del luogo e furono costrette a lasciare il villaggio. Allontanandosi pronunciarono la terribile condanna:

‘Lollove sarai come l’acqua del mare, non crescerai né mostrerai (di crescere) mai!’ .

La storia sembra essere divenuta realtà infatti Lollove ha resistito alla scomparsa grazie alla tenacia dei pochi abitanti che ancora oggi tramandano le antiche storie e i costumi locali.

Il paese è composto da deliziose case in granito a uno o due piani, circondate da una piccola porzione di terreno, racchiuso dai tipici muretti a secco alti oltre il metro e mezzo, entro cui si affacciano le finestre e dove un tempo si coltivava l’orticello e vi pascolava qualche animale da allevamento (maiale, galline ecc.). Questa disposizione degli spazi garantiva la riservatezza e rendeva ogni stabile autosufficiente per le necessità della famiglia.







Un alone di mistero e poesia aleggia sui ruderi di questo paesino che evocano racconti di una vita passata. Attualmente conta ventisei abitanti.


La scrittrice nuorese Grazia Deledda, Premio Nobel per la Letteratura, ambientò a Lollove il romanzo “La madre”

Ci sono tantissime cose da dire ancora su questi paesi, non vi ho parlato dei piatti tipici che abbiamo potuto assaggiare perché una delle prossime puntate di questa rubrica sarà interamente dedicata all’aspetto culinario e cercherò di condividere con voi anche qualche ricetta.

Mi attendono ancora tanti altri centri da visitare, prossime tappe: Aritzo, Desulo, Mamoiada, Nuoro, Tiana, Atzara, Olzai, Ovodda, Ollolai, Orotelli, Gadoni, Oniferi, Teti, Fonni, Ortueri, Orune. Non so ancora se riuscirò a scoprirli tutti ma sicuramente quelli evidenziati avranno la precedenza, voi restate nei paraggi perché vi racconterò tutto nei prossimi post di questa rubrica.


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