[Recensione] ADELCHI - Luigi Lazzaro - Leone Editore


Buongiorno Sognalettori, oggi vi parlo della mia ultima lettura targata Leone editore, "Adelchi", dell'abruzzese Luigi Lazzaro, uscito in tutte le librerie il 30 Agosto. Una lettura che appassiona e coinvolge sullo sfondo della seconda guerra mondiale.
Ringraziamo la Leone Editore per la copia cartacea.

IL ROMANZO

Titolo: Adelchi
Autore/Autrice: Luigi Lazzaro
Editore: Leone Editore
Data di uscita: 30 Agosto 2018
Genere: Narrativa
Pagine: 216
Prezzo cartaceo: 11,90€
Prezzo ebook: -


1942, Seconda guerra mondiale. All'età di dodici anni Adelchi È, insieme alla madre, sfolla da Pescara a Faramonte, un paesino dell'Appennino abruzzese, dove i due si sistemano nella casa del nonno materno. Qui Adelchi deve imparare a rapportarsi con il branco dei ragazzi del paese e si troverà ad assistere, dapprima con gli occhi del bambino, poi sempre più con la cognizione dell'adulto, al dramma di sua madre, vittima della cinica arroganza di Mirto Delmics, il violento capomanipolo della milizia fascista.

Mi chiamo Adelchi, come lo sfortunato principe longobardo. Di cognome faccio É. Detengo due primati: il cognome più corto del mondo e l’aver condannato  morte un uomo all'età di dodici anni.
Adelchi è un romanzo difficile da raccontare, potrei dire tanto ma non lo farò, perché questo è un romanzo da vivere sulla propria pelle, sentendone ogni piccola sensazione ed emozione; è un romanzo crudo, drammaticamente reale e talmente vivido da farti rivivere ogni azione, ogni scena, come una presenza costante e fissa all'interno del libro, come un compagno di viaggio invisibile, che accompagna il protagonista per tutto il racconto. 

L’autore ci narra la difficile vita di Adelchi, che sullo sfondo di una guerra in pieno svolgimento, trova rifugio dal nonno Arduino, a Faramonte, un paesino dell’Appennino abruzzese. 
Un paesino come tanti altri e con i soliti personaggi che caratterizzavano le piccole comunità dell’epoca; c’è la meretrice, l’ubriacone, lo scemo del villaggio, Gigolè, alcuni bambini e pochi altri uomini, il resto era via, a combattere la guerra.
Mi ero aggregato all'unica torma di bambini del paese, di cui all'inizio no comprendevo neanche il dialetto. Tra di loro vigeva la cruda ferocia del branco e io capii subito che, se volevo sopravvivere, avrei dovuto cercarmi un’intelligente posizione di gregario, evitando, al contempo, pericolose commistioni con singoli elementi del gruppo.
Una vita apparentemente tranquilla, interrotta dall'arrivo di Mirto Delmics, il capo manipolo della milizia militare, che con inganno e con scopi non proprio lodevoli, si introduce nella vita di Adelchi e soprattutto della madre Rita, segnandola irrimediabilmente. 
A soli dodici anni, Adelchi, sarà costretto a fare la conoscenza della brutalità e della cattiveria di chi si sente onnipotente, dell’impunibilità degli “uomini del fascio” e del menefreghismo delle istituzioni e della politica. 
«Un uomo non piange, mai! Ricordatelo.» Mi appoggiò una mano sulla spalla e continuò: «Certo, di motivi per piangere ne hai molti, lo so, ma un vero uomo tiene la schiena dritta e non piange, hai capito? » 
Ma Adelchi è un ragazzino intelligente, vede, sente e percepisce di chi può e non può fidarsi e adesso ha uno scopo, vendicarsi dei torti subiti; con grande stupore troverà alleati proprio negli emarginati, in coloro che ha evitato per non finire sotto le grinfie del branco, che si diverte a bullizzare chiunque non sta alla loro regole.
Quella sera avevo imparato una lezione di vita che mai più avrei dimenticato. Quei due poveri derelitti, inconsapevolmente, mi avevano insegnato a guardare oltre le apparenze, al di là del pregiudizio. […] Quella sera avevo aperto gli occhi su un mistero profondo ed essenziale, un faro che mi avrebbe guidato attraverso le circostanze della vita.
Lo so, non vi ho svelato molto della trama, ma proprio non posso, perché Adelchi va letto, e io non voglio togliervi il piacere di fare la conoscenza di un autore straordinariamente bravo, che con la sua prosa magnetica mi ha costretta a consumare pagina dopo pagina in un crescendo di angoscia, rabbia e impotenza.
Lo sapete, io non amo particolarmente gli storici, ma non posso fare a meno di sentirmi toccata dalla storia della Seconda Guerra Mondiale; non chiedetemi perché, non saprei spiegarlo, ma mi ritrovo sempre immersa e affascinata dai racconti di quegli anni e Adelchi ha soddisfatto ampiamente la mia sete di conoscenza.
Tanti sono gli insegnamenti che l’autore, attraverso il suo racconto, vuole trasmettere al lettore, ma uno su tutti mi ha colpito, mai giudicare una persona all'apparenza, perché dietro quella facciata da emarginato, da “scemo del villaggio”, si può nascondere un mondo di sorprese e una mente geniale fuori dal comune e perché il pregiudizio a volte, limita quelle che potrebbero essere conoscenze essenziali e costruttive per la nostra vita.
Avrete sicuramente capito che ho amato ogni singola parola venuta fuori dalla penna di Luigi Lazzaro, perché Adelchi è un romanzo completo, costruttivo, coinvolgente e intenso, un grande racconto di vita che consiglio a tutti!


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